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Repubblica-Genova-Università, rischio o opportunità

Il nostro Ateneo sul filo del rasoio: la Regione può diventare fondamentale Università, rischio o opportunità Le riforme e i buchi economici esasperano la forbice: eccellenza o sicura de...

04/04/2005
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la Repubblica

Il nostro Ateneo sul filo del rasoio: la Regione può diventare fondamentale
Università, rischio o opportunità
Le riforme e i buchi economici esasperano la forbice: eccellenza o sicura decadenza
STEFANO ZARA
Dal parlamentare del centrosinistra riceviamo e volentieri pubblichiamo
Cara Repubblica, voglio manifestare il mio apprezzamento per l'attenzione che state dedicando ai problemi e alle prospettive dell'Università convinto come sono che i temi della formazione e della ricerca, che nell'Università trovano la sede elettiva più alta, sono decisivi per assicurare benessere e sviluppo economico, sociale e culturale al nostro Paese e alla nostra Regione. L'Ateneo genovese è "portatore sano" degli stessi problemi da cui è afflitto il sistema universitario italiano: basso livello di investimento in attività formative (0,8% del Pil contro 1,2% medio europeo) e in attività di ricerca (poco più del 1% del Pil contro 1,8% medio europeo), elevato rapporto studenti/docenti (24 per docente contro 18 per la Francia e 11 per la Germania), età media elevata e basso rinnovamento del corpo docente, insufficiente numero di laureati rispetto alla popolazione (anche nella classe d'età più scolarizzata tra 25 e 34 anni il 12% in Italia, poco più di un terzo della media europea), elevata separatezza dai contesti territoriali locali e in particolare dal mondo industriale, quest'ultimo costituito largamente da microimprese e così polverizzato da non esser in grado di esprimere una committenza forte nei confronti della ricerca universitaria e di supportare le iniziative culturali. Le leggi di riforma che si sono succedute non sono state in grado nemmeno di avviare un processo di cambiamento e anche i provvedimenti che questo Governo si appresta a sottoporre al Parlamento, segnatamente quello sullo stato giuridico dei docenti universitari e quello sulla competitività, non solo non risolveranno i problemi ma rischiano a mio avviso di peggiorare la situazione.

Comportamenti più virtuosi sono stati posti in essere da alcune Regioni italiane indipendentemente dal loro colore (Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio e Campania ad esempio) che non solo hanno predisposto leggi regionali ad hoc sull'Università ma hanno dedicato presidio, risorse e impegno alla ricerca in un rapporto di stretta collaborazione con l'Università. Non la Regione Liguria.
Sarà bene che invece nella prossima legislatura la Regione Liguria colmi questo gap e dedichi la massima attenzione al rapporto con il mondo universitario, tenendo conto da un lato che da qui possono nascere straordinarie occasioni di sviluppo e dall'altro che la situazione locale offre più di una condizione favorevole per investire in questa direzione. Il Magnifico Rettore, con encomiabile prudenza e altrettanta fermezza, nell'annuale relazione d'apertura dell'anno accademico non ha mancato di ricordare alla comunità locale, in larga parte assente o distratta, i problemi (più sopra ricordati) ma anche le opportunità del nostro Ateneo. Mi permetto di integrarne o sottoli-nearne alcune.
In primo luogo il nostro Ateneo si caratterizza per un'offerta formativa completa, ampia e di eccellente qualità sia nelle facoltà scientifiche che in quelle umanistiche, queste ultime non utile complemento delle prime ma indispensabile base di fertilizzazione culturale del territorio. Tra i molti dipartimenti e facoltà alcuni costituiscono dei veri e propri centri di eccellenza. Inoltre nella Regione Liguria trovano sede oltre cento centri di ricerca delle più svariate discipline nei quali operano circa 7000 ricercatori, uno dei rapporti più alti in Italia rispetto alla popolazione (circa il doppio della media nazionale). Dei veri e propri giacimenti che trovano il loro humus in una delle regioni più scolarizzate d'Italia.
Se si aggiungono prospettive come quelle dell'IIT e del Progetto Leonardo (che devono, proprio grazie al rapporto con il mondo universitario, essere ricondotte a unità ben al di là del luogo fisico, certamente molto importante ma non esclusivo) appare chiaro come l'Università abbia un ruolo centrale ai fini del futuro della nostra Regione. Purtroppo col decentramento la nostra Regione rischia di conquistare un'autonomia che rasenta l'anomia e un'autoreferenzialità che ne accentua la separatezza.
Sta alla Regione Liguria, come altre Regioni più avvedute hanno già fatto, trasformare questo rischio in opportunità assumendo un ruolo di regia e di riferimento al fine di saldare mondo universitario con restante mondo della formazione e ricerca e con il sistema delle imprese, degli enti locali e delle associazioni di categoria. La Regione può e deve essere il catalizzatore di questo processo e a questi fini deve por mano a un grande Piano dedicato alla formazione e alle ricerca, sostenuto da leggi e provvedimenti amministrativi e concertato con tutte le forze in campo, che trasformi la nostra Regione in avamposto di sperimentazione e di innovazione.
Lasciano ben sperare i lavori preparatori del programma di Burlando svolti dall'Associazione Maestrale aperti al mondo della formazione e ricerca. Lascia ben sperare l'impegno di Burlando: "questo paese non potrà mai competere se non investirà in scuola, ricerca e università almeno quanto investono i paesi più avanzati".
STEFANO ZARA


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