Repubblica-Genova-Università, ecco le cifre del grande crac

Il massiccio ricorso ai fondi dell'Ateneo per sanare i buchi di bilancio ha prodotto un deficit devastante in soli tre anni
Università, ecco le cifre del grande crac
Meno di 13.000 euro in cassa. Nel 2000 le riserve erano più di 18 milioni
Il 52 per cento delle voci di spesa è destinato a coprire le paghe dei dipendenti
È la Ricerca a fare la parte della Cenerentola con solo il 6% della spesa, pari a 18 milioni
COSTANTINO MALATTO

Lo sciopero generale non ha fermato la lotta contro il tempo dei vertici dell'Università per chiudere il bilancio con i conti in ordine. Ieri si è svolta una pre-riunione informale del consiglio d'amministrazione dell'Ateneo genovese per preparare la seduta formale in programma esattamente fra una settimana, martedì 7 dicembre. La legge impone infatti che il bilancio risulti comunque in pareggio. Un pareggio formale, è evidente, dal momento che il disavanzo di 15 milioni di euro è un buco ingombrante da colmare. Negli ambienti universitari qualcuno fa notare che non si può parlare di deficit, proprio perché comunque alla fine dell'anno il bilancio risulterà in pareggio.
Una distinzione puramente formale, dal momento che, comunque li si voglia chiamare - deficit, sbilancio, buco - quei 15 milioni di differenza tra entrate ed uscite pesano come un macigno sull'attività e sul futuro dell'Università genovese. Poi si ricorrerà a tagli, a trasferimenti di pagamenti o di imposte, a blocco delle assunzioni. E si tornerà in regola. Ma certo non si potrà fare ricorso, come negli anni scorsi, alle riserve per tappare i buchi. Per il semplice motivo che le riserve sono praticamente finite.
In cassa, secondo i dati esaminati dal consiglio d'amministrazione, che Repubblica è in grado di rivelare, sono rimasti meno di 13.000 euro, precisamente 12.918,76. Un dato ben preoccupante, se si considera che all'inizio del 2000 le riserve ammontavano a oltre 18 milioni e mezzo di euro. L'anno dopo le riserve si erano ridotte di quasi un milione. Da lì in poi, in tre anni, si è dato fondo alle riserve per sanare i buchi di bilancio: 5,5 milioni nel 2001, 4,7 milioni l'anno successivo, 7,8 milioni lo scorso anno. Accade che i finanziamenti ministeriali, l'Ffo (Fondo funzionamento ordinario) in particolare, non aumentino più da anni, mentre le spese crescano a vista d'occhio. E si badi che la stragrande maggioranza delle entrate provengono da soldi pubblici (quasi 180 milioni di euro l'Ffo, oltre 5,5 milioni la ricerca finanziata dal ministero, quasi 15 milioni le entrate da servizio sanitario nazionale, più di 16 milioni i contributi per edilizi e mutui) e da entrate studentesche, pari a 27,5 milioni.
Quanto alle spese, anche questa voce riserva più di una sorpresa. A parte il dato che il 52% delle voci di spesa, pari a oltre 167 milioni, è destinato a coprire gli stipendi dei dipendenti, docenti e non. E che un altro 24% è destinato alle "spese di funzionamento". Ma questa, purtroppo, non è una novità. Magari farà più impressione che è proprio la tanto strombazzata ricerca a fare la parte della cenerentola, con solo il 6% della spesa complessiva, pari a 18 milioni. Superata dalle spese per la didattica (8% del totale, pari a 31 milioni) e dalle spese per edilizia e mutui (10% pari a 27 milioni di euro). Di fronte a questa situazione d'emergenza già a metà dell'anno il Collegio dei Revisori dei Conti giudicava "necessario e urgente sottolineare l'opportunità di adottare rimedi necessari ad evitare che tale forbice (tra interventi statali e incremento delle spese correnti, ndr) renda sempre più soffocante l'azione di governo dell'Ateneo".