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Repubblica/genova: Stranieri, la scuola si mobilita "Nessuno denuncerà i clandestini"

Provincia e presidi in campo: il diritto allo studio non si tocca

30/07/2009
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la Repubblica

di Massimo Calandri

La scuola genovese ha scelto il diritto allo studio, altro che decreto-sicurezza. A un mese e mezzo dal ritorno in classe, presidi ed insegnanti genovesi promettono l'obiezione di coscienza: nessuno di loro denuncerà lo studente figlio di genitori clandestini, o il diciottenne diventato irregolare prima di sostenere l´esame di maturità. Niente più liste di proscrizione come accaduto in alcuni istituti di Sampierdarena nell´inverno scorso. Manuela Cappello, assessore provinciale all'istruzione, sta preparando un documento che consentirà una corretta interpretazione della nuova legge. L'obiettivo è uno solo: garantire a tutti - quale che sia l´origine e la condizione sociale - il diritto a conseguire un titolo di studio. E se qualcuno offre garbugli per escludere i meno fortunati, sarà sufficienti ignorare i "suggerimenti".
La normativa diventata legge il 24 luglio, e operativa dall'8 agosto prossimo, dedica ampio spazio alla lotta ai cosiddetti clandestini, per meglio dire gli stranieri che vivono e lavorano in Italia ma sono privi del permesso di soggiorno. Tra le indicazioni c'è quella legata alla scuola: sottolineando che dirigenti scolastici ed insegnanti sono pubblici ufficiali, il decreto-sicurezza ricorda che hanno l´obbligo di denunciare qualsiasi reato. La clandestinità è diventata un reato. E se vengono a sapere che uno studente o i suoi genitori sono clandestini, devono denunciarli.
«Ma il testo della legge è molto generico e lascia libera l'interpretazione», spiega l´assessore Cappello. Il dirigente scolastico e gli insegnanti non hanno l'obbligo di chiedere il permesso di soggiorno: possono scegliere se farlo o meno. «Abbiamo chiesto un incontro con l'Ufficio scolastico provinciale per individuare un percorso univoco e proporre così una interpretazione. Di sicuro terremo conto degli articoli della Costituzione e della Convenzione sui diritti dell´uomo, che garantiscono il diritto allo studio e all´unità familiare». Come dire: niente denunce o liste di proscrizione. Un problema ulteriore potrebbe porsi per quei ragazzi che al compimento del diciottesimo anno di età devono ancora terminare gli studi e sono diventati clandestini. «La nostra intenzione è quella di garantire il conseguimento del titolo di studio», precisa l´assessore Cappello.
I présidi degli istituti più noti e frequentati del capoluogo ligure hanno risposto in maniera univoca. Vale la pena di citare Paola Pongiglione, preside della scuola media D´Oria: «Ben vengano le indicazioni. Di solito, comunque, sono i genitori che ci presentano i documenti. Non essendo obbligati - noi - a chiederli, agiremo come abbiamo sempre fatto: con il buon senso. E privilegiando il diritto a studiare dei ragazzi».


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