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Repubblica-Genova-Scuola non basta picconare la Moratti

Scuola non basta picconare la Moratti SILVIO FERRARI LE CONSIDERAZIONI e gli argomenti c...

15/09/2004
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la Repubblica

Scuola non basta picconare la Moratti
SILVIO FERRARI


LE CONSIDERAZIONI e gli argomenti che intendo sostenere suoneranno un po' come quelli del giorno dopo, rispetto all'ordinaria apertura dell'anno scolastico nella nostra regione. Niente di male, mi pare. Vuol dire che saranno ancor meno rituali.
Andiamo subito alle questioni di sostanza politica. C'è che dice e scrive che l'anno si apre in ordine e tranquillità nonostante la signora Moratti le cui intenzioni sarebbero quelle di portarci indietro di secoli! E' un linguaggio che non praticherei, anche perché poco dialettico: una regola salutare per convincere dell'efficacia delle proprie convinzioni, è quella di mostrarne la diversità di contenuto rispetto a quelle dell'avversario. Diversamente suonano un po' come litanie.
Il progetto complessivo del Governo di cui la signora Moratti è esponente ha avuto il consenso del Parlamento e le competenze delle comunità locali non sono certo tali da poterlo fermare ne è pensabile che si arresti o decada "motu proprio". Allora diventa assai più importante fare leva su un elemento essenziale dell'iniziativa e anche dello scontro politico. Raccogliere l'attualità delle esigenze della comunità - dopo averle analizzate bene - e con dati aggiornati, mostrarne il livello di priorità e l'alto grado di consenso nella popolazione degli utenti, trasformarle poi in richieste politico-economiche rivolte agli organi competenti e, lì, a quel punto, fare emergere - se ci si riesce - il livello di incompatibilità con la linea e le decisioni assunte e praticate dall'istituzione governativa o regionale (o anche locale, se fosse necessario) allo scopo di ridurre il favore indirettamente espresso dal popolo degli elettori al progetto generale e far scoppiare invece la contraddizione fra volontà di base e conduzione ministeriale della politica scolastica.

E' una proposta di mobilitazione politica, invece di un solito augurio di buon lavoro? Sì, certo. E siccome nessuno mi ha assegnato il bastone del comando strategico, provo sommessamente solo ad argomentarla.
Quale è la natura politicamente consolidata del ruolo svolto dagli enti locali nella gestione di una politica della scuola e della formazione? Quella di fornitore di servizi umani e strutturali su tutto il territorio di competenza. Questo vale per la fascia più delicata della crescita e dello sviluppo (nidi e scuola dell'infanzia), per l'ordinaria fascia dell'obbligo e per la complessa funzione delle scuole superiori.
Ora se si vuole costruire una crescita di consapevolezza fra orientamento antagonistico della maggioranza degli utenti e impianto negativo del governo in merito agli snodi e ai contenuti di una politica scolastica, bisogna ripartire da un verifica dello Stato dei servizi che sappia creare attorno a tutte le scelte la stessa mobilitazione costruita alla fine dell'anno 2002/2003 sulla nevralgica questione del tempo pieno.
Ma per farlo bisogna elaborare e fornire un progetto locale (intendo regionale - da Ventimiglia a Sarzana) dello Stato dei servizi. In modo che da ogni denuncia di carenza o di inadempienza si sappia individuare anche una priorità di obiettivi. Senza consolarsi del raffronto con lo Stato dell'edilizia... a Palermo o della carenza di nidi? in meridione. In poche parole bisogna preparare una conferenza sul tema Liguria (e Genova in primo luogo)-scuola dal cui contenuto di dati, informazioni e proposte venga un primo segnale di come si intende condurre l'anno scolastico in fatto di democratica contestazione del passivo conformismo di tante istituzioni che si limitano ad aspettare eventuali modifiche di segno elettorale. Questa a me sembrerebbe una maniera di augurarsi un lavoro produttivo.
L'ambito scolastico resta naturalmente un immenso serbatoio dove introdurre anche ciò che di meglio la società produce. Diversamente anche le migliori strutture restano spazi inerti e funzioni spente. E' la ragione per cui bisognerebbe sempre utilizzare al meglio le occasioni che si presentano. Ne segnalo tre - squisitamente intellettuali - che potrebbero però, se elaborate con il concorso di docenti e studenti, diventare anche metodologiche e didatticamente assai produttive.
Ci sono due splendidi testi, di ambito assai diverso ma altamente creativo, che potrebbero costituire un contributo senza pari al rinnovamento delle "letture scolastiche", in fatto di storia contemporanea e di integrazione psico-pedagogica di allievi e famiglie con problemi di vario genere.
Li segnalo. Sono il libro di Piera Sonnino: "Questo è stato". Sottotitolo: Una famiglia italiana nei lager. Il Saggiatore 2004, e Daniela Rossi "Il mondo delle cose senza nome". Fazi editore 2004. (Storia di un bambino sordo e di sua madre. Il sottotitolo è di scrive).
Nella stessa scia culturale di opere come il film "Le chiavi di casa" di Amelio recentemente "non premiato" a Venezia. Se non sto sognando sarebbe davvero bello se in una anno scolastico che comincia, e in tante sedi, con la circolazione di queste lezioni di vita e cultura del nostro tempo si cominciassero a dare risposte che suonano come intenzioni.
SILVIO FERRARI


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