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Repubblica/Genova: "Legge fuorilegge" . Clandestini, obiezione di coscienza a scuola

Il preside della Don Milani scrive ai collaboratori: "Vi invito a non denunciare nessuno"

09/08/2009
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la Repubblica

"Da noi, almeno, le famiglie immigrate non dovranno provare paura per queste norme"
MASSIMO CALANDRI

NON è un caso, se nel giorno dell´entrata in vigore del pacchetto sicurezza a Genova si alza forte una voce di rifiuto. Di formale obiezione di coscienza. E non è un caso se questo "no" viene dal mondo della scuola, il laboratorio culturale e sociale di una città che inevitabilmente cambia e si confronta quotidianamente con i nuovi genovesi. Paolo Cortigiani, preside della scuola media don Milani-Colombo di Salita Carbonara - cinquecento studenti, il 16% dei quali di origine straniera - ha sottoscritto una lettera chiara e coraggiosa per «tentare di ridurre gli effetti della nuova legge, almeno nel settore in cui operiamo». Si è rivolto a tutto il personale della sua scuola, invitandolo all´obiezione di coscienza. Che si tradurrà, al termine del Collegio Docenti convocato per il primo settembre, in un documento da inviare alle famiglie della don Milani-Colombo e alle istituzioni presenti sul territorio: «Soprattutto al fine di rassicurare le famiglie immigrate sul fatto che la nostra scuola non denuncerà nessuno per il cosiddetto reato di clandestinità. E che, da noi almeno, potranno stare tranquille, abbassando il livello di paura e angoscia che queste norme provocano in altri ambiti della loro difficile vita».
Il giro di vite sugli stranieri garantito dalla nuova normativa rischia di avere un impatto devastante. Soprattutto sul mondo della scuola e a Genova, città teatro di una immigrazione diversa, dove negli ultimi quindici anni sono arrivate decine di migliaia di badanti, donne che lavorano e che hanno messo radici, madri che sono state presto raggiunte dalla famiglia e in particolare dai figli. Il pacchetto sicurezza obbliga i pubblici ufficiali a denunciare il reato di clandestinità: presidi e insegnanti sono pubblici ufficiali, e possono venire a conoscenza della irregolarità dei genitori degli studenti (o degli studenti stessi, quando compiono 18 anni). Cosa fare? Manuela Cappello, assessore provinciale all´istruzione, sta preparando un documento da inviare a tutti gli istituti per ricordare che il diritto allo studio e alla famiglia sono prioritari. La maggior parte degli insegnanti del capoluogo ligure pare orientata alla disobbedienza. E però quello della don Milani-Colombo è il primo atto formale. Nella speranza che tutta la scuola genovese prenda esempio e si compatti dietro la bandiera dell´obiezione di coscienza. «Sappiamo che giuridicamente è una forzatura, e mi auguro che un bel giorno non vengano i carabinieri a denunciarci. Insomma, speriamo ancora nel buon senso», spiega Paolo Cortigiani. «Ma soprattutto speriamo che anche le altre scuole di questa città si facciano sentire: insieme saremo più forti di fronte a qualsiasi eventuale rappresaglia». La sua lettera ha già ricevuto l´adesione di 25 insegnanti, e altri istituti hanno preso contatto con la don Milani-Colombo. Nella scuola maturano principi cosmopoliti, universali, multiculturali, sostiene il preside. «Al contrario, il pacchetto sicurezza ci intossica d´una filosofia di inibizione alla partecipazione civile che è la stessa delle leggi razziali fasciste. Questa è la prima legge razziale italiana dopo il ‘45. E abbiamo il dovere di dire: no».


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