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Repubblica-Genova-La trasgressione è la regola scuola italiana da rifondare"

La trasgressione è la regola scuola italiana da rifondare" STEFANIA GIARA Tutto sbagliato, tutto da rifare. Il motto bartaliano, che sa di volate e fatica, s'addice alla scuola. Tra un lanci...

08/06/2002
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la Repubblica

La trasgressione è la regola scuola italiana da rifondare"

STEFANIA GIARA

Tutto sbagliato, tutto da rifare. Il motto bartaliano, che sa di volate e fatica, s'addice alla scuola. Tra un lancio d'uova e un gavettone si chiude un lungo anno di passione: le contestate sovvenzione agli istituti privati, l'autonomia, le proteste, le occupazioni. E, adesso, una maturità che manda in pensione le temute figure dei "commissari". Una scuola che cambia senza convincere. "Una scuola alla frutta" scuote la testa Salvatore Di Meglio, preside ora si dice dirigente scolastico ma lui preferisce l'antico titolo del liceo classico D'Oria. Tutta da rifare. Nel suo grido di dolore, il preside per antonomasia critica e demolisce, provoca e non risparmia colpi. E sogna di ricostruire. La scuola è morta, viva la scuola.
"Da D'Onofrio a Moratti il cerchio si è chiuso: lo sfascio è completato. Adesso forse si può ricominciare".
La nuova legge sull'autonomia non ha funzionato?
"L'autonomia è solo sulla carta. In realtà c'è il caos. Non resta che raccogliere i cocci con il lavoro e la partecipazione di tutti: dei professori, delle famiglie, anche dei bidelli".
Partendo da dove?
"Dai ragazzi, dalla loro freschezza e onestà. Li abbiamo traditi, e il tradimento è tanto più grave perché viene da persone e istituzioni che dovrebbero rappresentare un punto di riferimento".
Anche ieri, scivolando sul pavimento bagnato dai gavettoni, è stato facile vederli come la parte migliore della scuola?
"Non condivido queste manifestazioni, ma non hanno trasceso. La colpa è di un culto dell'immagine che ha fatto della trasgressione il suo motto. Oggi trasgredire fa parte del lecito."
Don Milani scriveva "l'obbedienza non è più una virtù"...
"Con quello slogan non sono mai stato d'accordo. Ormai carnevale dura 365 giorni e alle leggi di mercato non importa che i ragazzi siano formati, colti ed educati. Gli obiettivi della scuola non sono quelli del mercato, ma offrire ai giovani libertà di giudizio, valutazione e scelta. Da questo, dopotutto, è partita la straordinaria rivoluzione del '68."
Che, quanto a trasgressione, non è rimasta indietro. Che differenza c'è fra i ragazzi del '68 e quelli di oggi?
"Quella trasgressione partiva dall'approfondimento, dall'impegno culturale, ed era necessaria. Chi ha definito formidabili gli anni Sessanta ha colto nel segno: allora gli studenti facevano paura, perché ti costringevano ad esser più preparati e critici di loro".
Oggi, invece, si accontentano di fare del preside il "supereroe", un po' buffo, del loro giornalino scolastico. Offeso?
"Per niente, anzi intenerito. Ma a 18 anni non si possono riempire pagine e pagine solo disegnando vignette: è infantile. Come infantile è ormai tutta la cultura".
La colpa?
"Dell'immagine che distrugge l'immaginazione. Della pop art e del linguaggio iconico. Un tempo i libri di testo erano senza figure, dovevi conquistarne le pagine tagliandole vai via che volevi leggerle. Nello studio c'era tutto, anche l'erotismo: si leggevano le poesie d'amore di Catullo con emozione e intanto si imparava il latino. E si cresceva".
A proposito di crescere: la maturità cambia ancora. Quest'anno spariscono anche i commissari: cosa ne pensa?
"L'esame è stato trasformato in un esercizio di onanismo scolastico: i professori insegnano, i professori valutano e gli stessi professori, alla fine dei cinque anni, danno un giudizio sul lavoro svolto".
Una stroncatura senza appello?
"Più che un diploma quello rilasciato adesso è un patentino: svuotato di contenuti e spessore. Anche la figura del presidente è cambiata e assomiglia più a un ispettore, con funzioni notaio. Gli unici a prendere ancora la maturità sul serio sono gli studenti, che, per fortuna, sembrano avere ereditato una sorta di timore genetico dell'esame".
Il bilancio di un anno di scuola non sembra molto positivo
"Non può essere diversamente, anche se questo non può trasformarsi in disfattismo: al contrario deve spronare a un maggiore impegno per cambiare."
La ricetta?
"Esserci. I giovani hanno bisogno di avere vicino adulti che non cambiano idea a seconda dell'umore o della convenienza. Solo così possono diventare, a loro volta, adulti".


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