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Repubblica-Genova-La scuola che occupa e quella virtuale

INTERVENTO L'assessore alla Città Educativa del Comune di Genova interviene nel dibattito sul tempo pieno e sulla riforma del ministro Moratti La scuola che occupa e quella virtuale ...

07/02/2004
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la Repubblica

INTERVENTO
L'assessore alla Città Educativa del Comune di Genova interviene nel dibattito sul tempo pieno e sulla riforma del ministro Moratti
La scuola che occupa e quella virtuale
"Non banalizziamo la domanda di partecipazione, è un'esigenza reale"
LUCA BORZANI*


Credo sia importante che le istituzioni (tutte le istituzioni), la politica, la città si confrontino con le clamorose iniziative che genitori e insegnanti hanno messo in atto o preannunciato in molte scuole genovesi. Evitando sia un imbarazzato silenzio sia un'ansia propagandistica. Partendo da una considerazione: l'occupazione notturna di edifici scolastici e le tante assemblee auto gestite vedono come protagoniste proprio molte di quelle famiglie attente al percorso educativo dei figli che la riforma Moratti assicura aver finalmente assunto come interlocutore privilegiato per rinnovare la scuola italiana. Si condividano o meno le azioni promosse dai comitati dei genitori è quindi utile per tutti riflettere su questo scarto tra la scuola virtuale degli spot, delle agende, degli opuscoli con Qui, Quo, Qua e la scuola reale e, soprattutto, essere consapevoli che questi giorni di mobilitazione diffusa rispecchino non uno specifico disegno anti-governativo ma una radicata e forte preoccupazione per il futuro dell'istruzione pubblica nel nostro paese. L'invocata corresponsabilità nelle scelte si è ad oggi tradotta in una sempre più larga non accettazione di una scuola di cui si teme la trasformazione in servizio a domanda individuale e in una volontà di mantenere un modello di scuola primaria fondato sul tempo pieno, i moduli e la collegialità del corpo docente. Di fatto le incertezze e le contraddizioni sulle iscrizioni, i rebus e le astratte opportunità degli anticipi, la confusione sulle risorse, gli organici, la qualità dell'offerta formativa hanno riaperto tra migliaia di famiglie e insegnanti quella discussione sulla riforma da cui fino ad oggi erano rimasti esclusi o lontani. E' opportuno non banalizzare questa domanda di partecipazione, questa richiesta di mantenimento della qualità della scuola e del tempo di scuola. Ritengo che dopo anni di silenzi, di svuotamento degli organi collegiali, di un familismo strisciante che è cosa ben diversa dalla presenza attiva dei genitori nella scuola, questa voglia di essere informati, di capire, di poter contare nelle scelte sia una ricchezza reale per la città che non può essere dispersa o non trovare risposte.
E costruire delle risposte significa assumere da parte delle istituzioni (di tutte le istituzioni), della politica, della città uno sguardo diverso, una nuova cultura. Significa assumere la scuola, il sistema di educazione, istruzione e fondazione come elemento centrale delle strategie di crescita civile e di sviluppo della regione e del paese. Non si può pensare un futuro della città e della regione fondato sulla produzione dei saperi, l'innovazione, la tecnologia e accettare un sistema scolastico fondato su due velocità, la scuola che esclude e la scuola che include e integra ma è travolta dal disagio e dalle emergenze, che diventa la scuola di serie B. Ciò che rischiamo di avere di fronte non è la concorrenza-competizione tra pubblico-privato ma la privatizzazione della scuola pubblica, la fine di un modello fondato sulle pari opportunità per tutti, una rincorsa a ruoli di supplenza destinati a riversarsi sulle famiglie e a discriminare tra le famiglie. I dati sull'analfabetismo di ritorno sono un segnale non solo particolarmente allarmante perché coincide con una progressivo ridimensionamento delle capacità produttive del paese ma una concreta proiezione di possibili scenari del domani. Per questo la discussione avviata dalle scuole e nelle scuole deve intrecciarsi in tavoli locali e nazionali. Gli strumenti ci sono: dall'elaborazione condivisa di un piano regionale dell'offerta formativa con l'individuazione di specifiche priorità, a una nuova legge sul diritto allo studio, all'integrazione dei servizi dell'infanzia. Gli esempi anche: uno per tutti la legge regionale dell'Emilia Romagna. Credo che sia questa la strada da percorrere senza demagogie ma anche senza ulteriori confusioni. Una strada che il Comune di Genova intende promuovere mantenendo innanzitutto tutti i suoi investimenti nonostante la riduzione sempre più feroce di risorse e le tante criticità ma che non può più essere elusa da altri sapendo che dietro l'idea di scuola ci sta l'idea di società e di città che si vuole realizzare.
* Assessore Comune di Genova


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