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Repubblica/Genova: Caro esperto, ti meriti un votaccio

quando leggo con più attenzione le didascalie e le richieste che accompagnano i trentasei versi tratti dall´undicesimo canto del Paradiso ho un sussulto

21/06/2007
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la Repubblica

SBIRCIO alla meglio, mentre i colleghi distribuiscono nove fotocopie ad ogni studente, le tracce dei temi stampate sull´originale recapitato dalla polizia. Non ho una copia per me. Chissà che uso improprio potrei farne. Quando finalmente me ne impossesso (tutti vogliamo leggerle e siamo una decina di persone tra presidente commissari e colleghi assistenti), i ragazzi lavorano già da una mezz´oretta. A naso i temi mi piacciono. Almeno per i liceali sembrano ben calibrati, assolutamente alla portata, qualcuno è persino bello.
Nel pomeriggio sentirò il sacrosanto mugugno di amici che insegnano nel professionale: per i loro ragazzi l´analisi di un testo del Paradiso dantesco è quasi impossibile: affrontano Dante, molto parzialmente, solo nel secondo anno e dunque da tre anni non aprono la Commedia.
Ma quando leggo con più attenzione le didascalie e le richieste che accompagnano i trentasei versi tratti dall´undicesimo canto del Paradiso ho un sussulto.
Chi l´ha preparate, fosse un mio studente, si beccherebbe un bel debito formativo.

San Tommaso descrive il territorio attorno ad Assisi e dice che il Monte Subasio si trova tra il fiume Tupino e il Chiascio (l´acqua che discende del colle eletto dal Beato Ubaldo). I miei studenti sanno che a Gubbio si fa la corsa dei ceri in onore del patrono della città (ci siamo andati in funivia durante una gita scolastica). Bisogna mandarci d´urgenza anche l´estensore delle tracce: confonde il colle Iugino con il Subasio e depista gli studenti (costretti alla parafrasi) spiegando loro che il Subasio, il monte di Assisi, è quello scelto dal Beato vescovo di Gubbio. Forse non ha avuto tempo di ripassare. Porterà la giustificazione? Perdono all´improvvido estensore la successiva chiosa a proposito dell´immagine di Francesco che si unisce con quella donna ributtante che è la Povertà. A lei, dice il testo, "la porta del piacer nessun diserra". In un canto dominato dall´allegoria nuziale il grande Auerbach diede di questa espressione una celebre lettura intendendo la porta del piacere "nel senso più proprio, come fatto carnale, la porta come accesso al corpo femminile". Secondo il pudico estensore delle tracce si parla di una donna "a cui nessuno apre volentieri la porta". Ma fin qui è questione di interpretazione…Non è il caso di infierire. Invece è almeno fonte di ambiguità dire agli studenti, nella guida alla lettura, che "San Tommaso descrive in particolare le figure di san Francesco d´Assisi e San Domenico di Guzman". Certamente li cita come i due campioni mandati a guidare la Chiesa verso Cristo con diversi carismi e con unità di intenti, ma lasciar credere che Tommaso parli di entrambi distrugge tutta la complessa architettura da cui nascono i canti XI e XII. Con buona pace dell´estensore, San Tommaso non "descrive" affatto a Dante Domenico di Guzman. Lo fa San Bonaventura nel canto successivo. Che poi Francesco venga presentato tramite " una precisa ricostruzione della vicenda biografica" è decisamente fuorviante. Se un ragazzo non ha studiato il canto durante l´anno e ne ignora il carattere allegorico deve dedurre che Francesco ha sposato una donna brutta, per di più vedova da mille e cento anni? Ma la chicca è nella prima consegna: "Fai una parafrasi dei versi in non più di venti righe complessive". Qui bisogna infierire. Qualcuno spieghi all´incauto estensore la differenza tra parafrasi e riassunto. Nel primo caso il testo viene trascritto nel modo più fedele possibile e non si può saltare nessun passaggio. Si adopera una sintassi più lineare di quella che si trova nel testo poetico ed è quasi inevitabile utilizzare un maggior numero di parole. Provate a parafrasare una terzina di Dante: c´è la variabile della vostra grafia ma grosso modo per ogni verso occuperete poco meno di una riga. Mi piacerebbe vedere la microscopica grafia di chi ha proposto le tracce… Quando preparo le analisi testuali per i miei studenti, da povero insegnante qualunque, controllo attentamente il testo e le parole che uso. Tutti possiamo fare brutte figure. I dottissimi esperti del Ministero, se hanno fretta, siano umili: si procurino almeno un Bignami.
ENRICO PARODI


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