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Repubblica-Genova-Caos scuola, chi mantiene le baby sitter?

Caos scuola, chi mantiene le baby sitter? Scuola, che fare? Le novità della riforma Moratti, su una città come Genova, arrivano come una mazzata. E' una riforma economicamente "lib...

21/01/2004
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la Repubblica

Caos scuola, chi mantiene le baby sitter?
Scuola, che fare? Le novità della riforma Moratti, su una città come Genova, arrivano come una mazzata. E' una riforma economicamente "liberista", nel senso più attuale del termine, perché libera lo Stato da impegni, costi e responsabilità e li scarica sui cittadini. Naturalmente non tutti. Ed il capoluogo ligure è, per struttura anagrafica, come di consueto, un laboratorio tristemente perfetto per studiarne gli effetti. Sono circa 78mila i genovesi tra gli zero ed i 18 anni, quelli cioè che avrebbero il diritto ed il dovere di poter usufruire della pubblica istruzione o dei servizi comunali equiparati. In effetti ad uscire di casa presto per essere accompagnati al nido o andare alle superiori sono meno di 60 mila, perché ? specie per i più piccini ? grazie a Dio esistono ancora i nonni e molti ultraquattordicenni hanno purtroppo già rinunciato ai banchi. I ragazzi sono affidati ad alcune migliaia di insegnanti di materna,elementari, professori e non docenti, persone che per stipendi compresi tra i 700 ed i 1300 euro hanno la responsabilità non solo di insegnare, ma ormai troppo spesso di plasmare gli spigoli ed i problemi di crescita di bambini e ragazzi che vengono (o venivano?) loro affidati fino a 8 ore al giorno da genitori obbligati dal lavoro a restare fuori di casa tutto il giorno o quasi. Ed il populismo non c'entra.
Ora le incertezze su orari, età scolare, e capacità di ricezione delle scuole pubbliche (quelle private ed equiparate, bene organizzate, sono praticamente al completo) potrebbero diventare per una città in crisi la goccia che fa traboccare il vaso. Premesso che davvero pochi hanno davvero capito cosa succederà dopo il 31 gennaio, quando si chiuderanno le iscrizioni, se, cioè i loro figli saranno accolti o meno in prima elementare o in seconda e, se sì, dove e da che ora a che ora e che cosa faranno nel dopopranzo, scopriamo quella che potrebbe essere la vera probabile rivoluzione che la Moratti offrirà a tante famiglie. Se il tempo pieno dovesse scricchiolare o dovesse incontrare irregolarità di funzionamento, la soluzione per molte donne passerebbe inevitabilmente per la rinuncia al lavoro. Bastano pochi conti. La nuova scuola che insegna obbligatoriamente l'inglese e l'uso del software, indirettamente costa. Una premessa. Un bambino all'asilo "spende" di mensa 70 euro al mese, altrettanto uno alle elementari. Quando la solidarietà tra genitori e nonni non copre la possibilità di accompagnare o di recuperare i bambini a scuola (ed i casi sono tantissimi) la baby sitter chiede per il servizio non meno di 10 euro al giorno, duecento al mese. Sempre che i bambini non si ammalino, perché un giorno del piccolo a casa richiede ai genitori ? per pagare una persona ? non meno di 40 euro. Nei casi migliori, dunque e comunque, per tante famiglie la scuola pubblica "costa" già oggi non meno di 250 euro al mese. Se i bambini dovessero tornare a casa non più tra le quattro e le cinque del pomeriggio, ma immediatamente prima o dopo pranzo, i costi diventerebbero insostenibili in una città dove gli stipendi medi raggiungono a stento i 900 euro. Lavorare solo per pagare una baby sitter? Tanto vale stare a casa.


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