Repubblica: Genitori prima ribelli ora solo nostalgici
Corrado Augias
Genitori prima ribelli ora solo nostalgici
G entile Augias, sono molto giovane e sento ripetere che vivo in una società in crisi: una popolazione stanca, annoiata, stufa di un mondo privo di cambiamenti. Una gioventù che rappresenta pienamente questa società: povera di ideali, di valori, di spirito d'iniziativa, senza più una causa per la quale combattere.
Eppure sono proprio i giovani il futuro di domani e questa circostanza non fa che tormentare gli animi degli adulti, che ormai si limitano a ripetere frasi del tipo «noi eravamo migliori». E a fare discorsi in cui definiscono noi ragazzi vuoti e senza alcun avvenire.
Io però, non sono d'accordo. Mi è stato insegnato a non incolpare gli altri dei miei problemi, a cercare di capire quando la colpa è mia. Questi principi me li hanno dati gli adulti, i miei genitori che, come tutti gli altri, incolpano noi ragazzi di ogni cosa. Avete vissuto oppressi dalle rigide regole del vostro tempo e giustamente, vi siete ribellati. Tuttavia ora rischiate di impartire ai vostri figli un'educazione troppo libera e squilibrata. Non avete capito che la situazione che viviamo dipende da voi. Eravate voi i giovani del futuro e questo è il futuro. Non è colpa nostra se il mondo va come va, è colpa vostra.
Siete voi, quelli senza avvenire e condizionate anche noi. Non sono i nostri discorsi ad essere sterili e vuoti, bensì sono i vostri ad essere pieni di contraddizioni. Ma non prendetevela a male, il vostro destino sarà anche il mio e tra qualche anno anche io me ne starò rintanata in casa, a nascondermi dai problemi e ad attribuirli alla gioventù.
Olivia Lamers
ollypolly@hotmail. it A rrivati a una certa età, si tende a diventare un po' tutti «laudatores temporis acti» quelli che ricordano (credono di ricordare) il passato, i piagnoni della propria giovinezza.
Personalmente dissento. Non credo che da giovani noi fossimo granché migliori di quelli di oggi. La differenza che vedo è soprattutto una: i difetti e le mancanze della gioventù di quarant'anni fa erano meno vistose.
Eravamo più poveri, di conseguenza avevamo minori possibilità di farci notare, di nuocere. Poi non esistevano o erano meno diffusi gli strumenti (e le tecnologie) attraverso i quali le manifestazioni di collettiva idiozia, frequenti nella giovinezza, si trasmettono a ondate, diventano costume.
Dove la ragazza Olivia ha ragione è nel notare un minor senso di responsabilità degli adulti, una caduta dai doveri, dalla necessaria asimettria di ogni rapporto pedagogico. I genitori che scelgono di essere soltanto 'amici' dei propri figli, abdicano alla difficoltà, alla fatica, di educare.
Ma non è tutta colpa loro e nemmeno del famoso '68 che ha tanti meriti ma dal punto di vista pedagogico è stato un disastro. Olivia si deve rendere conto che solo pochi anni fa è venuto giù un mondo e che i grandi fatti della storia non sono senza conseguenze sulla vita degli individui. Questo si dovrebbe imparare a scuola: tutto ciò che accade nel vasto mondo avrà qualche piccola o grande ricaduta su di me.
Il nostro è un momento di sbandamento generale nel quale ha spesso la meglio l'arroganza, la volgarità, la rissa, compresa quella della politica. I giovani consapevoli devono leggere nel presente non un modello ma i segni di una crisi. Sta a loro evitare che si perpetui.