Repubblica: Francia, le 4 operazioni già all´asilo
La proposta riportata ieri da Liberation. Lo studio dovrebbe essere anticipato alla scuola materna, tra i tre e i cinque anni
Il ministro dell´Educazione: l´aritmetica ai piccoli per esercitare la logica
Insegnanti ed esperti dell´infanzia sono divisi: qual è l´età giusta per l´aritmetica?
"I bimbi oggi sono cambiati, e l´asilo non è più solo la scuola dei giochi"
MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA - Qual è l´età giusta per scoprire che 2 più 2 fa 4? E per imparare a sottrarre, dividere e moltiplicare? Qual è insomma quel momento dell´infanzia in cui i bambini sono pronti a misurarsi con le prime sfide dell´aritmetica? Una proposta del ministro francese dell´Educazione Gilles de Robien, che ha annunciato di voler anticipare lo studio delle "quattro operazioni" fin dalla scuola materna, ossia tra i tre e i cinque anni, ha riaperto (anche in Italia) il dibattito, mai archiviato, sulle età dell´apprendimento. L´idea del ministro francese, riportata ieri da Liberation, è che negli anni dell´asilo i bambini vengano "portati ad esercitarsi nel calcolo mentale" per sviluppare memoria e logica, e che comunque arrivino alla scuola elementare già con i primi rudimenti di lettura e scrittura. Quanto basta perché contro Gilles de Robien si siano alzate le voci dei sindacati mentre insegnanti ed esperti dell´infanzia sono divisi. Perché la questione è controversa, come spiega Benedetto Vertecchi, docente di Pedagogia Sperimentale all´università di Roma Tre, e anche nel nostro paese, dove l´aritmetica viene insegnata a partire dalle scuole elementari, ma di recente è stata reinserita la possibilità di iscrivere i bambini a scuola a 5 anni, il confronto è vivo e serrato.
«Se da una parte spingere dei bambini così piccoli a cimentarsi con addizioni e moltiplicazioni può essere un tormento inutile e prematuro, il recupero invece di alcune abilità "automatiche" come il calcolo mentale o la buona scrittura in corsivo, fa parte di una corrente didattica che si sta diffondendo in tutto il mondo. Sempre più bambini infatti, ed è un´amara constatazione - aggiunge Vertecchi - non riescono a fare alcuna operazione senza una calcolatrice, e aumentano ogni giorno quelli che non sanno più utilizzare il corsivo. Un segno, questo, di minor confidenza con la scrittura». Ciò che oggi è evidente, insomma, è che il rapporto sempre più acerbo con la tecnologia, con bambini che a 4-5 anni già iniziano a giocare con il computer, e a scoprirne le potenzialità, sta portando ad una vera mutazione dei meccanismi dell´apprendimento. «Il mio parere di pedagogista - avverte Vertecchi - è che obbligare i bambini dell´asilo ad imparare addizioni e sottrazioni è sbagliato, li sottopone ad uno sforzo troppo grande. Condivido però l´intento del ministro francese di recuperare abilità che gli studenti di oggi stanno perdendo».
La questione è aperta. Con la riforma Moratti in Italia è tornata in vigore la possibilità di iniziare la scuola a 5 anni. «Una possibilità che condivido pienamente - dice Tilde Giani Gallino, ordinario di Psicologia dello Sviluppo a Torino - . Oggi i bambini sono cambiati, la scuola materna non è più soltanto la scuola dei giochi, a cinque anni è come se ne avessero sette, e sono cambiati proprio grazie alla tecnologia, al computer, a tutte le fonti di sapere a cui hanno accesso fin da piccolissimi. A mio parere non sono queste sollecitazioni che li portano ad abbandonare capacità come fare i calcoli a mente o la scrittura in corsivo. Credo piuttosto che dovrebbe essere la scuola a trovare il modo di coniugare questo nuovo sapere con le tecniche tradizionali e fondamentali dell´apprendimento».