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Repubblica: Formigoni, una legge regionale per gestire la scuola in autonomia

Corsi professionali di 5 anni, fino al diploma e all´università

23/03/2007
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la Repubblica

Prevista un´authority per valutare gli istituti e la preparazione degli studenti. E docenti reclutati al di fuori delle graduatorie statali
L´opposizione: così si confonde istruzione e formazione. Monguzzi (Verdi): "È dieci volte peggio della riforma Moratti"
Il governatore: "La riforma della Costituzione lo prevede. Ci sarà un confronto con il governo, spero non un conflitto"
STEFANO ROSSI

Al momento di passare alla scuola secondaria, si potrà scegliere tra la scuola statale e quella regionale. Non per i licei o gli istituti tecnici industriali, per geometri o ragionieri, ma per gli istituti professionali sì. È il tratto saliente del progetto di legge presentato ieri dal presidente del Pirellone Roberto Formigoni e dall´assessore all´Istruzione Gianni Rossoni, all´insegna dello slogan: «Vogliamo cambiare la scuola in Lombardia». E anche governarla, perché Formigoni non nasconde di considerare l´istruzione una delle materie di competenza regionale, secondo la riforma costituzionale approvata dal governo dell´Ulivo nel 2001. A chi gli ha chiesto se la Lombardia sia pronta a gestire anche gli istituti tecnici e professionali statali, ha risposto: «Certamente sì». Ma questo passaggio nella legge non c´è, altrimenti il governo non potrebbe fare altro che impugnarla. «Abbiamo aperto un confronto molto forte con il governo - dice Formigoni - mi auguro che non diventi un conflitto».
Obiettivo della legge, approvata ieri in giunta ma ancora da votare in consiglio, è istituire «due sistemi di pari dignità, i licei e l´istruzione e formazione professionale». L´abbinamento è significativo. La riforma costituzionale attribuisce alla Regioni competenza esclusiva sulla formazione professionale e competenza concorrente (con il governo) sulla istruzione professionale, impartita dalle scuole statali: gli istituti professionali per l´industria, l´artigianato, il turismo, i servizi sociali, gli istituti alberghieri e quelli agrari.
La Regione organizza invece i corsi professionali, che sono triennali e hanno visto gli iscritti, dice l´assessorato, aumentare dai 620 del 2002 ai 30.000 dell´anno in corso. La differenza è che negli istituti statali si fa più studio che pratica, mentre i corsi professionali sono più un addestramento concreto finalizzato all´inserimento lavorativo. Con la nuova legge, la Regione aggiunge ai suoi corsi un quarto e quinto anno, prevedendo la qualifica professionale dopo i primi tre anni (come adesso) e due diplomi di diverso livello dopo i due anni supplementari, con titolo all´accesso all´università. Ed è già uno strappo, perché rilasciare diplomi è consentito solo allo Stato, come ha ricordato il ministro Fioroni proprio a Milano.
La Lombardia sostiene che tutto il blocco istruzione/formazione professionale dovrebbe essere trasferito alle Regioni. Il confronto con il ministero è aperto, ma la legge è una fuga in avanti che prevede l´accreditamento delle scuole pubbliche o private, la loro autonomia (ma pure le scuole statali ce l´hanno), la valutazione di un´authority sugli istituti e la certificazione delle competenze acquisite dagli studenti. E inoltre l´assunzione degli insegnanti a discrezione, come nelle scuole private, e non secondo la graduatoria come in quelle pubbliche.
In prospettiva, l´ufficio scolastico regionale del ministero all´Istruzione dovrebbe essere trasferito alla Regione, il che prefigura il completo controllo della Regione su tutto il sistema scolastico, compresi a questo punto i licei. I quali, con la nuova legge, potranno aprire sezioni «professionali», dove gli studenti «professionali» impareranno il mestiere di panettiere o elettrotecnico mentre i colleghi studiano Platone e la trigonometria.
I consiglieri ds Sara Valmaggi e Giuseppe Civati sono critici: «C´è confusione fra formazione e istruzione professionale», mentre la Cisl scuola dà un giudizio «fortemente negativo» ma, per bocca di Giovanni Miragoli della segreteria Scuola, si dice disposta a discutere «dentro e non contro la legge». Carlo Monguzzi, consigliere verde, si dichiara «atterrito, perché la scuola formigoniana è dieci volte peggio della riforma Moratti. Solo la scuola regionale consentirà di trovare lavoro, quella statale verrà svuotata. In consiglio l´opposizione farà l´impossibile per smontare la legge». A Roma si muovono già i parlamentari. La senatrice del Pdci, Maria Pellegatta, presenta un´interrogazione: «La giunta regionale lombarda ha approvato un progetto di legge attestato sulla vecchia riforma Moratti, con la scelta a 15 anni fra scuola e avviamento all´impiego, ma il doppio canale è superato dall´obbligo scolastico fino a 16 anni approvato da questo Parlamento».


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