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Repubblica/Firenze: Università, il gigante che produce ricchezza

Le sorprese del bilancio sociale dell´ateneo fiorentino

01/04/2007
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la Repubblica

Da sola rappresenta l´1,2% del pil provinciale: una fetta enorme se si pensa che il turismo contribuisce per il 6%

MASSIMO MORISI

Università e territorio. Il messaggio del bilancio sociale. Qualcuno potrebbe arricciare un po´ il naso. Ma come, l´Università di Firenze vive una seria crisi finanziaria, denunzia le sordità romane al bisogno di investimenti in alta formazione e ricerca, lamenta ad alta voce i mali del sistema universitario italiano tanto da rinunziare all´inaugurazione solenne del proprio anno accademico e poi si dedica al proprio «bilancio sociale»: con tanto di analisi, approfondimenti e presentazione pubblica.
Insomma, un futile gioco di società in un mare procelloso. Non è così. E´ assolutamente il contrario. Proprio perché le difficoltà sono serie e reali e il futuro denso di incognite in un Paese che ancora non sceglie se darsi o meno una strategia per l´alta formazione e la ricerca, benissimo hanno fatto il rettore e il suo staff ad aprire una nuova finestra sulle sue potenzialità. E ad aprirla sia verso l´interno che verso l´esterno del mondo universitario locale per far capire a chi sta dentro e a chi sta fuori quanto essenziale sia il ruolo dell´Università per Firenze e la Toscana e quali molteplici responsabilità siano implicate da quel ruolo. A questo serve un buon bilancio sociale: a dare il senso dell´Università come patrimonio comune.
Qual è dunque il «rendimento sociale» dell´Università di Firenze verso il proprio territorio?
Diciamo subito che il documento di bilancio sociale ha un chiaro carattere sperimentale, per innovare lo stesso processo di bilancio dell´Ateneo secondo l´impostazione che tutte le pubbliche amministrazioni dovrebbero decidersi a seguire secondo la direttiva del 2006 del ministero della funzione pubblica, che promuove le linee guida europee di un moderno public management.
Tuttavia, alcuni dati appaiono già e ben meritevoli di attenzione. A cominciare dall´impatto che le attività d´Ateneo esercitano sull´economia locale. E´ una stima ma abbastanza impressionante: l´Ateneo destina ogni anno a stipendi, beni e servizi qualcosa come 405 milioni di euro e produce effetti moltiplicativi sul territorio per un ammontare di circa 560 milioni di euro mediante le sole spese dirette per consumi intermedi. A questo valore si aggiungono gli effetti delle spese per trasferimenti e investimenti, nonché delle spese degli studenti. Se poi consideriamo che il 51% di questo risultato deriva da spese per ricerca in senso tecnico e organizzativo-logistico (il resto proviene da spese legate alla residenzialità di docenti e non docenti) si ha la conferma di quanto l´Università costituisca un volano ormai imprescindibile sia del reddito che dell´innovazione locale. Con 1500 posti di lavoro stimabili come ulteriori e conseguenti rispetto all´occupazione interna all´Ateneo (4144 addetti) e con un contributo complessivo al prodotto lordo regionale situabile attorno allo 0,50% e ben all´1,2% di quello provinciale. Per avere un termine di raffronto, teniamo conto che l´Irpet stima il contributo del turismo al Pil della provincia fiorentina tra il 6 e il 7% e che le sei università milanesi contribuiscono al Pil dell´area provinciale di riferimento per non più dell´1,3%. Insomma, il nostro Ateneo è una grande ed essenziale «impresa» per la vitalità dell´economia fiorentina e regionale. Con questo non se ne vuole sminuire la decisiva rilevanza nella produzione scientifica, formativa e nel trasferimento tecnologico della ricerca e, ancor meno, il suo preliminare valore culturale per la comunità territoriale e per la sua crescita sociale e civile. Ma anche la sola ricchezza che l´Università sa generare è già di per sé misura del patrimonio collettivo che rappresenta. C´è di più, e bene fa il documento di bilancio sociale a rimarcarlo. L´Università è uno dei motori del governo locale del territorio, tanto per le decisioni quanto per le realizzazioni in cui si traduce. Non solo come investitore netto nel patrimonio edilizio locale nuovo e preesistente (220 milioni tra il 2003 e il 2008) ma ancora una volta come volano di grandi decisioni pubbliche indotte nelle infrastrutture e nei servizi correlati alla dislocazione dell´Università nella «città policentrica» toscana. Ne deriva per l´Università una missione ancor più «pubblica» della sua stessa natura giuridica e una conseguente e corposissima responsabilità, che a me pare bene interpretata nella forzosa alienazione di immobili come Villa Favard o delle Montalve: cessioni dolorose, certo, ma che l´Ateneo ha saputo comunque vincolare ad una successiva funzionalità pubblica e di pregio. Oppure pensiamo all´offerta di residenza studentesca, ancora lontana dalla domanda reale e dalla capacità di mitigare le forme più inique e illegittime di rendita legata agli alloggi. Ma è indubbio che sia un´offerta che sta crescendo.
Così come sta crescendo la produzione di servizi integrati (vedi le grandi e coordinate biblioteche delle diverse aree disciplinari e formative) che vanno ora sintonizzati con i migliori standard internazionali (ad esempio, mediante orari lunghi e adeguati a quella flessibilità che studenti italiani e stranieri richiedono).
C´è dunque in questo bilancio sociale un´agenda ben leggibile per l´Università e il suo futuro: a) sviluppare e consolidare una rete di partners pubblici e privati che colgano appieno ciò che essa rappresenta, un asset strategico per la qualità e lo sviluppo del territorio; b) darsi un modello di governance che sburocratizzi l´Ateneo per farne un interlocutore all´altezza del suo ruolo sociale.


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