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Repubblica-Firenze-"Una scuola araba parificata è legittima ma forse è presto

l'Intervista/2 Feras Jabareen, imam del centro di Colle Val D'Elsa, possibile componente della Consulta "Una scuola araba parificata è legittima ma forse è presto" La...

14/09/2005
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la Repubblica

l'Intervista/2
Feras Jabareen, imam del centro di Colle Val D'Elsa, possibile componente della Consulta
"Una scuola araba parificata è legittima ma forse è presto"
La collaborazione E' ormai un'urgenza indifferibile, la creazione della Consulta primo passo
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E' l'unico imam di tutta Italia di cui si faccia il nome come possibile componente della Consulta islamica nazionale, il nuovo strumento di consultazione con la comunità islamica italiana appena varata dal ministro Pisanu, e già al centro di polemiche. Uno dei pochissimi imam, anzi, che dovrebbero far parte del nuovo organismo, per lo più composto di esponenti della società civile, per via della convinzione del ministro che la stragrande maggioranza degli islamici in Italia in realtà non frequenti le moschee. E di una minoranza di esponenti religiosi, fra cui nessuno dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche che però rappresenta ben 125 moschee italiane, il 60%. Anche Feras Jabareen, 36 anni, arabo palestinese con cittadinanza israeliana, imam del Centro islamico di Colle Val D'Elsa noto per la sua moderazione, ha qualcosa da eccepire in proposito, ma il primo commento è del tutto positivo: "Questa Consulta" dice "è un fatto storico, un riconoscimento che aspettavamo da anni di cui bisogna dare atto allo Stato italiano".
E' vero, Feras, che il ministro Pisanu l'ha cercata?
"Per ora no. Ma spero che mi chiamino, perché avrei voglia davvero di dare una mano".
L'esclusione dell'Ucoii, il fatto che la Consulta non sia elettiva, ma composta da soggetti cooptati dal ministero: il nuovo organo è già oggetto di polemiche, anche nel mondo politico italiano. Lei che ne pensa?
"Io sono molto contento. La collaborazione con l'islam è ormai un'urgenza indifferibile, e dunque incassiamo questo strumento, come primo passo. La questione della reale rappresentatività dei componenti della Consulta sarà importante, ma vediamo come si muoverà il ministro prima di parlare. Certo i centri islamici non possono essere considerati meno rappresentativi della società civile. Come accade fra i cristiani, solo una minoranza frequenta il luogo di culto vero e proprio, ma i nostri centri sono guardati con fiducia da tutti gli islamici, e in questo senso sono luoghi rappresentatitivi, oltre che di dialogo col territorio, le istituzioni locali, le scuole, le università. Interlocutori preziosi che la Consulta non potrà ignorare".
Il centro islamico di Colle è stato fondato dall'Ucoii nel '93, e lei stesso è esponente dell'Ucoii, ma l'Ucoii a quanto sembra non sarà rappresentata come tale nella Consulta e c'è chi collega l'esclusione con le recenti espulsioni di esponenti islamici collegati all'Unione.
"In linea di principio io penso che se c'è dialogo e collaborazione deve esserci con tutte le comunità islamiche presenti in Italia, nessuna esclusa. La Consulta potrà servire per far capire ai musulmani che le espulsioni non sono contro l'Islam, ma contro chi mette in crisi il confronto civile. Quanto a noi di Colle, abbiamo condiviso il documento dell'Ucoii contro il terrorismo, prenderemo parte ai suoi congressi e appoggeremo senz'altro ogni sua iniziativa moderata, ma non quelle più radicali. E adesso, con la costruzione del nuovo centro di Colle, non ci affilieremo a nessuna associazione in particolare, ma collaboreremo con tutte, nel rispetto, ovviamente, dei valori condivisi".
Lo Stato italiano non è mai arrivato a un accordo bilaterale con l'islam, come con altre religioni, perché, è sempre stato detto, mancava un unico soggetto con cui trattare. E' vero?
"Per troppo tempo questo è stato un alibi per non fare nulla. In realtà, in uno stato di diritto, la rappresentanza, anche per quanto riguarda la comunità islamica, deve avvenire attraverso la dialettica democratica".
Contesta anche lei che la nuova Consulta non sia elettiva?
"Io dico che in questa prima fase serve il massimo di diplomazia, e dunque va bene che il ministro scelga a sua discrezione, purché si sappia che il prossimo passo dovrà essere una Consulta elettiva".
Lei è favorevole e contrario all'apertura di scuole islamiche in Italia?
"Di per sé una scuola araba parificata, come anche ebraica, o di altri culti, come ce ne sono all'estero, sarebbe più che legittima anche qui. Ma è di nuovo questione di tempi. Oggi come oggi, una scuola araba rischierebbe una deriva forse non sempre controllabile. In Italia non abbiamo ancora condiviso abbastanza le regole, non siamo ancora così radicati. Aspettiamo di arrivare ai figli di seconda generazione, aspettiamo di sentirci veramente italiani. E di avere abbastanza bambini per una scuola completa. E poi facciamone pure una nostra".
(m.c.c.)


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