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Repubblica-Firenze-"Un pericolo la riforma costituzionale"

IL FUTURO DELLO STATO Secondo il docente Tarli sono sette le principali novità introdotte dal testo approvato dal centrodestra "Un pericolo la riforma costituzionale" Domani a Palazzo Vecchi...

07/11/2004
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la Repubblica

IL FUTURO DELLO STATO
Secondo il docente Tarli sono sette le principali novità introdotte dal testo approvato dal centrodestra
"Un pericolo la riforma costituzionale"
Domani a Palazzo Vecchio manifestazione contro le modifiche

L'iniziativa del Comitato per il no si svolgerà alle 16,30 nel Salone dei Cinquecento
MASSIMO VANNI

"Denunciare i pericoli del progetto di riforma costituzionale". E "aprire la campagna contro quanto deciso dal governo". Sono gli obiettivi dichiarati della manifestazione di domani a Palazzo Vecchio, alle 16,30 nel salone dei Cinquecento. La manifestazione dal titolo "Difendiamo la Costituzione", promossa dal Comitato provinciale per il no nel referendum contro il testo approvato dalla maggioranza di centrodestra.
Presieduto dalla giornalista Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, e da Anna Nocentini di Rifondazione, all'incontro ci saranno i senatori Franco Bassanini e Stefano Passigli, il giurista Giovanni Ferrara e il saggista Raniero La Valle. Previsti interventi di Alessandro Nencini di Magistratura Democratica e "Pancho" Pardi del Laboratorio della democrazia. Come cambia la Costituzione? Sono 7 le principali novità, secondo il docente di diritto costituzionale Giovanni Tarli Barbieri.
Il Senato diventa la Camera delle Regioni. Sono decenni che si parla di una Camera delle Regioni. Ma il testo approvato prevede che il nuovo Senato federale venga eletto a suffragio universale insieme alle elezioni regionali. Cioè da tutti gli aventi diritto al voto (non c'è più la soglia minima dei 25 anni). Il risultato, dice Tarli Barbieri, sarà che l'identità partitica sarà superiore alla rappresentanza regionale. Come dire, Camera delle Regioni in teoria ma non nella sostanza.
Cambia il modo di fare le leggi. Oggi c'è il bicameralismo perfetto: uno stesso testo approvato da entrambi i rami del Parlamento. Con due Camere distinte nelle funzioni cambia tutto. La Camera avrà competenza prevalente (nel senso che avrà sempre l'ultima parola) sulle materie d'esclusivo interesse dello Stato, mentre il Senato l'avrà sui principi fondamentali nelle materie d'interesse regionale. Esiste anche un fascio di materie nelle quali rimane la competenza paritaria d'entrambe le Camere. La prima cosa da fare è stabilire dunque in quale Camera deve essere discussa una legge. Sembra facile, ma chi deve discutere, per esempio, la legge sulla professione di estetista? In teoria entrambe le Camere e per dirimere i conflitti è stata prevista la possibilità di un accordo tra i due rami.
Il Primo Ministro. Più poteri al capo di governo, che da Presidente del Consiglio diventerà Primo Ministro. Questi potrà nominare e revocare i ministri. Potrà chiedere il voto di fiducia su singoli atti e nel caso la Camera dica di no il Primo Ministro dovrà dimettersi. Con lui si dimettono anche le Camere. Risultato prevedibile: la Camera non voterà mai contro il Primo Ministro. Norma anti-ribaltone: se la mozione di sfiducia viene respinta con i voti di qualche gruppo d'opposizione il Primo Ministro si dimette. E con lui le Camere. Sfiducia costruttiva: si può sfiduciare il Primo Ministro a patto di proporne un altro, ma serve la maggioranza degli eletti.
La devolution. Si devolvono competenze esclusive alle Regioni in quattro materie: sanità, polizia locale, organizzazione scolastica, programmi d'istruzione regionale. Per alcuni la riforma presenta rischi di disgregazione, per altri è una riforma di facciata.
I ricorsi. Comuni e Province avranno la possibilità di ricorrere davanti alla Corte Costituzionale contro leggi regionali e statali lesive delle loro competenze. Pericolo d'ingolfamento per la Consulta?
Chi nomina la Corte. I membri rimangono 15. Oggi vengono nominati 5 a testa dalle Camere riunite, dal presidente della Repubblica e dalle supreme magistrature. Col nuovo testo 4 dal presidente della Repubblica, 4 dal Senato, 3 dalla Camera e 4 dalle supreme magistrature. In pratica, 7 su 15 arrivano dalla politica.
Come cambiare la Costituzione. Oggi si richiedono due voti a maggioranza assoluta in ciascuna Camera. Solo se nella seconda lettura non si raggiunge il quorum dei 2/3 può scattare il referendum. Il nuovo testo dice che il referendum si può fare sempre. Si codifica così che non c'è bisogno di accordo tra maggioranza e opposizione.


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