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Repubblica-Firenze-Solo un laureato su cinque trova subito un posto di lavoro

Ricerca Irpet: molti devono accontentarsi di occupazioni sotto qualificate rispetto ai loro studi Solo un laureato su cinque trova subito un posto di lavoro MARA AMOREVOLI ...

18/10/2005
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la Repubblica

Ricerca Irpet: molti devono accontentarsi di occupazioni sotto qualificate rispetto ai loro studi
Solo un laureato su cinque trova subito un posto di lavoro
MARA AMOREVOLI


Hanno la laurea, ma sono ben pochi quelli trovano un impiego adeguato al titolo di studio. Perché gran parte dei laureati toscani è costretta ad accontentarsi di lavori sotto qualificati, da diplomati o da semplici possessori di licenza di scuola media. Nel 2004, su 18.815 laureati nelle tre università toscane(di cui 1.482 laureati toscani fuori regione), solo 3.180, pari al 17%, sono stati richiesti da imprese private. In pratica il sistema produttivo toscano è caratterizzato da una bassa domanda di titolo di studio universitario, tanto che il tasso di occupazione è la metà di quello della Lombardia (32,4%), e del Piemonte (31,4%), e inferiore anche a quello di Trentino (31%), Veneto (21%) e infine Liguria ed Emilia Romagna (20%). E' il quadro che emerge dai dati Irpet presentati ieri per annunciare il convegno "La Toscana al bivio: fuga di cervelli o attrattore di intelligenze?", in programma oggi alle 16 all'auditorium del Consiglio regionale, via Cavour 4. I ricercatori hanno incrociato i dati sui laureati provenienti dagli atenei con i rilevamenti sulle forze lavoro della Camera di Commercio, per fotografare la realtà occupazionale dei giovani che, conclusi gli studi universitari, trovano lavoro. "Tuttavia se si tiene conto che il tasso di disoccupazione per i laureati tra 25 e 29 anni, tocca il 16,7 per cento- spiega Sara Mele dell'Irpet- è chiaro che gli occupati sono ben di più del 17 per cento rilevato". Sul totale delle richieste di assunzione da parte delle imprese nel 2004, i laureati in Toscana sono appena l'8 per cento, mentre i diplomati sono il 16,4 per cento e il 35 per cento quelli che possiedono il titolo di scuola dell'obbligo.
Insomma sono scarse le prospettive di lavoro adeguato al titolo di studio, anche se la ricerca non prende in considerazione il settore pubblico (tra l'altro penalizzato dal blocco delle assunzioni), mentre rileva un 10 per cento di impiegati come collaboratori Co.co.co. "Lo studio evidenzia che il sistema produttivo regionale non è in grado di assorbire l'offerta di lavoro dei laureati- spiega Gianluca Parrini, segretario dell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale - Così il risultato non è tanto una fuga di cervelli, quanto piuttosto l'accontentarsi di un impiego sottodimensionato rispetto alle potenzialità del titolo di studio posseduto".


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