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Repubblica-Firenze-Ricercatori, Scienze blocca tutto

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24/09/2004
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la Repubblica

Pagina V - Firenze
Docenti solidali con i colleghi che contestano il disegno di legge Moratti: lezioni sospese per duemila studenti dal 4 al 9 ottobre
Ricercatori, Scienze blocca tutto
La facoltà appoggia la protesta: stop ai corsi per sette giorni
Il rettore Marinelli "Subito la riforma dei concorsi accademici e il via libera alle assunzioni bloccate da due anni dalla Finanziaria"
LAURA MONTANARI


Una settimana senza lezioni, la facoltà di Scienze a Firenze l'ha deciso ieri. Slittano i corsi per quasi duemila studenti: da biologia a chimica, da matematica a fisica, geologia, scienze naturali, ottica, biotecnologie, tecniche e restauro dei beni culturali. Nessuno in cattedra dal 4 al 9 ottobre per solidarietà con i ricercatori che contestano il disegno legge del ministro Moratti, quello che cancella nei fatti la terza fascia docente. I ricercatori appunto, oggi a tempo pieno assunti dagli atenei, domani a tempo determinato secondo il progetto del ministero: contratto di cinque anni rinnovabile una sola volta.
"I migliori lasceranno la ricerca accademica per finire nelle strutture private, è mortificante per tutta l'università" commenta amaro il preside di Scienze Giampiero Nigro. A Firenze per il 30 settembre (giovedì, ore 11) è stata convocata un'assemblea di ateneo all'Aula B della facoltà di Lettere, dal coordinamento docenti, lettori, tecnici e studenti. "Se i ricercatori si fermano, si blocca quasi la metà dei corsi dell'università di Firenze" spiega il rettore Augusto Marinelli che è d'accordo con la relazione del presidente della Crui (conferenza dei rettori) Piero Tosi, rettore a Siena: "Dal disegno di legge del ministro Letizia Moratti - spiega Marinelli - si deve stralciare subito la parte dei concorsi accademici che vanno riformati in fretta. E poi servono finanziamenti o almeno che vengano sbloccate le assunzioni da due anni ferme per lo stop imposto dalla Finanziaria: soltanto a Firenze abbiamo 150 idonei, cioè persone che hanno vinto i concorsi e che ancora non hanno un posto. Senza ricambio si mette in difficoltà tutto il sistema. Per quanto riguarda lo stato giuridico dei ricercatori, le riforme si possono fare, ma bisogna valutarne bene la portata e cercare strade condivise: invece qui si scontentano tutti". Per avere un'idea di cosa rappresentano oggi i ricercatori negli atenei, prendiamo il caso di Firenze dove sono 780 contro i 724 associati e i 799 ordinari. Un ricercatore confermato guadagna (lordi) all'anno in media 39.781 euro, un ordinario più del doppio, 83.713 euro. Spesso i primi tengono più corsi in uno stesso anno e non perché siano obbligati per legge: "La legge dice che la nostra deve essere didattica integrativa - spiega un ricercatore fiorentino - invece il ruolo che rivestiamo oggi è ben diverso".
La protesta si sta allargando, da un ateneo all'altro, dal Sud al Nord Italia. Lo scontento dei ricercatori è un tam tam di documenti che rimbalza nelle caselle elettroniche dei docenti, convocazioni di assemblee, riunioni di comitati, incontri nei corridoi. Una protesta diffusa anche nelle altre università toscane ed è probabile che alcune lezioni slittino anche a Pisa e a Siena.
A Siena la facoltà capofila dello scontento sembra essere Lettere che ha già pronto un documento per annunciare l'intenzione di bloccare per alcuni giorni i corsi. A Pisa, a Scienze Politiche e a Farmacia già più di un ricercatore ha annunciato di voler fermare la didattica o di farla slittare rispetto ai tempi previsti dall'ateneo.
Il fronte della contestazione non è comunque compatto: c'è chi sostiene che lasciare le aule vuote sia soltanto penalizzante per gli studenti e non efficace per ottenere un cambiamento di rotta da parte del ministero. C'è poi anche chi vede nel rendere precario il ruolo del ricercatore un modo per facilitare il ricambio dentro l'università. "Io sono preoccupato - spiega invece il preside della facoltà di Ingegneria di Firenze, Franco Angotti - se passa quella proposta del ministro Moratti ci sarà una fuga di cervelli dall'università verso le aziende perché mentre noi non potremo offrire ai ricercatori altro che un contratto precario di cinque anni, dall'altra parte avranno contratti a tempo indeterminato".


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