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Repubblica-Firenze-Paga sicura e scuola migliore una casa non costosa, più sogni

Paga sicura e scuola migliore una casa non costosa, più sogni Le richieste di chi ha vent'anni a chi andrà a governare Quale programma? Che si aspettano dalla politic...

06/08/2005
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la Repubblica

Paga sicura e scuola migliore una casa non costosa, più sogni
Le richieste di chi ha vent'anni a chi andrà a governare
Quale programma?
Che si aspettano dalla politica 14 ventenni
la politica Non ci capisco niente, non saprei proprio cosa chiedere: forse che la smettessero di aumentare il prezzo delle sigarette
il terrorismo Credo nel dialogo tra le religioni ma visto come trattiamo gli altri popoli non è incomprensibile che reagiscano così
gli asili Al futuro governo chiedo di offrire più opportunità per trovare una sistemazione per i bambini
l'economia Il più grave problema di oggi è che girano pochi soldi e c'è poco lavoro Vorrei una paga migliore costa tutto troppo
la flessibilità Bisogna affrontarla in modo nuovo, propositivo, senza che questa si trasformi in un perenne precariato
l'istruzione L'Università in Italia fa pena, non regge il confronto con gli altri Paesi europei, si investe poco nella ricerca
INCHIESTA DI ALESSANDRA BRAVI, FRANCESCO GAROZZO, FRANCESCO MINCONE, EMILIA RETTURA


HANNO tra i venti e i trent'anni e al governo che verrà chiedono molto: un lavoro fisso, una maggiore connessione tra l'università e il mondo imprenditoriale, uno stipendio per vivere, una città più sicura, ospedali che funzionano, una scuola con più classi per i loro figli e un'università dove si continui a fare ricerca. I quattordici giovani toscani ascoltati da Repubblica sul "programma politico che vorrei" hanno i piedi saldamente ancorati a terra e al presente. Il futuro? Del doman non c'è certezza, sembrano suggerire tra una risposta e l'altra. Meglio buttarsi su quello che c'è ora e che va cambiato.
Al primo posto, il lavoro. Non soddisfa. Precario, difficile da trovare e da mantenere, pagato poco, quando è pagato, non più base da cui partire per costruirsi un futuro, ma meta da raggiungere per avere un minimo di stabilità. Niente da eccepire sulla flessibilità. Molti dei ragazzi intervistati sarebbero disposti a lasciare il posto per un altro lavoro, anche se la maggioranza di loro preferisce rimanere in Toscana. C'è chi ha studiato una cosa e ne fa un'altra, come Luca, 26 anni, impiegato in una concessionaria della Fiat: "Dopo la laurea in scienze ambientali - dice - mi hanno offerto questo lavoro, grazie alla mia passione per le automobili. Ho accettato anche se non si lega ai miei studi, ma almeno guadagno. Il sogno? La libera professione che rispecchi i miei studi". O Lorenza, 27 anni, che il lavoro ce l'ha. Anche buono. Fa l'avvocato ma dice: "Quando ti laurei non si trova lavoro per ciò che hai studiato e allora fai altro. Il problema è a monte però. Tutto parte dall'istruzione che fa pena". L'altro tema caldo su cui i giovani toscani puntano l'attenzione. Le tre i del governo Berlusconi sono prese di mira: internet, inglese e impresa. "Sì, così più che a scuola sembra di essere in un'azienda di marketing" dice tra l'ironico e il serio Margherita, laureata in Beni culturali. "Si parla tanto di queste cose - dice Jessica, 25 anni, studentessa lavoratrice con un bambino di quattro anni - e poi le scuole elementari hanno un computer che non funziona e nessun insegnante che parla inglese. Allora non sarebbe meglio destinare i fondi per avere più strutture, più personale e più scuole?". Altro tema molto sentito, quello dell'economia. Ma quella che si misura sul portafoglio, sulla birra al bar o la pizza la sera, sulla benzina. "Girano pochi soldi - dice Daniele, 25 anni, facchino - vorrei una paga migliore, meno preoccupazioni a fine mese. Come faccio a mettere da parte qualcosa se i soldi non bastano mai?". E poi la mancanza di sicurezza. "E' il problema principale di questi ultimi anni - dice Emanuela, 29 anni, redattrice editoriale - sicurezza in tutti i sensi, politica, sociale, lavorativa". Legato a questo tema, quello dell'immigrazione. I giovani chiedono vita dignitosa per gli stranieri, li vorrebbero inseriti a pieno titolo anche facendoli votare, ma vogliono pure norme che ne regolamentino il flusso. Tra i giovani, molti studenti con non rosee prospettive: Giovanni, 23 anni sta per diplomarsi in infermeria. Il suo è un caso fortunato, entrerà subito in ospedale con un contratto di un anno più un anno. Gli è andata bene, lo dice anche lui ma "Certo, bisogna darsi da fare, nessuno ti regala niente e se aspetti quelli al governo, sanno solo perdere tempo". Alla base, uno scollamento dalla politica ma ancora voglia di pensare che questa può cambiare le cose. Andrea, 29 anni, lavora dentro gli ambienti ministeriali. Fa il consulente ambientale: "Viviamo un momento storico paradossale. Da un lato c'è un bisogno di politica, dall'altro una totale incapacità di chi governa di interpretare i nostri reali bisogni". Rassegnazione all'esistenza ma voglia di cambiare. Questo accomuna il ricercatore, la mamma studentessa, l'avvocato, l'imprenditore e l'impiegato. "Dobbiamo credere nella rappresentanza politica per forza - dice Tommaso, 24 anni, vigile urbano - altrimenti il voto a che serve? Mi auguro che chi andrà al governo sappia mantenere le promesse che fa". Ricerca, sviluppo, snellezza burocratica, capacità di guardare lontano al posto loro, per ora immersi nelle difficoltà quotidiane.
Questo ciò che i giovani chiedono oggi alla politica: Tommaso, 24 anni, è socio di un'azienda di tecnologie informatiche: "Io sono ottimista, ho fiducia in me e nella mia azienda ma non è una sensazione che generalizzerei. I politici si preoccupano delle pensioni ma non pensano a creare progetti di ricerca e sviluppo per noi". A domanda, qualcuno potrebbe anche stilare un preciso programma di governo in versione giovanile: attenzione alle tematiche ambientali, vera integrazione tra le diverse culture, riforma dei contratti di lavoro, stretta collaborazione tra Università e mondo imprenditoriale.


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