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Repubblica-Firenze-La mortificazione del sapere

Pagina III - Firenze Seminario nazionale sulla questione del lavoro nei cosiddetti "settori della conoscenza" La mortificazione del sapere Allarme della Cgil: "Prof marginalizzati,...

26/02/2005
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la Repubblica

Pagina III - Firenze
Seminario nazionale sulla questione del lavoro nei cosiddetti "settori della conoscenza"
La mortificazione del sapere
Allarme della Cgil: "Prof marginalizzati, il Paese rischia"
Il vicepresidente Luiss "Ormai la competizione internazionale sollecita anche i sistemi educativi"
MARIA CRISTINA CARRATU'


"La CONOSCENZA, il sapere, sono fondamentali per lo sviluppo di un paese. E se vengono mortificati, come avviene oggi in Italia, a rischio non sono solo scuola e università, ma una società intera, le sue possibilità di crescita materiale e civile". E' un vero allarme quello salito ieri dal seminario nazionale di Flc (Federazione dei lavori della conoscenza) della Cgil e Cgil scuola, tappa fiorentina di un percorso che porterà, in marzo, alla formulazione di una proposta strategica sui lavori nei cosiddetti "settori della conoscenza". Che significa oggi lavorare nel campo dei "saperi"? Ovvero, in quel vasto ambito in cui ci si occupa di elaborazione e trasmissione della conoscenza, e che va dalla scuola materna, agli Atenei, agli istituti di ricerca, comprende tutta la gamma della docenza fra le maestre di infanzia e i docenti universitari, e tutto il personale tecnico amministrativo (dai bidelli, ai segretari, ai tecnici di laboratorio? Caratteristiche di queste occupazioni, una marcata autonomia professionale, la necessità di una continua formazione professionale, di rapporti "in team", di sentirsi "valutati" per ciò che si fa: in una parola "di larghi margini di iniziativa e creatività".
Ma quello che proviene dal governo si configura, ha sottolineato il apertura il segretario generale della Flc Toscana Alessandro Pazzaglia, come "un attacco frontale a queste specificità". L'ormai spaventosa diffusione del precariato (il 50% all'Università, il 20% nelle scuole, con un 35% di precari fra il personale Ata), ma anche lo scarso riconoscimento economico, "in un settore in cui stabilità, motivazioni, continuità didattica, tempi dilatati di lavoro, sono essenziali per la crescita qualititativa del lavoro", sono effetto, secondo la Cgil, "un preciso disegno politico": il venir meno di un ruolo sociale, infatti, delle motivazioni, dell'affezione al lavoro, riduce la reattività e produce "masse di manovra", piuttosto che una categoria fortemente orientata al raggiungimento di una conoscenza diffusa. Ovvero, "lo scardinamento della istituzione pubblica, l'unica che può conseguire questo obiettivo".
Ancora, la progressiva "centralizzazione" delle scelte. Ben due disegni di legge, ricorda Pazzaglia, puntano a configurare lo stato giuridico di insegnanti della scuola e docenti universitari "al di là di ogni confronto", sostituendo soluzioni legislative a una dinamica contrattuale "che valorizzerebbe, invece, creatività e capacità di autoorganizzazione". Mentre prende piede (attraverso diversi trattamenti contrattuali di docenti e tecnici, o l'affidamento esterno di servizi, ma anche di progetti didattici e di ricerca) quella che viene definita "frantumazione delle filiere" dei lavori. Laddove, spiega Adriana Timoteo, segretario nazionale della Flc, "soltanto una comune partecipazione di tutte le figure professionali ad un unico progetto di formazione" alimenterebbe un senso di appartenenza all'istituzione. Indispensabile per la qualità della sua specifica "produzione". Ma il problema, la Cgil ne è convinta, è appunto questo: "La progressiva riduzione della conoscenza a merce, col corollario dell'incoraggiamento ai privati a inserirsi anche in questo ?mercato'".
Voce fuori dal coro, quella di Attilio Oliva, vicepresidente della Luiss, Università della Confindustria, invitato al dibattito sulla competitività: "Ormai" dice "la competizione internazionale sollecita anche i sistemi educativi". Occorre dunque "reintrodurre confronti e valutazioni, oggi inesistenti, meritocrazia, efficienza del sistema decisionale: oggi una scuola o una Università di fatto non possono decidere niente". "Siamo pronti" risponde il segretario nazionale Flc Cgil Enrico Panini. "Purché si lavori ad un modello condiviso. Con piani di investimento di risorse e di adeguamento delle retribuzioni, di reclutamento di nuovo personale docente, oggi fra il più anziano d'Europa. Dov'è, ad oggi, tutto questo? Non sono gli strumenti, a fare difetto, ma le volontà politiche".


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