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Repubblica-Firenze- La Moratti uccide la ricerca" E il prof non sale in cattedra

In Toscana la rivolta parte dall'Università di Pisa dove da settembre la didattica sarà a rischio "La Moratti uccide la ricerca" E il prof non sale in cattedra Non finisce l...

22/07/2004
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la Repubblica

In Toscana la rivolta parte dall'Università di Pisa dove da settembre la didattica sarà a rischio
"La Moratti uccide la ricerca" E il prof non sale in cattedra
Non finisce la protesta iniziata mesi fa e molti corsi sono senza orario e docente
LAURA MONTANARI
SERENA WIEDENSTRITT


Non salgono in cattedra, neppure si presentano per il bando dei corsi in affido, i ricercatori della facoltà di Scienze e Lettere a Pisa. Così i corsi (quelli senza un docente di ruolo, i corsi che possono cambiare di anno in anno) galleggiano nei tabelloni senza orario e senza un prof che si candidi. E' il seguito di una protesta cominciata mesi fa, per contestare il disegno di legge del ministro Moratti sul riordino dello stato giuridico dei docenti. Un riordino che per i ricercatori significa precariato, il passaggio dal posto fisso al contratto a termine (per 5 anni?): "La morte - così pensano in molti - della ricerca universitaria".
In Toscana la rivolta parte da Pisa: nessuna domanda di affidamento dei corsi a Scienze, nessuna a Lettere. E' ammutinamento totale e uno scacco alla didattica che da settembre sarà a rischio. Diversi presidi si dicono d'accordo coi giudizi negativi sulla proposta Moratti, ma rivolgono un appello "istituzionale" ai ricercatori perché si presentino comunque ai bandi per non bloccare le lezioni. Per avere un'idea di quanti siano i corsi in affidamento bastano un paio di dati: esempio, Firenze, facoltà di Scienze. "Abbiamo 370 docenti, fra questi molti ricercatori - spiega il preside Paolo Marcellini - ma offriamo agli studenti oltre mille corsi, è chiaro che ciascun docente deve seguirne almeno due, qualcuno anche tre. Per altri si prendono prof esterni a contratto, ma siccome di soldi non ce ne sono molti, si punta sulle risorse interne". Il fatto è che i ricercatori che insegnano su più corsi non vengono premiati da un aumento di stipendio: è - non sempre, ma in diversi casi - una specie di volontariato.
Alla facoltà di Scienze di Pisa le domande presentate nelle scorse settimane coprono meno del 3% dei posti banditi e il preside Umberto Mura chiede a docenti di farsi avanti "limitando i disagi per gli studenti e per le loro famiglie", senza per questo rinunciare alla protesta. Della stessa opinione il preside di Lettere a Pisa, Alfonso Iacono: ai bandi della sua facoltà non si è presentato nessuno, al momento ci sono 74 posti vacanti: "I ricercatori sono indispensabili per molti corsi - spiega - a settembre riapriremo i bandi. Capisco la loro protesta davanti alla prospettiva di molti anni di precariato e allo spostamento della ricerca dalle università ai privati. È inutile il parallelo con gli Stati Uniti, qui delegare la ricerca fuori dalle facoltà non funziona". A Ingegneria a Pisa il clima è altrettanto caldo, ma i bandi ancora non sono stati chiusi e la situazione è meno drammatica. "La mobilitazione è nell'aria e come facoltà abbiamo anche approvato una delibera in cui esprimiamo alcune critiche alla proposta Moratti" dice il preside Emilio Vitale.
Non ci sono ancora segnali di ammutinamento dai corsi in affido a Firenze e a Siena, dove pure circolano diversi documenti di protesta e di critica nei confronti dei cambiamenti progettati dal ministero. Per ora il tam tam è tutto nei siti internet e via e-mail, mesi fa i consigli di alcune facoltà hanno approvato documenti molto critici inviati al ministero di viale Trastevere. "Ci incontreremo la settimana prossima, ci saranno anche riunioni a livello nazionale per decidere il da farsi", dicono al coordinamento dei ricercatori precari di Firenze.


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