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Repubblica-Firenze-L'università vuole un vero confronto ma Moratti tace

LA LETTERA Il ddl sulla riforma dello stato giuridico L'università vuole un vero confronto ma Moratti tace UMBERTO MURA ...

29/06/2005
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la Repubblica

LA LETTERA
Il ddl sulla riforma dello stato giuridico
L'università vuole un vero confronto ma Moratti tace
UMBERTO MURA


L'autore è il preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali di Pisa
Quanto più lo si rilegge tanto più aumenta lo sconforto: sto parlando del disegno di legge sulla riforma dello stato giuridico dei docenti universitari appena licenziato alla Camera dei Deputati. Quello, per intendersi, della fluttuante figura del Professore Aggregato, che mette alla gogna i ricercatori universitari; della precarizzazione generalizzata della docenza e della falsa autonomia degli Atenei; quello che confonde il reclutamento con l'assimilazione di chi capita. Ancora, quello che privilegia la quantità alla qualità e l'anzianità al merito. Il tutto, almeno questo per fortuna, a costo zero. E pensare che la propaganda di governo continua a spacciare come riforma dell'Università italiana ciò che, da sottile progetto di smantellamento della Università pubblica, è ormai diventato un'accozzaglia di incongruenti e malaccorti tentativi di svendita pre elettorale. Continuo a chiedermi chi siano gli interlocutori con i quali il Ministro si è confrontato e da cui ha avuto e trae sostegno: non è la Crui, non il Cun, non gli Organi di governo degli Atenei, non le Facoltà e le Conferenze dei loro Presidi, non gli Studenti, non i Sindacati. Ce lo dica il Ministro con chi, dove e quando si sono realizzati quegli ampi confronti con il mondo accademico. Se il Ministro tace, che si alzi almeno una voce dalla Accademia, pubblica o privata, di solisti o canto corale, di destra o di sinistra, insomma la voce di qualcuno che dica "io c'era!", "viva il disegno di legge Moratti".
L'Università vuole confrontarsi pubblicamente con il suo Ministro. Sono mesi, anzi ormai anni, che lo chiede inutilmente. Un confronto nel quale il Ministro sa che non potranno essere sufficienti le poco convincenti e palpabilmente fasulle litanie con le quali si rivolge ai giovani e alle loro famiglie negli appuntamenti preconfezionati di propaganda. E sì, perché con il pubblico il Ministro giustamente parla! Un pubblico per il quale l'Università non può altro che essere il luogo dove imperano il demerito, il nepotismo generalizzato, i baroni e baronetti protervi e sporcaccioni, quello dove ogni protesta non può che nascondere la difesa di privilegi. Ma l'Università è tanto di più della miseria umana che, senza grande fatica, troviamo intorno a noi, dentro e fuori dall'Accademia. L'Università, quella che fa onore a chi vi lavora e al Paese che la sostiene, è quella dello straordinario sforzo profuso da decine di migliaia di giovani, e sempre più meno giovani, docenti, ricercatori e tecnici; quella che soffre della condizione di impotenza in cui è stata messa, di non poter offrire di più e meglio; quella di chi lavora per costruire e affinare talenti che sono costretti ad andare via per la impossibilità di essere assunti; l'Università della ricerca in agonia e delle innovazioni a costo zero. E' questa l'Università, caro Ministro, che le ha chiesto inutilmente ascolto e che ora le chiede con forza di ritirare il ddl. Una medicina sbagliata che, oltre a non offrire alcuna possibilità di cura per i malanni dell'Università, ha tutti gli ingredienti per attivare nuovi focolai di infezione.


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