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Repubblica/Firenze: "Il governo Prodi inverta la tendenza"

Allarme del rettore: impossibile sopportare altri tagli l´università

04/08/2006
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la Repubblica

I PROBLEMI DELL´ATENEO

Marinelli: "E´ come una tassa sulle risorse recuperate"

Gli effetti del maxi-emendamento al decreto Bersani

LAURA MONTANARI

I tagli per l´università sono come gli esami, sembrano non finire mai. Da un governo all´altro, il problema resta quello dei bilanci in rosso e di rastrellare i finanziamenti per la ricerca, per attrezzare laboratori, per organizzare corsi e didattica. E´ preoccupato il rettore Augusto Marinelli per gli effetti «collaterali» del maxi-emendamento al decreto legge Bersani che include il taglio del 10 per cento delle spese di gestione di atenei: «E´ come fosse una tassa sulle risorse che in questi anni e con fatica le università sono riuscite a recuperare - spiega il rettore - A conti fatti per l´ateneo di Firenze questo provvedimento costerà per l´anno accademico che va a cominciare a settembre un milione e 875mila euro, ma per l´anno successivo tre milioni e 650mila euro perché dal 10 si passa circa al 20 per cento». Cifre alte, ma non proibitive per i bilanci delle università se i tempi fossero normali e non invece di economie e di crisi come questi: «Negli ultimi cinque o sei anni abbiamo dovuto vendere parte del nostro patrimonio immobiliare per far tornare i conti e questo è un impoverimento. Quest´anno l´università di Firenze ha uno sbilancio di 27 milioni di euro: è chiaro che in una emergenza di questo genere anche un solo milione rischia di incidere sull´organizzazione». E l´incisione si chiama «tagli alle spese» ed è una scala tutta in salita se la si guarda in prospettiva, per i prossimi anni. L´università dovrà inventarsi nuove economie, quali ancora non è dato saperlo. «Vedremo come fare intanto accusiamo il colpo - prosegue Marinelli - abbiamo bisogno che il governo Prodi manifesti un segnale di discontinuità rispetto al passato. L´università non ce la farebbe a subire ulteriori tagli nella prossima legge finanziaria, servono investimenti nella formazione, investimenti e ancora investimenti per essere competitivi». Per sei anni, l´ateneo fiorentino, sottolinea ancora il rettore, ha mantenuto invariate le tasse per gli studenti e «veniamo da riforme applicate a costo zero. Il problema è che, per esempio, gli aumenti stipendiali del personale sono a carico delle università e questa è una delle voci di spesa in crescita che non possiamo controllare perché non è il singolo ateneo che decide, i contratti sono nazionali». Quello che rabbuia l´orizzonte, secondo il rettore è che l´ultima manovra del governo, costa complessivamente «agli atenei italiani qualcosa come 200 milioni di euro» e che se non si interviene con decisione nei prossimi anni, «per una serie di scatti di leggi precedenti, i conti delle università saranno in picchiata». Lo stesso Cun, il Consiglio universitario nazionale, è intervenuto sulla questione protestando con una lettera inviata al ministro Fabio Mussi e spiegando gli effetti negativi del sotto finanziamento del sistema universitario. Il ministro proprio a Firenze, pochi giorni fa, in un incontro con gli studenti alla Festa dell´Unità, aveva dato assicurazione sul fatto che nella Finanziaria non ci saranno ulteriori tagli e aveva aggiunto: «La mano pubblica è chiamata a fare di più, ma oltre a ciò andranno mobilitate anche le risorse dei privati con politiche fiscali mirate» e aveva chiuso il suo intervento parlando della ricerca e dei ritardi che sconta il nostro Paese: «Quello che ci aspetta è una scalata dell´Himalaya». Qualcuno dentro le università lo sapeva da tempo.


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