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Repubblica: Finanziaria, Università in sciopero "Non ci sono atti concreti del governo"

Cgil, Cisl e Uil considerano che i passi avanti sono ancora del tutto insufficienti

17/11/2006
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la Repubblica

"La riuscita dello sciopero è l'unica possibilità per cambiare l'impostazione per il nostro settore"
In piazza anche gli studenti dell'Unione degli universitari per dire "No a questa università"

ROMA - Si ferma il mondo della ricerca e dell'università, insoddisfatti degli ultimi sforzi del governo per far fronte alle richieste del settore per la modifica sostanziale della Finanziaria sulla conoscenza. "Restano tutte valide", secondo quanto dichiarano Cgil e Cisl e Uil, dunque, le ragioni dello sciopero proclamato sui temi dell'università e della ricerca.

"Non ci sono atti concreti del governo - affermano, infatti, i sindacati confederali - che diano il segno di una sostanziale inversione di tendenza nè sull'Università, nè per gli Enti Pubblici di Ricerca. I tagli ai finanziamenti sono rimasti tali, rischiando la messa in discussione dei rinnovi dei contratti di lavoro e della stessa attività ordinaria degli Enti e degli Atenei; così come sono del tutto insufficienti e inadeguate le risorse per affrontare in modo adeguato il problema del precariato".

Il ministro Mussi, ricordano, ha affermato il suo impegno "finalizzato a reperire risorse che al momento potrebbero solo consentire un contenimento dei tagli, ma certamente non ristabilire una condizione di normalità della gestione degli Enti e degli Atenei. Il ministro ha inoltre affermato il suo impegno ad uno sforzo ulteriore per incrementare il numero delle assunzioni destinate sia al reclutamento sia alla stabilizzazione del precariato".

Ma "Nonostante l'apprezzamento per lo sforzo che il Ministro ha manifestato", Cgil, Cisl e Uil dichiarano che "i passi avanti sono ancora del tutto insufficienti e, soprattutto, sostanzialmente legati ad una manifestazione di buona volontà non sostenuta da atti concreti".

Tutte ragioni per cui le organizzazioni sindacali confermano lo sciopero e la manifestazione già decise e invitano i lavoratori e le lavoratrici, "in un momento così difficile, a partecipare numerosi, poichè è evidente che è stata la proclamazione dello sciopero ad aprire un dibattito nel Paese e nel Parlamento. La riuscita dello sciopero è l'unica possibilità concreta di cambiare l'impostazione della Finanziaria per i nostri settori".

La manifestazione, che da Piazza della Bocca della Verità, termina a Piazza Navona, vede la partecipazione delle segreterie confederali e sarà conclusa da Guglielmo Epifani, Segretario generale della CGIL. Prima del Segretario generale della Cgil parlerà, a nome di tutti i presidenti degli Enti di Ricerca, Roberto Petronzio, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

"Un paese che vuole crescere e competere deve investire in Università e Ricerca. Per questo i lavoratori dell'Università e della Ricerca scenderanno in piazza con i sindacati confederali e di categoria al loro fianco, per ribadire che le risposte di questa Finanziaria su precariato, investimenti, sulle risorse per i contratti, sull'autonomia, sul diritto allo studio sono del tutto inadeguate, insufficienti e per questo vanno urgentemente modificati". E' quanto sottolinea il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni alla vigilia dello sciopero.

Mentre "No a questa università" lo diranno sempre gli studenti dell'Unione degli universitari che promuovono, in contemporanea alla stessa manifestazione, sit-in e cortei in oltre cento città italiane. "L'istruzione -dichiarano- deve essere un diritto per tutti e non un privilegio per alcuni".

Dunque in piazza insieme agli universitari ci saranno anche i ragazzi dell'Unione degli studenti. Chiedono "una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, più fondi per la scuola pubblica, in particolare per l'edilizia scolastica e l'autonomia scolastica". E ancora: chiedono la riforma degli organi colleggiali, una scuola più inclusiva e vicina alle sensibilità degli studenti e l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni entro la fine della legislatura".

(17 novembre 2006)


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