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Repubblica; Finanziaria-Stop ai ricoveri fuori regione

,6% 976 MILA Stop ai ricoveri fuori regione Stretta della Finanziaria sulla mobilità dei pazienti verso Nord Limite al rimborso delle spese di chi si sposta: sono quasi un milione Dalle n...

18/11/2005
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,6%
976 MILA
Stop ai ricoveri fuori regione
Stretta della Finanziaria sulla mobilità dei pazienti verso Nord

Limite al rimborso delle spese di chi si sposta: sono quasi un milione
Dalle nuove norme sono escluse soltanto le cure oncologiche e i trapianti
Gli ospedali della Lombardia i più richiesti, seguiti da quelli di Emilia Romagna, Lazio e Veneto. Bambin Gesù al primo posto nella classifica
Dalla Campania partono ogni anno 95 mila persone, dalla Sicilia 68 mila, dalla Calabria 67 mila, dalla Puglia 66 mila
ROBERTO PETRINI

ROMA - La Finanziaria blocca i "viaggi della speranza". Il "comma 203" del testo approvato con il ricorso alla fiducia nei giorni scorsi dal Senato e in procinto di essere esaminato alla Camera, impone un limite alla mobilità sanitaria. In altre parole non si potrà più andare in un'altra regione a farsi curare o a fare un intervento, tranne che per prestazioni oncologiche o discipline di alta specialità come i trapianti. La norma dispone che le Regioni stabiliscano "un tetto massimo di rimborsabilità e di compensabilità" entro il quale erogare le prestazioni nelle proprie strutture sanitarie pubbliche e private accreditate. L'effetto della norma sarà quello di costringere le regioni più ricche e del Nord, dove approda la maggior parte della "migrazione sanitaria", a respingere le richieste di cure. Il principio, che dovrà inevitabilmente essere sancito anche attraverso accordi interregionali, sarà quello che le risorse andranno prima ai residenti e, solo se ci sarà spazio, agli altri cittadini italiani che vivono tuttavia in altre regioni. Non è escluso, secondo alcuni esperti, che la norma - una sorta di primo passo verso la devolution - leda il principio della libera scelta da parte dei cittadini per l'accesso alle strutture sanitarie.
Secondo i dati relativi al 2004 dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali circa un milione di pazienti lasciano ogni anno la propria casa, la città e la regione dove vivono e vengono ricoverati in ospedali lontani centinaia di chilometri. Le mete dei "viaggi della speranza" sono la Lombardia, l'Emilia-Romagna, il Lazio, il Veneto e la Toscana. I pazienti sono costretti ad abbandonare soprattutto le regioni del Sud: Campania, Sicilia e Calabria. Il record dei pazienti da fuori regione spetta alla Lombardia, dove nel 2003 sono arrivate per farsi curare 197 mila persone. Il Lazio ne ha richiamate invece 115 mila, l'Emilia Romagna 111 mila, il Veneto 81 mila, la Toscana 75 mila. Da dove vengono questi pazienti? Soprattutto dalla regioni meridionali: dalla Campania nello stesso anno sono partite alla volta di ospedali del Centro-Nord 95 mila persone, dalla Sicilia 68 mila, dalla Calabria 67 mila, dalla Puglia 66 mila.
Ciascuno in Italia sa quali possono essere, in caso di necessità, le opzioni da esercitare. Il Bambin Gesù di Roma, ad esempio, dove arrivano ogni anno dalle tutte le regioni d'Italia circa 22 mila pazienti. Oppure il Gaslini di Genova, il San Matteo di Pavia o il San Raffaele di Milano. Pensate che la cosa migliore per farvi riparare una difficile frattura sia quella di recarvi al rinomato Rizzoli di Bologna? Se la Camera approverà la norma in questione, paradossalmente passata inosservata fino ad oggi, non si potrà più. Bisognerà accontentarsi dell'ortopedico di casa propria. Ma non si tratta di semplici vezzi o manie: in realtà le strutture ospedaliere del Sud non sempre sono in grado di soddisfare le richieste e spesso non ne hanno neppure la possibilità.
E' vero che il tema delle "migrazioni sanitarie" è all'ordine del giorno da tempo e che spesso si è pensato di limitare le prestazioni. Ma guardando i dati ci si accorge che la gente non si sposta per turismo ma per cercare di tutelare al meglio la propria salute o quella dei propri cari. Cambiano regione il 46,5 per cento dei pazienti che attendono trapianti di fegato, il 30,8% di chi deve operarsi per ustioni estese, il 29,1 per cento dei malati che vanno a Roma o al Nord per interventi cardiovascolari.
Sarà questa la strada, come reclama il governo proponendo la norma, per arginare il fenomeno della "dilatazione dell'offerta sanitaria" e per avere uno "sfruttamento ottimale"? Oppure, ci si chiede, lo Stato dovrebbe essere in grado di garantire buone prestazioni dovunque?


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