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Repubblica-Figli unici, ironici ma insicuri sotto esame i ragazzi dell'86

Sono mezzo milione e dovranno affrontare le prove di maturità Giuseppe Roma del Censis: "Il presente è la loro unica certezza" Figli unici, ironici ma insicuri sotto esame i ragazzi dell'86 ...

14/06/2004
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la Repubblica

Sono mezzo milione e dovranno affrontare le prove di maturità
Giuseppe Roma del Censis: "Il presente è la loro unica certezza"
Figli unici, ironici ma insicuri sotto esame i ragazzi dell'86
Educati a vincere, sfidano il futuro per la prima volta

Diciottenni protetti e superaccessoriati Il 74% va in discoteca la metà ai concerti
MARIA STELLA CONTE

ROMA - Sono quelli della generazione bleah! Diciottenni con l'ironia tatuata nel dna, come un giubbetto antiproiettile; cresciuti in pieno sole, coltivati con devozione e inesibita apprensione da genitori eternamente giovani, eternamente in fase evolutiva; sono quelli che mio padre è un amico per me, allevati nel dialogo democratico e paritario di famiglie non più autoritarie; raramente autorevoli. Figli unici. Piccoli principi e principesse cui è stato, è vietato - per statuto familiare - essere infelici, diamine, con tutto quello che hanno. Classe 1986. Si giocano i rigori della maturità. Mezzo milione di ragazzi tecnologicamente anni luce più avanzati delle loro famiglie e dei loro professori, vanno sotto esame.
Va sotto esame la prima generazione di studenti allevata nella convinzione che la felicità sia un diritto, il dolore un ostacolo, il successo - denaro, fama, ricchezza - una meta possibile se solo si svegliasse il genio che è - come da aspettativa materna e paterna - in ciascuno di loro. La prima generazione perfettamente, meticolosamente addestrata ad un futuro quel che sia, purché vincente e tutto da inventare, presidiato com'è da genitori decisi a non mollare, a non passare il testimone con su scritto: domani. L'iper dotazione di questa flotta alle prese con la prima vera grande prova della loro vita - la maturità - rassicura, per la sua omogeneità, genitori frustrati da sensi di colpa: almeno una lingua straniera; almeno uno sport; almeno un cellulare; almeno un pc; almeno un motorino; almeno una vacanza; almeno un impianto hi-fi; almeno un tot di euro a settimana... Dipende dalla forza economica di mamma e papà. I quali però sono capaci davvero di tutto se solo ipotizzano - e il più delle volte lo ipotizzano - che dietro una richiesta del figlio si celi il tentativo di espressione della sua unicità: se vuole suonare uno strumento, se ha la passione per le nuove tecnologie, se si sente portato per l'hockey su prato, la danza, il calcio o il tiro al piccione. Solo il meglio per lui. Solo il massimo per lei. Hai visto mai... Che se poi non decolla, non si dica che è colpa nostra, ok?
Bastava osservarli in questi giorni, i ragazzi dell'86, per intuirne la tensione di fronte a una prova dalla quale non è accettabile uscire sconfitti: ansia da prestazione. Giuseppe Roma, direttore del Censis, sostiene che il mondo giovanile "è caratterizzato da una grande attenzione per il "momento presente", deciso a vivere più elementi di contemporaneità che non le proiezioni future sull'esistenza". Anche perché il presente è forse l'unica certezza per chi, a 18 anni, si sente schiacciato dalla responsabilità di dover tirare fuori dal cilindro magico un futuro brillante e molto personalizzato. Loro sono quelli con troppi sogni, dunque con nessun vero sogno nel cassetto. A parte quello di subito: cascare in piedi, superare l'esame. Meglio se con ottimi voti. Per dimostrare a chi di dovere che l'investimento fatto su di loro no, non era sbagliato.
Sono ex adolescenti che precocemente scelgono un'altra famiglia, il gruppo: l'Istat ci dice che il 74,7 per cento dei giovani di 18-19 anni va in discoteca; l'84,4 al cinema e quasi la metà si ritrova a concerti di musica o spettacoli sportivi; e leggono libri e ascoltano radio più dei loro genitori. Sessualmente li condiziona - ancora una volta - l'idea di futuro: vale anche per quel 15 per cento che a 18 anni non ha mai fatto l'amore. Alessandra Graziottin, direttore del "Centro di ginecologia e sessuologia medica" al San Raffaele Resnati di Milano, dice che sta tutto lì, in questa intima percezione: la fiducia nel domani spinge i giovani verso una sessualità più aperta ai sentimenti, eroticamente sana, e li porta talvolta ad una sperimentazione consapevole e disinibita delle proprie pulsioni, in una ricerca di sé che rifiuta etichette e schemi convenzionali; chi il futuro se lo sente alle spalle, chi pensa di non averne uno - e sono sempre più numerosi - si ritira invece in una sessualità strumentale, vissuta come fuga dalla solitudine, una sessualità contratta, precaria, a volte spericolata, a volte in bilico tra eiaculazioni precoci e femminili assenze di desiderio. Grazziottin dice: scorretto generalizzare. Ma certo la situazione è di quelle che dovrebbero far riflettere i genitori. Proprio come in un esame. Tema: "Il candidato dica: chi ha rubato la parola futuro ai figli?"


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