Cavallo di Troia
Le nuove regole nei trasporti possono aprire la strada a interventi in tutto il settore privato
ROBERTO MANIA
ROMA - «Sul diritto di sciopero non ci possono essere ambiguità, mentre Berlusconi sta imboccando la strada sbagliata, pericolosa per il sistema democratico, per le libertà delle persone, e per l´alterazione che può determinare nei rapporti tra imprese e lavoratori. Oggi interviene nel nome dei cittadini-utenti, domani potrebbe fare la stessa cosa in tutti i settori. Ma allora sarebbe il diritto stesso a essere compromesso». Ecco perché il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, chiede al governo di trasformare la legge delega del ministro Sacconi in un disegno di legge. Sarà così il Parlamento a riappropriarsi pienamente della sua potestà legislativa e ai sindacati sarà data la possibilità di un confronto.
Innanzitutto ci dica se lei è a favore o contro una nuova legge sullo sciopero nei trasporti.
«Guardi, se si volesse fare seriamente si dovrebbe cominciare con una verifica attenta, di governo e sindacati, su come ha funzionato l´attuale legge sugli scioperi nei servizi pubblici. Bisognerebbe distinguere caso per caso, in modo da intervenire, per proteggere i cittadini, là dove effettivamente ci sono stati abusi. Su una materia come questa non si possono fare operazioni né ideologiche né autoritarie».
Non è esagerato parlare di "operazione autoritaria"? Mica è vietato aggiornare la legge sugli scioperi, né attuare l´articolo 40 della Costituzione.
«Mi ha allarmato non poco il fatto che, sia pure per ipotesi, sia balenata l´idea di una legge per limitare il diritto di sciopero nel settore privato. Questo sarebbe un intervento che limiterebbe esclusivamente lo spazio di azione del sindacato e dei lavoratori».
Insomma lei crede che la legge sui trasporti possa rappresentare il "cavallo di Troia" per poi limitare dovunque lo sciopero?
«Certo. Per questo dico che si deve sgombrare il campo da qualsiasi ambiguità. E l´unico modo per farlo è che il governo rinunci a una delega indeterminata e indistinta su una materia così delicata. La mia opinione è che quando si interviene sui diritti di libertà garantiti dalla Costituzione non ci possono essere né rimandi né ambiguità. Spetta al Parlamento definire nel complesso la norma. In secondo luogo, c´è sempre stato un raccordo tra la legge e l´accordo di tutti i sindacati. Dico: tutti. D´altra parte Sacconi è troppo accorto per non sapere che non è una questione di veti: su un terreno come questo serve il consenso, altrimenti il conflitto può sfuggire di mano, infilarsi in mille rivoli e diventare incontrollabile».
Anche questa volta la Cgil ha una posizione diversa dagli altri sindacati che invece hanno apprezzato gli orientamenti del governo. Secondo lei la Cisl, sempre contraria alla legge in campo sindacale, ha cambiato linea?
«Spero che la Cisl abbia la mia stessa posizione: prima l´intesa tra i sindacati, poi la legge. Cosa che dovrebbe riguardare anche la rappresentanza sindacale. Certo se non fosse così assisteremmo a un rovesciamento consistente della cultura cislina. Tuttavia non mi permetto di giudicare gli altri. Ricordo, in ogni caso, che i governi passano e che è nell´interesse dei soggetti sociali mantenere la propria autonomia di proposta. In questo governo vedo troppo statalismo e invece bisogna lasciare spazio ai tanti attori che si muovono nella società, non si possono scavalcare tutti».
Lei è favorevole allo sciopero virtuale?
«È un´idea vecchia di quindici anni. Penso che in alcuni casi limitatissimi sia una soluzione perseguibile ma non può sostituire le altre modalità di sciopero».
Cosa pensa della possibilità che vengano sanzionati gli operai che durante uno sciopero bloccano un´autostrada?
«Che è davvero una cosa strana. È come se si incitassero gli operai a farlo per poi poterli reprimere. Ma bloccare una strada è già reato, perché aggiungere la sanzione? Pensi al caso dell´Alitalia».
Appunto.
«Lì c´era un gruppo di lavoratori in cassa integrazione che non percepiva l´indennità perché l´azienda s´era dimenticata di comunicare i loro nomi all´Inps. Io non ho condiviso la scelta di bloccare l´autostrada, ma quale altro modo avevano per protestare? E perché bisogna colpire sempre i più deboli e mai le aziende? Che idea di giustizia sociale si ha?»
Lo dica lei.
«È una logica di un governo profondamente di destra, di una destra anti-sociale».
La bozza di legge delega fissa un limite del 51 per cento della rappresentatività perché i sindacati possano proclamare lo sciopero. Favorevole o contrario?
«Ma perché può scioperare il 51 per cento e il 49 no? Che senso ha? È un principio che non va bene».
Ma non va bene nemmeno che un piccolo sindacato possa bloccare gli aerei solo annunciando uno sciopero. O no?
«Allora si intervenga sull´effetto annuncio».
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