Pensioni e salari
Imprese in difficoltà
Il leader della Cgil: Berlusconi dice che il Pil italiano è fermo e poi introduce misure depressive
Più 1,6% di aumento alle pensioni contro un´inflazione del 4. Più carico fiscale sui salari
L´elenco delle aziende in difficoltà si allunga. La cassa alla Fiat è un brutto segnale per tutti
ROBERTO PETRINI
ROMA - «Mobilitazione generale, nelle fabbriche e nelle città». Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, non arriva a pronunciare la parola sciopero ma si capisce che la misura è colma e che la politica economica del governo sta mettendo a dura prova i livelli di vita di lavoratori dipendenti e pensionati, e che sta colpendo il welfare di Comuni e Regioni. L´autunno dunque sarà caldo. La manovra da 36 miliardi, che sarà approvata domani dalla Camera, «rinuncia a qualsiasi intervento sullo sviluppo», i tagli sono
«indiscriminati» e «pesanti».
«Iniqua» è l´aggettivo che usa per definire l´azione del governo.
«A pagare sono sempre gli stessi», osserva il segretario generale.
Epifani, il governo sta per compiere i fatidici 100 giorni e il presidente del Consiglio snocciola numeri, 40 provvedimenti di cui molti economici, dal taglio dell´Ici alla detassazione degli straordinari. Bocciato su tutti fronti?
«Su una parte di questi provvedimenti il governo aveva chiesto il voto in campagna elettorale, e in qualche misura erano attesi. Penso soprattutto all´Ici e agli straordinari. Detto questo però è evidente che queste scelte si sono poi incontrate con una situazione di rallentamento dell´economia e con una forte impennata dei prezzi. Erano provvedimenti che in una situazione normale, al di là del giudizio di merito che se ne voglia dare, avevano una logica. Oggi non ce l´hanno più».
Poi è arrivata, circa un mese fa, la "manovra d´estate", 36 miliardi, molti tagli, una lettura assai veloce in Parlamento. Qual è il suo giudizio?
«E´ una manovra depressiva perché non sostiene gli investimenti. In un quadro di riduzione delle spese non fa selezione e insieme non sostiene i consumi perché non interviene sui redditi né dei pensionati né dei lavoratori».
Il fisco è un tema cruciale. Come lo ha affrontato il governo?
«Male, non è servito per sostenere i consumi di lavoratori e pensionati e sono stati dati segnali di allentamento della morsa sulla lotta all´evasione. Basti pensare alla sostituzione dei responsabili delle Agenzie fiscali, alle norme sulla tracciabilità e alla rimessa in discussione dei provvedimenti di Damiano per far uscire dall´illegalità il lavoro sommerso e irregolare».
Il governo sembra agitare la crisi internazionale. Tremonti ha detto che siamo oltre il punto di rottura, Berlusconi parla di crescita zero. La manovra servirà a rilanciare il paese?
«La crisi c´è ma di fronte al suo aggravarsi il governo ha messo in campo tagli alla spesa molto pesanti, come raramente si è fatto nel passato. Tagli che saranno destinati a creare effetti negativi sulla sanità, a partire dal 2009, e sui bilanci delle Regioni e dei Comuni. Per di più questi tagli sono indiscriminati, spalmati su tutti i settori, non hanno un segno di selezione. In questo quadro si rinuncia a fare qualsiasi operazione anticiclica e di sviluppo: penso ai tagli alle infrastrutture e a quelli in ricerca, innovazione e formazione».
Stavolta il pubblico impiego sembra particolarmente nel mirino.
«Siamo al paradosso: nel nome di una giusta battaglia contro chi nel pubblico impiego fa il furbo, e si è intervenuti d´autorità per tagliare le retribuzioni dei lavoratori e sottrarre fondi alla contrattazione di secondo livello, dai musei agli ospedali».
L´inflazione sta mangiando i salari. Il governo dice che non ci sono i soldi per il recupero del fiscal drag.
«Male. Con questo tasso d´inflazione il drenaggio fiscale opera un aumento del prelievo superiore di mezzo punto all´anno per i lavoratori dipendenti e quindi è inevitabile che il carico fiscale del lavoro dipendente sia destinato a crescere per quest´anno e per l´anno prossimo».
Berlusconi dice: la situazione è pessima, abbiamo tagliato la spesa per non aumentare le tasse.
«Quando Berlusconi dice "non sangue ma qualche lacrima sì", in realtà dovrebbe dire "lacrime molte e soprattutto per gli stessi": per la media dei lavoratori dipendenti le tasse aumenteranno. E´ questo il punto: sono sempre le stesse figure sociali che pagano sia quando le cose vanno bene sia quando vanno male».
Tremonti ha lanciato con molti effetti speciali la Robin Hood tax: togliere ai ricchi per dare ai poveri. Dovrebbe servire ad alleviare le sofferenze dei più deboli. Che dice?
«Il governo è bravo a camuffare parla di Robin Hood e ingenera l´idea che c´è attenzione ai più deboli, in realtà avviene il contrario. Si parla di social card ma nessuno dice che i pensionati hanno avuto un aumento del´1,6 per cento mentre abbiamo un´inflazione al 4 per cento. La manovra in realtà finisce per allargare le diseguaglianze, affronta il problema degli ultimi con misure di tipo compassionevole come la social card e colpisce i redditi medi e medio bassi».
Con il 1° agosto hanno chiuso le grandi fabbriche del Nord. Che prospettiva hanno i lavoratori al rientro autunnale?
«Il quadro è negativo, la crescita è poco più di zero e c´è un elenco che si allunga di aziende in difficoltà. La cassa integrazione alla Fiat è quella più visibile. In un paese come il nostro quando la Fiat va in difficoltà ne risente tutta l´economia. Anche da questo punto di vista l´autunno sarà socialmente molto delicato. In più posizioni come quelle assunte dal governo di fronte ai problemi della precarietà fanno capire che in questo quadro economico anche la precarietà può essere destinata a crescere».
E´ pronto lo sciopero generale?
«Su crescita, investimenti, controllo dei prezzi, dinamica di stipendi e pensioni il governo è chiamato a dare risposte. Ho l´impressione che il tono della legge Finanziaria sia in parte già segnato e che le risposte non siano risposte che vanno in senso giusto e positivo. I lavoratori pubblici hanno già annunciato lo sciopero, i pensionati sono mobilitati. E´ chiaro che bisognerà dare un governo a queste istanze partendo dal basso, dai luoghi di lavoro e dalle città. Senza rispose in autunno la mobilitazione è destinata a crescere».
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