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Repubblica:Epifani: "Investire nella scuola le risorse del Tfr destinate all´Inps"

Proposta del leader della Cgil: "Si può trasformare un problema in un´opportunità riformatrice"

10/10/2006
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la Repubblica

L´INTERVISTA

i volenterosi. Non li capisco. Le risposte alle nostre richieste devono arrivare dal governo e dalla maggioranza senza snaturare l´impianto della manovra
i sindaci La riduzione dei trasferimenti li penalizza, ma l´Anci ha sbagliato a non cercare |un rapporto con i sindacati. Con le Regioni non è successo
ROBERTO MANIA

ROMA - «Questa Finanziaria non l´ho scritta io, perché l´avrei fatto meglio. Ma, a parte le battute, è certo che segna una svolta nella politica economica e lo fa nel segno dell´equità. Poi, anche se nessuno lo ha ancora notato, ci sono molte più risorse per lo sviluppo di quante ne prevedesse il Documento di programmazione». Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, continua a difendere la manovra finanziaria, nonostante i maldipancia nella maggioranza, nonostante le critiche dei sindaci, nonostante che l´oggetto al centro della disputa tra governo e Confindustria, cioè il Tfr, non sia altro che una parte, per quanto differita, della retribuzione dei lavoratori. E proprio sul Tfr, Epifani, forte del via libera del "parlamentino" della Cgil alla Finanziaria (solo quattro voti contrari dell´ala più radicale), lancia la sua proposta, destinata a far discutere: investire nella scuola le risorse del Tfr dirottate al fondo dell´Inps. «Per trasformare - dice - un problema in un´opportunità riformatrice». Colmando, nello stesso tempo, quella che per il leader sindacale è la «grande lacuna» della prima Finanziaria di Tommaso Padoa-Schioppa: «La mancanza di una "missione" che - aggiunge - dovrebbe essere proprio nella formazione, nella scuola, nell´università, nella ricerca. Per dare un´idea del futuro del Paese che si vuole costruire».
Stando al sondaggio pubblicato domenica su Repubblica, lei sta in quel terzo di italiani che promuove la Finanziaria. Insomma è in minoranza. È sicuro di interpretare anche il giudizio degli oltre cinque milioni di iscritti alla Cgil?
«La Cgil conferma il suo apprezzamento sul complesso della manovra e sulle correzioni ancora necessarie. Il giudizio è positivo perché c´è una svolta nelle politiche redistributive. C´è uno spostamento di risorse verso il basso della scala sociale che non si può non vedere, anche se non va enfatizzato. Però, per chi guadagna 14-15 mila euro l´anno e ha figli a carico non è proprio poco avere 500 euro in più. Questo è importante, come lo è l´incremento delle risorse destinate allo sviluppo e che non erano previste nel Dpef. Ci sono molti miliardi in più che serviranno per realizzare un primo embrione di politica industriale e per rilanciare il Mezzogiorno dopo che il centro-destra l´aveva abbandonato».
Sembra proprio che la Finanziaria l´abbia scritta lei, insieme a Prodi e Bertinotti, come avrebbe detto il suo ex collega Pezzotta.
«Non l´ho scritta io perché - ripeto - l´avrei potuto fare meglio. Ognuno deve fare il suo mestiere. Ma la discontinuità sul versante dell´equità sociale e dello sviluppo è evidente».
Ma lei pensa davvero che tutti gli iscritti alla Cgil, anche quelli che guadagnano intorno ai 40-50 mila euro, siano soddisfatti visto che, con i tagli ai trasferimenti ai Comuni, pagheranno più tasse?
«Stiamo facendo le riunioni degli attivi unitari, Cgil, Cisl e Uil, e emerge il consenso che io esprimo. Questo non vuol dire che nella Finanziaria non ci siano correzioni da fare».
Quali?
«I tagli ai Comuni, per l´appunto. I sindaci devono avere la possibilità di poter programmare almeno su un arco triennale i propri investimenti e la riduzione dei trasferimenti non glielo permette; a meno che non ricorrano alle tasse».
Ora si schiera con i Comuni? Ma i sindaci, a cominciare dal suo predecessore Sergio Cofferati, criticano la Finanziaria.
«E io non esito a lamentare il fatto che l´Anci (l´associazione dei Comuni, ndr) non abbia cercato, in questa occasione, un rapporto con i sindacati. Con le Regioni non è successo ed è arrivato il patto per il controllo della spesa sanitaria».
Ilvo Diamanti ha scritto che questa Finanziaria non ha una "missione", non indica un obiettivo come fu nel ‘92 (evitare la bancarotta) o nel ‘96 (l´euro). È d´accordo?
«Sono assolutamente d´accordo e l´ho detto fin dall´inizio al tavolo di Palazzo Chigi. Manca una missione che, a mio parere, dovrebbe essere quella di rilanciare la scuola, l´università, la ricerca, la formazione. Doveva essere questo il cuore della manovra, perché è qui che si gioca il futuro del Paese».
Invece l´idea che si sta diffondendo è che i sacrifici servano a rinnovare i contratti nel pubblico impiego.
«E non è vero, anche se le risorse per i contratti vanno assicurate. Quell´idea finisce solo per corporativizzare le richieste e le lamentele. Ma insisto: per dare un segno politicamente e socialmente più forte alla manovra, per parlare a tutti i ceti produttivi, alle imprese, ai settori più dinamici del Paese, bisognava, e bisogna, puntare sulla scuola, cioè sul futuro».
Che opinione si è fatto della rivolta delle imprese contro quello che chiamano "lo scippo" del Tfr?
«Mi pare che la Confindustria e lo stesso Montezemolo stiano cominciando a riflettere. C´è una "pancia" degli industriali, soprattutto nel nord-est, che resiste. Eppure credo che il problema del Tfr possa trasformarsi in un´opportunità, fatto salvo il diritto dei lavoratori di scegliere liberamente dove indirizzare il proprio Tfr, a partire dai fondi integrativi, e trovate le compensazioni per le piccole aziende che avranno più difficoltà ad accedere al credito bancario».
Quale sarebbe l´opportunità?
«Penso ad un grande progetto di investimenti materiali, ma soprattutto immateriali. Penso che quelle risorse possano servire per gli interessi nazionali, a cominciare dal bisogno che c´è di puntare sulla formazione dei giovani. Questa è una scommessa per tutti».
E che cosa pensa del cosiddetto "tavolo dei volenterosi"?
«Non riesco a capirne il senso. Le risposte alle nostre richieste, come a quelle degli altri soggetti, devono arrivare dal governo e dalla sua maggioranza senza snaturare l´impianto della manovra, per esempio proponendo il blocco delle finestre per le pensioni di anzianità. Non vorrei che quel tavolo servisse per mettere in difficoltà il governo e peggiorare la Finanziaria che invece va migliorata».


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