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Repubblica: Ecco il decreto che la Gelmini ha bloccato "Ora mi prenderò tempo per riflettere"

Previsto il blocco delle assunzioni nelle università sprecone: ora andrà in un ddl

04/11/2008
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la Repubblica

GIOVANNA CASADIO

ROMA - Ora il ministro Mariastella fa sapere: «Mi prenderò il tempo che occorre». Sull´università, ammette, non c´è tutta quella fretta che s´era detto. E precisa: «Continuo a lavorare sulle linee di indirizzo ma nessuno aveva pensato di fare una riforma per decreto». Non del tutto vero. Perché un decreto, o meglio uno «schema di decreto legge» sulla «valorizzazione del merito nelle università e negli enti di ricerca», ha già fatto il giro degli uffici legislativi del governo.
Tre articoli, moltiplicati per una decina di commi. Il primo - il più importante - è contro la finanza allegra degli atenei e per liberalizzare in qualche modo il reclutamento dei ricercatori massacrati dal blocco del turn-over. Disposizioni urgenti. «Riservato», recita la nota di accompagnamento. Arenato anche questo, comunque. Sia per i costi che prevede e anche «a causa delle polemiche». Per la Direzione generale del ministero, il provvedimento era positivo: una buona cosa, però si sono scatenate «le polemiche...quelle sui concorsi e quelle politiche». Così questo provvedimento - «uno degli interventi d´accompagnamento» del "pacchetto" sull´università, come l´ha definito il direttore generale Antonello Masìa - viene accantonato. Però gran parte di queste misure dovrebbero essere trasferite in un disegno di legge.
Mariastella Gelmini, ministro sotto assedio, questa volta aveva puntato ad addolcire la pillola amara dei tagli previsti dalla legge 133, quella che ha firmato insieme con Giulio Tremonti. Nella sede dell´Eur, dove in questi giorni si rifugia spesso, la Gelmini tiene una riunione dietro l´altra. Con questo testo in particolare, riteneva di essere sulla strada giusta, di coniugare cioè rigore, buonsenso e insomma di capitalizzare, dopo la rivolta nel paese, un po´ di consensi. Un decreto che costa però, più di quanto non risparmi. In concreto, al primo comma impedisce alle università che spendono in stipendi per il personale più del 90 per cento del Fondo di finanziamento ordinario, di bandire posti di qualunque tipo. Secondo una sommaria panoramica le università prodighe sarebbero Siena, Firenze, Pisa, Napoli Orientale, Cassino, Trieste.
Altra penalizzazione per gli atenei non-virtuosi è rappresentata dall´esclusione dalla ripartizione dei fondi relativi al piano straordinario per l´assunzione dei ricercatori per gli anni 2008/2009. Poi, le deroghe al limite previsto dalla 133 per l´assunzione di ricercatori che hanno superato concorsi banditi prima dei "tagli": possono essere assunti in numero non superiore al 20 per cento delle risorse e al 20 per cento delle unità collocate a riposo nell´anno precedente. Possibilità inoltre di sforare la norma sul turn-over se l´università è particolarmente risparmiosa. Un breve capitolo è dedicato al meccanismo di concorso. Qui però, negli ultimi giorni si sono rincorse varie stesure, limature, ripensamenti. La più gettonata prevedeva di «allineare» la selezione alla prassi internazionale, perciò una commissione composta da un membro della facoltà e due sorteggiati, di pari grado o superiore, a garanzia del carattere nazionale della selezione.
Nel decreto per l´università anche l´articolo da concordare con il ministro Brunetta sugli enti di ricerca. Infine, soldi. Stanziamenti per alloggi e residenze per gli studenti (7 milioni), scoprendo che l´Italia è l´ultimo paese europeo in fatto di residenze universitarie. Un cospicuo finanziamento anche per borse di studio per chi merita. E qui, i collaboratori della Gelmini mettono subito le mani avanti: «Quelle cifre sono vecchie, poi era già stato tutto riscritto».
Fin qui, il decreto. L´unico che sia stato finora redatto sull´università. Né ce ne saranno altri. Il ministro fa sapere che preparerà l´atto politico di indirizzo, i disegni di legge specifici su governance, risorse, merito, personale. In via d´urgenza, niente. La piazza prima, le critiche nella sua stessa maggioranza, mezza Italia sulle barricate nelle scuole e nelle facoltà, consigliano alla Gelmini di cambiare strada. «Guardi ministro, il consenso non è un fatto accessorio», le ha ripetuto Luciano Corradini, l´ex sottosegretario del governo Dini, amico di Prodi, che abita a Brescia (la città di Mariastella). A lui e al pedagogista Giuseppe Bertagna ha chiesto consiglio. E loro le hanno suggerito: confronto, dialogo, ascolto.

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