Repubblica-E' una festa il corteo dei bimbi "Moratti, ti abbiamo bocciata"
RACCONTO Genitori, maestre, alunni sfilano insieme e inventano giochi e slogan: "Non vogliamo il doposcuola" E' una festa il corteo dei bimbi "Moratti, ti abbiamo bocciata" Arianna: Antonella ...
RACCONTO
Genitori, maestre, alunni sfilano insieme e inventano giochi e slogan: "Non vogliamo il doposcuola"
E' una festa il corteo dei bimbi "Moratti, ti abbiamo bocciata"
Arianna: Antonella è la mia maestra, Giovanni il mio maestro: li voglio tutti e due
C'è anche una insegnante di scuola privata: "Bisogna difendere il principio"
(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
CONCITA DE GREGORIO
Risate, urla, disordine, t'ho detto di darmi la mano o almeno dalla a tua sorella, vieni qui. "Siamo bambini, non siamo cretini", indossa Lisa seienne sandwich, cartelli scritti da lei a pennarello rosa viola e verde.
Piazza Esedra sembra il punto di raduno per un viaggio al seguito del mago di Oz. C'è un camion con gli altoparlanti e due ragazzine in calzamaglia a righe arancio e blu che ballano con giganteschi cappelli in testa. Ci sono trampolieri che allargano i trampoli e i bimbi della scuola elementare Giardinieri che tornano indietro perché vogliono passarci in mezzo, in fila e di corsa. Pagliacci che fanno le spade coi palloncini, e anche farfalle, e conigli, Giovanni per esempio vuole assolutamente un coniglio. Se sono centomila le famiglie gli insegnanti in piazza, almeno la metà sono i figli gli studenti. Cinquantamila bambini in corteo per Roma: via Barberini via Sistina la vista di Roma dal Pincio, quelli venuti da fuori si fermano per le foto e per la meraviglia, una classe di Napoli dirotta verso la scalinata di piazza di Spagna, qualche mamma con il passeggino sale per villa Borghese, è anche tornato il sole.
"La riforma Moratti è una pappa per gatti", dice l'inizio della filastrocca dei bimbi della elementare Badini. C'è Luisa maestra dell'Arcobaleno, un asilo privato. "Un'insegnante di una scuola privata che sfila a sostegno della scuola pubblica", la presenta una mamma. "E' per difendere il principio", sorride lei. In via di principio, se vivessimo in un paese ideale, gli asili dovrebbero essere tutti pubblici e gratuiti, e tutti belli puliti e rispettosi dei bimbi come certi che si pagano cari. Dibattito. Capannello. Ma è un tema tangenziale, qui oggi sono tutti in piazza per difendere il tempo pieno nella scuola dell'obbligo da una riforma che lo elimina, e dalle bugie di chi dice che tutto è uguale nulla cambia: che anche con questa riforma i bambini avranno la scuola il pomeriggio. "Sì ma c'è una bella differenza fra il tempo pieno e il doposcuola", dice una maestra di Bologna: "Il doposcuola è un parcheggio, il tempo pieno un orario di studio conquistato con anni di battaglie". La sintesi più felice sulla maglietta che si è dipinta Arianna, 9 anni: "Antonella è la mia maestra, Giovanni il mio maestro: li voglio tutti e due". Madri sui quaranta, capelli corti giacconi sciarpe al collo, parecchi padri. Alessandro, due figli: "Non hanno capito bene, al governo, che togliere il tempo pieno non è un fatto che riguarda la scuola e dunque chi se ne frega, che già sarebbe gravissimo. Riguarda tutti, perché le donne poco a poco smetteranno di lavorare per stare a casa, non guadagneranno e non avranno soldi da spendere, si indeboliranno i consumi, le famiglie rinunceranno ad altre spese per pagare le scuole ai figli: un disastro".
"Ci piace leggere ci piace studiare, Moratti lasciaci stare". Un gruppo di cento arriva da Pietrasanta, quartiere Africa, Versilia. "Cara Moratti ti abbiamo bocciato, la scuola pubblica non è un supermercato". Andrea in passeggino con un fischietto verde, viene da Bagno a Ripoli. Gli organetti del circolo di cultura popolare Gianni Bosio, musicisti che suonano e cantano uno stornello che dice "'sta riforma della scuola pei docenti è ?na sòla". Un padre dell'associazione "Nati due volte" di Anzio e Nettuno, bambini con handicap, racconta che da quest'anno nella scuola elementare non c'è più assistenza per i loro figli, e le famiglie si tassano per pagare gli insegnanti. Pochi politici. Giovanna Melandri "anche come madre", Walter Veltroni "anche come padre". Gli spiega Nella Panzarasa, insegnante di francese in pensione: "La monolingua è l'inglese, le altre lingue sono state spazzate via. Non è vero che la riforma col bilinguismo raddoppia le ore: il monte ore settimanale resta lo stesso, è un'altra balla che fanno circolare". Lo so lo so, risponde Veltroni: "Mia figlia vorrebbe fare francese...". Un po' di sindacato ma non tanto: Cgil, Cisl. Cobas, molti, e coordinamenti di base, moltissimi. In prevalenza: singole scuole che sono venute coi loro striscioni fatti in classe, insegnanti genitori bambini con l'orgoglio del nome d'istituto. La Palombella. La Pascoli. L'elementare del quarto municipio. Da fuori Roma la Collodi. La Aleramo. In piazza del Popolo, dal palco, qualcuno al microfono snocciola la litanìa delle sigle che hanno aderito. Ce ne sono di belle: Gasp! di Bologna, "Nessun luogo è lontano", "Ridere per vivere". I ridere per vivere hanno anche un banchetto in piazza, vendono il testo di riferimento: "La terapia del ridere". Poco indietro l'Arci ha montato un gigantesco castello gonfiabile dove i bimbi saltano senza scarpe, centinaia di genitori aspettano con le scarpe in mano. "Fassino ha l'influenza gli dispiace di non essere venuto", informano dal palco, silenzio, "il 13? e il 17? municipio di Roma non hanno aderito", corposo buu sottopalco. L'Uisp ha montato una rete da pallavolo, pronte in dieci minuti le squadre. I più piccoli nella fontana. Gara di filastrocche. La maestra agli alunni: "Go-ver-na-re ti-fa-ma-le: tutti in coro, al mio tre". Coro. La bambina alla mamma: "dai, un'altra rima". La mamma alla bambina: "Letizia, fai della scuola una sporcizia". Bellissima mamma, diciamola insieme. Gruppone che canta sul tema di "Azzurro": "Scelgo la scuola a tempo pieno/ma all'improvviso/ non si può più". Ritornello: "Distrutto/ il tempo pieno è distrutto e brutto, così/ Ci sembra/ di non avere più risorse senza il Tippì/ e allora io quasi quasi prendo il treno e a Roma vengo da te/ ministro, i tuoi pensieri son buchi neri e all'incontrario van". Dura un sacco, ci sono tutte le strofe, poi si passa al ritmo di "Sentiam nella foresta il cuculo cantar". Chissà quanto ci hanno lavorato. L'accento del coro è lombardo. Milano? "Per l'esattezza Concorezzo", urla una mamma del coro: "Sei chilometri da Arcore".