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Repubblica: E tra i banchi trovi ragazzi che non li comprano per niente

Marco Lodoli

28/08/2007
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la Repubblica

Con gli annunciati rincari autunnali e la penuria di soldi nelle tasche delle famiglie italiane, l´acquisto dei libri per le scuole dei figli è una botta niente male. Si spulcia l´elenco e si trema: 30 euro per l´antologia, 40 per il testo di latino, e i libri da comprare sono tanti e tutti piuttosto cari.
Per le famiglie meno abbienti è previsto un rimborso, ma bisogna annaspare sotto la linea di sopravvivenza, rientrare nel novero dei disperatamente poveri! Per le famiglie a reddito medio, ma anche medio basso o chiaramente basso, si tratta di mettersi in fila nelle librerie con l´elenco in mano e il cuore gonfio di preoccupazione. Il guaio è che i libri si scalzano a vicenda, ogni aprile piombano a scuola i rappresentanti delle varie case editrici per ipnotizzare gli insegnanti e convincerli che è arrivato il momento di cambiare il libro della sua materia. E i professori, che non decidono mai niente, che passano l´anno subendo programmi assurdi e riunioni dadaiste, vivono questi incontri come attimi di gloria: vengono vellicati, omaggiati, lisciati e inevitabilmente cadono nella trappola e cambiano il libro di testo adottato appena l´anno prima. La concorrenza è spietata, ogni anno si rovesciano sul mercato decine e decine di novità, tutte aggiornate, tutte in grado di aiutare l´insegnante a cavarsela alla grande con i nuovi programmi. E così anche chi ha un figlio di due anni più piccolo del fratello, stessa scuola, stessa sezione, spesso dovrebbe ricomprare tutto daccapo. Dico dovrebbe perché purtroppo mi capita spesso di fare lezione a studenti che non posseggono alcun libro: «Mio padre ha detto che costano troppo, che quest´anno me la devo sbrigare con le fotocopie», questa la risposta più comune al mio stupore.
Poi naturalmente ci sono le famiglie che stringono i denti e la cinghia e comprano tutto, perché vogliono che il figliolo abbia una buona cultura. E allora vediamo la mattina presto lungo le strade delle nostre città dei ragazzini delle medie che portano sulle spalle zaini pesanti come macigni, carichi carichi di volumoni sempre più completi e inutili. Le antologie del biennio, tanto per fare un esempio, ormai sono subarticolate in quattro o cinque tomi, teatro, poesia, narrativa, cinema e fumetti.
Una zavorra che impedisce ogni volo e costa un occhio della testa.
Bisognerebbe semplificare, il che non vuol dire impoverire ma semplicemente badare al sodo, a ciò che conta davvero. Questo è un atteggiamento sano che dovrebbe investire tutti i settori della nostra scuola, in preda a convulsi bizantinismi e ad astratti furori. E invece tutto si complica, si perde nel labirinto delle buone e vaghe intenzioni. Per favore, cominciamo a produrre daccapo volumi chiari e abbordabili intellettualmente ed economicamente, non schiacciamo i ragazzi e le loro famiglie sotto una frana di testi confusi e cari da morire.


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