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Repubblica: E il premio Nobel guida la rivolta "Con quei tagli il Paese affonda"

Gli istituti riuniti lanciano l´allarme. Rubbia: all´estero ci guardano, conseguenze drammatiche

11/11/2006
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la Repubblica

LA PROTESTA

Petronzio (Infn): "Per i progetti scientifici è indispensabile una stabilità finanziaria"
"Ci sono riduzioni fino al 60 per cento delle spese di laboratori e infrastrutture"

MARIO REGGIO

ROMA - Piazza dei Caprettari. A due passi da Palazzo Madama. Al primo piano dello storico Palazzo Lante si sono dati appuntamento i vertici degli Enti di Ricerca. Fa gli onori di casa il professor Roberto Petronzio, presidente dell´Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. L´ordine del giorno: i tagli della Finanziaria che rischiano di dare un colpo mortale alla ricerca italiana. In videoconferenza dal Cern di Ginevra Carlo Rubbia. Arriva Rita Levi Montalcini che ha appena lasciato l´inaugurazione dell´anno accademico a Roma Tre.
Il suo intervento accentua il gelo che aleggia nel salone dell´Istituto ma riscuote il consenso di tutti gli scienziati presenti e del premio Nobel Carlo Rubbia: «Non potrei votare questa finanziaria se dovessero rimanere i tagli annunciati dal governo sulla ricerca - afferma - l´Italia è povera di materie prime, ma è ricca di capitale umano. Se viene distrutto, il Paese non può fare altro che affondare».
Carlo Rubbia rincara la dose: « La scienza è come un albero, una volta tagliato ci vogliono vent´anni per farne crescere un altro. Voglio anche precisare che senza il supporto d´eccellenza dell´Istituto Nazionale di Fisica Nucleare non sarei mai arrivato al Nobel. Le scelte della Finanziaria, se confermate, non passeranno inosservate all´estero. Suoneranno come un segnale di disimpegno con tutte le drammatiche conseguenze che possiamo immaginare».
Gli interventi dei presidenti degli Enti sono un coro unanime. Il decreto Bersani e le misure previste dalla Finanziaria incideranno fino al 60 per cento sulle spese dei laboratori, le infrastrutture di ricerca, i ricercatori non stabilizzati. E poi, il vantaggio finanziario per le casse dello Stato è veramente risibile: da 200 a 300 milioni di euro contro una manovra da 40 miliardi.
Con molta probabilità, secondo gli scienziati, che ha scritto la parte della finanziaria che riguarda università e ricerca non ha un quadro chiaro delle dinamiche internazionali che regolano il sistema.
«Ogni progetto di ricerca si stende per un periodo che va dai 10 ai 15 anni - spiega il professor Roberto Petronzio, presidente dell´Infn - e su questo arco temporale devono essere programmati gli investimenti. Le scelte scientifiche vanno previste con molto anticipo e danno frutti nel futuro. È indispensabile quindi una stabilità finanziaria. Così si blocca qualsiasi progetto futuro».
Pericolo condiviso e ribadito, tra gli altri, da Fabio Pistella del Consiglio Nazionale delle Ricerche e Piero Benvenuti dell´Istituto Nazionale di Astrofisica. Il meccanismo dei progetti scientifici è semplice: un ente propone una ricerca innovativa. Trova i partner internazionali pronti ad investire, ma se non mette sul piatto una quota finanziaria di partenza non se ne fa nulla. Non è credibile. «È quello che rischiamo da subito. La prossima settimana a Tor Vergata è programmato un work shop su un nuovo acceleratore sub nucleare che produce particelle elementari che ha lanciato l´Istituto - spiega Roberto Petronzio - e ci sono centinaia di migliaia di euro che possono arrivare dall´estero. Con l´aria che tira diventa tutto incerto, per non parlare del crollo di credibilità internazionale. E nel futuro, recuperare il terreno perduto sarà drammatico, anzi impossibile».


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