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Repubblica: E il governo vieta i manifesti anti-Gelmini

Il sottosegretario Pizza risponde ad una interrogazione sugli istituti bolognesi: manderò gli ispettori

23/10/2008
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la Repubblica

No all´affissione di striscioni di "propaganda politica, dentro e fuori le scuole"
GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - Niente manifesti contro la riforma Gelmini a Bologna e provincia, sentenzia il governo. Nemmeno garbati. Dentro le scuole, ma anche fuori. E contro i trasgressori «è attivato un incarico ispettivo di vigilanza, assistenza, consulenza e supporto alle istituzioni scolastiche». Una specie di "ronda" anti-striscione.
Il sottosegretario all´Istruzione Giuseppe Pizza, segretario della rinata ma piccola Dc, risponde per iscritto all´interrogazione di Fabio Garagnani, deputato del Pdl, da un mese impegnato a tutto campo (esposti, polemiche e atti parlamentari) contro l´occupazione della scuola elementare XXI aprile a Bologna. E lo rassicura. L´ispezione, come si legge da ieri sul bollettino della commissione Cultura della Camera, serve a «garantire il corretto svolgimento delle attività scolastiche in presenza di abusi o comportamenti come l´affissione di manifesti fuori e dentro gli edifici scolastici contenenti propaganda politica contro il governo». Non si potrà più scrivere "no alla riforma Gelmini" oppure "il decreto mi piace così così". Nelle bacheche della scuola, dove pure sindacati, studenti, docenti potrebbero criticare, spiegare senza offendere nessuno. Ma neanche all´esterno e non si capisce a quale distanza dalle classi si possa liberamente affiggere innocenti tazebao.
Berlusconi autorizza interventi della polizia contro le occupazioni, ma il governo, fra le righe di una risposta scritta a un´interrogazione, fa anche altro: proibisce o comunque vigila sulla «propaganda» anti-governativa. Lo stesso Pizza "intima": «La scuola non può essere usata per attività politiche di contestazione di provvedimenti votati dal Parlamento». Adesso però sono le deputate del Pd Manuela Ghizzoni, Donata Lenzi e Sandra Zampa che interrogano la Gelmini per capire il senso delle affermazioni del suo ministero e se ci sia ancora la libertà «di confronto e di critica».

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