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Repubblica-Dopo le elementari anche l'Ateneo in guerra con il ministro Moratti

LA PROTESTA Contro il riordino dello stato giuridico e il reclutamento Dopo le elementari anche l'Ateneo in guerra con il ministro Moratti "Si procede a colpi di piccone e si ...

20/01/2004
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la Repubblica

LA PROTESTA
Contro il riordino dello stato giuridico e il reclutamento
Dopo le elementari anche l'Ateneo in guerra con il ministro Moratti
"Si procede a colpi di piccone e si favorisce il precariato"
ILARIA VENTURI


"RESISTERE, resistere, resistere", suggerisce una docente all'uscita dal rettorato. Le barricate contro il disegno di legge di riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei professori universitari si stanno già alzando. La protesta contro il ministro Moratti rimbalza dalle scuole elementari bolognesi, che per una settimana si sono fatte sentire con blocchi del traffico, scioperi e occupazioni, alle aule di via Zamboni. L'Ateneo è in rivolta. Via mail è partita ieri la convocazione per un'assemblea pubblica di ricercatori e docenti che si terrà martedì prossimo alle ore 16 in aula II, alla facoltà di Scienze della formazione. "La gravità del provvedimento è tale da richiedere un'immediata mobilitazione di tutti", si legge nel testo firmato da diciotto docenti, tra cui i presidi Giuseppe Sassatelli (Lettere), Franco Frabboni (Scienze della formazione) e Fabrizio Bolletta (Scienze), i direttori di Dipartimento Ivano Dionigi, Gian Mario Anselmi, i pedagogisti Andrea Canevaro, Antonio Genovese. Luigi Guerra, presidente del corso di laurea di Scienze dell'educazione, parla di "gravissimo colpo all'Università pubblica".
"In assemblea accoglieremo le opinioni dei colleghi, credo che dovremo aprire una stagione di forte contestazione". Per Guerra il provvedimento legislativo è da bocciare: "Non c'è stata una discussione con il corpo docente, si procede a colpi di piccone per introdurre una realtà dove non ci sarà più spazio per i giovani ricercatori se non in una modalità ancora più precaria e di sottomissione ai poteri delle università". Le proteste in Ateneo sono in linea con la contestazione avanzata dalla Conferenza dei rettori (Crui) e dai sindacati.
La legge delega trasforma il ricercatore universitario in "co.co.co", ovvero in precari, ed estende il precariato anche ai professori associati con contratti a termine di durata non superiore a sei anni, conclusi i quali potranno entrare di ruolo, dopo una valutazione. Sono questi i punti più contestati.
"Nella sostanza il testo vuole precarizzare la massima parte dei rapporti di lavoro futuri con l'Università e riservare la stabilità nel ruolo ad un numero sempre minore di docenti. E non prevede finanziamenti", scrivono tutti i sindacati. "Ha ragione la Crui, la proposta è inadeguata" commenta il prorettore Walter Tega. "E' chiaro che ci sono aspetti positivi. Ma non si può dire a freddo che non ci sono più i ricercatori e che mettiamo a contratto i docenti che hanno vinto concorsi". Per Sassatelli, "dal provvedimento emerge un'università che non è quella reale, non si tiene conto che i ricercatori sono già la terza fascia docente". E secondo Ivano Dionigi, questa "è un'ulteriore prova di noncuranza verso i giovani".
SEGUE A PAGINA V


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