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Repubblica: Docenti malpagati, sfida di Fioroni "Premiamo la serietà e il merito"

Boom di mail a Repubblica.it dopo la provocazione di Citati Citati indica anche le possibili soluzioni - conclude Panini - rendendo evidente che la parola, prima ancora che all´economia sta nella volontà politica».

04/07/2007
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la Repubblica

MARIO REGGIO

ROMA - Un esercito di sottoproletari s´aggira per l´Italia. Sono gli 800mila insegnanti della scuola. Sottopagati, depressi, maltrattati da studenti e genitori. Ieri, Pietro Citati, sulle pagine di Repubblica ha lanciato una provocazione: raddoppiate i loro stipendi. E sul sito di Repubblica.it è stato aperto un forum, dove, in poche ore, sono arrivate centinaia di mail.
«Prendo atto che Pietro Citati si è convertito alle mie convinzioni. Tutti si riempiono la bocca affermando che senza l´istruzione e la conoscenza il Paese rischia di affondare, ma tutto ovviamente a costo zero. Quasi che i soldi da investire siano uno spreco. Con il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, e Confindustria ho avuto di recente momenti di polemica, perché sostenevano questa tesi». Il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, non si tira indietro. Ma cosa fare per ridare slancio alla classe docente? «Sono d´accordo con Citati: ridare dignità alla professione docente - continua - in base a tre principi che sono stati già scritti nel Dpef. Serietà, merito, regole. Quindi valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti negli istituti e quindi del lavoro dei docenti, premiare quelli che si impegnano, e progressione nella carriera. E poi ripristinare le regole: punire i pochi che sbagliano a vantaggio della stragrande maggioranza dei docenti».
D´accordo con Pietro Citati, ma critico nei confronti del ministro della Pubblica Istruzione, il segretario nazionale della Cgil Enrico Panini. «È ora che si passi dalle parole ai fatti. Quello che afferma Citati è condivisibile e fa emergere la realtà di una Paese che affida la responsabilità maggiore, quella della formazione dei giovani, a insegnanti mal pagati, poco considerati e, sovente, criticati. Citati indica anche le possibili soluzioni - conclude Panini - rendendo evidente che la parola, prima ancora che all´economia sta nella volontà politica».
Tutti d´accordo con le tesi di Pietro Citati? Non proprio. Tra le centinaia di mail a Repubblica.it un numero consistente di italiani la pensa in maniera diversa. Considera gli insegnanti una classe con molti privilegi: lavorano 18 ore a settimana e nessuno controlla quanto tempo dedicano alla correzione dei compiti a casa e a preparare le lezioni, fanno più di tre mesi di vacanze all´anno, saranno pagati anche poco, ma i lavativi non possono essere licenziati. «La proposta di Citati è ragionevole, basta fare un raffronto con i Paesi dell´Unione Europea, quella dei dodici. Per le ore lavorate alle elementari siamo al quarto posto, all´ottavo per le scuole superiori, e a parità di orario in Italia lo stipendio è inferiore del 30 per cento - replica Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas della scuola - Gli insegnanti sono troppi rispetto agli studenti? Balle. Faccio un esempio: in Francia il personale di sostegno all´handicap, ai figli degli immigrati e ai nomadi non viene compreso tra gli insegnanti, come da noi, ma quei docenti sono più di 280mila. Rispetto alla qualità il problema è l´aggiornamento, ma nessun governo l´ha affrontato. Da anni noi chiediamo l´anno sabbatico, ma nessuno ha mai dato segni di vita».


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