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Repubblica-"Divisi sì, ma solo a tappe"

Franco Frabboni è il preside della facoltà di Scienze della Formazione dell'università di Bologna "Divisi sì, ma solo a tappe" l'intervista MARIO REGGIO -...

12/09/2005
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la Repubblica

Franco Frabboni è il preside della facoltà di Scienze della Formazione dell'università di Bologna
"Divisi sì, ma solo a tappe"
l'intervista
MARIO REGGIO


ROMA - "Il principio della divisione tra maschi e femmine non mi piace. Sono invece d'accordo sulla diversificazione temporanea delle classi per determinati aspetti delle diverse discipline. Ogni materia, come nelle corse ciclistiche, ha tappe di montagna e di pianura, quindi momenti più difficili e altri meno. E allora sarebbe opportuna la divisione per gruppi e classi, anche tra maschi e femmine, ma solo per periodi ben definiti. Auspico una maggiore presenza di insegnanti maschi alle elementari, anche se so che non è facile, visti i bassi livelli degli stipendi". Franco Frabboni, preside della facoltà di Scienze della Formazione all'Università di Bologna, segue da anni i problemi legati all'apprendimento didattico.
Lei è convinto che ci siano differenze fondamentali tra maschi e femmine, tali da consigliare la divisione delle classi?
"In Italia era la condizione generalizzata 50 anni fa, quando andavo a scuola io, e non mi sembra abbia dato risultati soddisfacenti. Che ci siano differenze è ormai acclarato, ma non dobbiamo fermarci ai livelli cognitivi di base. Le ricerche si fermano a questi, mentre ignorano i livelli superiori, quelli che permettono di elaborare le conoscenze, ampliarle, come quando i bambini sono a contatto con coetanei di diverse etnie. I risultati non sono immediati, e non sono secondari".
Ma l'idea della meritocrazia a scuola ha sempre nuovi adepti.
"Siamo alle prese con ondate pedagogiche meritocratiche sempre più diffuse. Tony Blair ha parlato della scuola come il primo "ring" da affrontare nella vita. Non sono assolutamente d'accordo".
Perché?
"Se intendiamo il successo scolastico come uso immediato della conoscenza, è evidente che la divisione per gruppi omogenei può essere considerata una strategia positiva. Ma le conoscenze esogene non bastano. Quelle endogene, come quelle artistiche, servono dopo perché danno utili strumenti di rottura, trasgressivi, di innovazione, indispensabili in una società in veloce evoluzione come la nostra".
Troppe insegnanti donne?
"Servirebbe un'iniezione di maestri maschi, perché i modelli che interiorizzano i bambini durano tutta la vita".


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