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Repubblica-Crocifisso a scuola, battaglia in Consulta

Ieri la prima riunione della Corte Costituzionale dopo un ricorso. L'Avvocato dello Stato: il simbolo dell'alleanza con la Chiesa Crocifisso a scuola, battaglia in Consulta Simbolo re...

27/10/2004
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la Repubblica

Ieri la prima riunione della Corte Costituzionale dopo un ricorso. L'Avvocato dello Stato: il simbolo dell'alleanza con la Chiesa
Crocifisso a scuola, battaglia in Consulta
Simbolo religioso in classe: i giudici supremi chiamati a decidere
Accanto al Nazareno la sigla dell'unione che raggruppa agnostici, atei e razionalisti
MARCO POLITI


ROMA - Non c'è il crocifisso nell'aula più importante d'Italia, dove alle nove e mezzo di mattina si riuniscono i quindici giudici della Corte Costituzionale in toga nera e gorgiere bianche per deliberare se il simbolo cristiano debba o no fissare i ragazzi sui banchi di scuola.
In Germania i giudici supremi hanno già deciso dieci anni fa che altro sono simboli, edifici e atti di culto nelle pubbliche piazze, altro è l'esposizione dell'emblema di una sola religione nelle aule dove si svolge l'insegnamento della scuola dell'obbligo. Perché lì gli studenti per volontà dello Stato e "senza possibilità di scampo... sono a confronto con questo simbolo e sono costretti a imparare sotto la croce". Dunque non è possibile imporre il crocifisso.
Sotto lo sguardo attento del presidente Valerio Onida, l'avvocato dello Stato Antonio Palatiello (in rappresentanza del presidente del Consiglio) dà una motivazione opposta. L'articolo 7 della Costituzione - afferma - quello che ha introdotto nella nostra carta fondamentale i Patti Lateranensi, ha forgiato una Speciale Alleanza. Un patto speciale tra Stato e Chiesa, che lo Stato non può abrogare unilateralmente ma soltanto tramite riforma costituzionale. Un patto che, nella revisione dell'84, impegna entrambe le parti alla "reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene comune del Paese". Cos'è il crocifisso allora, argomenta Palatiello? "L'emblema della nostra speciale alleanza". Chiesa e Stato, scandisce, procedono a forze congiunte. Chiedere di togliere il segno cristiano, sarebbe come mettere in dubbio il patto. No. "Non bisogna vergognarsi del vessillo cattolico!".
Alle spalle dei giudici una Madonna con Bambino sembra ascoltare con dolcezza. Pareva attenta anche quando il costituzionalista Massimo Luciani ha argomentato pacatamente che sarebbe un po' penoso e "offensivo" voler privare il crocifisso della sua potenza evocativa, riducendolo a semplice icona di storia nazionale o metafora genericamente universale. E il crocifisso che parla a San Francesco? E quello dei mistici che gronda "sangue caldo e gorgogliante" può essere sterilizzato e privato della sua vitalità religiosa? "Nessuna guerra di religione", sottolinea determinato Luciani, ma nemmeno - fa capire - nuove sante e improprie alleanze che nulla hanno a che fare con la Costituzione italiana. C'è un principio supremo di laicità a cui riferirsi, che non significa neutralità dinanzi al fatto religioso, ma doverosa equidistanza nei confronti di ciascuna confessione. E impossibilità di privilegio nei confronti di una sola.
La Corte deve decidere nei prossimi mesi. C'è chi sussurra già entro novembre. Sarà lo stesso presidente Onida a stendere la sentenza. Intanto c'è da decidere sull'ammissibilità del ricorso e poi sul merito. Tutto ha avuto origine da una sentenza del Tar del Veneto, quando una madre "libera pensatrice", la finlandese Soile Lautsi, ha impugnato una delibera del consiglio d'istituto della scuola media "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, che stabiliva di "lasciare esposti i simboli religiosi... anche per incentivare una maggiore educazione all'integrazione religiosa e al rispetto delle libertà di idee e di pensiero per tutti". Dieci a favore, due contrari, un astenuto. Peccato che i simboli religiosi non erano al plurale, ma uno solo. La signora Lautsi ha fatto ricorso nel nome del principio di imparzialità e laicità dello Stato. Il Tar del Veneto ha trovato fondata la richiesta, spiegando che il crocifisso ha un chiaro significato confessionale.
E inoltre, mentre per l'insegnamento religioso studenti e genitori hanno libertà di scelta se avvalersene o meno, la presenza obbligatoria del simbolo finisce per delineare una "disciplina di favore" ingiustificabile.


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