Repubblica: "Così chiamai gli agenti troppo fumo tra i ragazzi"
Il preside del liceo scientifico Copernico di Torino
"Insospettiti perché alcuni ragazzi si sentivano male durante l´intervallo"
"È diseducativo che in classe circoli hashish senza che nessuno intervenga"
PAOLO GRISERI
TORINO - Un po´ stupito («non pensavo certo che la mia iniziativa avesse questo effetto»), un po´ preoccupato («mi spiace che la mia scuola, dove si fanno tante attività interessanti, diventi nota per questa storia») ma anche soddisfatto: «Se può servire a risolvere il problema, ben vengano i Nas. Con un´avvertenza: lasciamo ai presidi la facoltà di decidere se ci sono le condizioni per questi interventi».
Stefano Grosso, preside del liceo scientifico Niccolò Copernico di Torino, è diventato noto per aver chiamato i carabinieri a ispezionare la scuola alla ricerca di spinelli. Un blitz durato una mattinata, 8 classi ispezionate con l´aiuto di Mike, un cane antidroga, cinque dosi di fumo scoperte nel giardino e un ragazzo maggiorenne sorpreso mentre si preparava una sigaretta alla marijuana. Il preside Grosso non è un feroce proibizionista. Racconta: «Ho 57 anni, non mi sono mai fatto spinelli. Ho fumato sigarette per 10 anni. Non vivo sulla luna e conosco la vita dei nostri ragazzi. Ma negli ultimi tempi c´era un malessere. Dovevamo colpire un andazzo pericoloso. La visibilità di un controllo, in questi casi, è necessaria. Ritengo diseducativo che in una scuola circoli liberamente il fumo senza che nessuno intervenga».
Il problema era nato su segnalazione di genitori e insegnanti: «Qualche malore - racconta Grosso - aveva insospettito il consiglio d´istituto. Ragazzi che si sentivano male durante l´intervallo. Ne abbiamo discusso tra colleghi e abbiamo deciso di agire». La lettera del preside ai carabinieri della Compagnia Mirafiori è di qualche giorno fa: «Temiamo che alcuni casi di malore tra gli studenti della nostra scuola siano legati all´assunzione di sostanze stupefacenti». Ma prima di passare all´atto ufficiale c´era stata una riunione del collegio docenti e diversi incontri con i carabinieri di zona: «Ho trovato un atteggiamento molto comprensivo da parte dei militari - racconta il preside - e abbiamo preparato l´intervento con grande cautela».
Ora il preside è orgoglioso e preoccupato. Orgoglioso di «aver deciso un´azione che può servire da campanello d´allarme. Non credo che la nostra scuola abbia una situazione diversa dalle altre». È invece preoccupato «che il nostro liceo stia diventando un simbolo nazionale per una scelta che ritengo faccia parte delle normali iniziative di controllo da parte della scuola». Soprattutto non crede «che questi blitz possano diventare sistematici e obbligatori in tutti gli istituti. Solo chi vive tutti i giorni a contatto con i ragazzi sa qual è la situazione nelle classi. Per questo ritengo che sarebbe opportuno evitare scelte generalizzate. Il rapporto con i carabinieri di zona è stato per noi molto importante. Proprio per evitare che un controllo diventi un blitz che i ragazzi vivrebbero come una violenza».