ALESSANDRA RETICO
ROMA - Un sud che trascina in basso il livello della scuola italiana, che è invece «elemento unificante dello stato». E allora è da lì che bisogna partire, rialzando la qualità degli insegnanti meridionali «con corsi intensivi in Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata». La replica alle parole di Bossi arriva dal ministro dell´Istruzione. È passato un mese da quando il leader del Carroccio, dal palco del congresso nazionale della Liga Veneta a Padova, urlò al microfono che era ora di finirla di far «martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord». A poche settimane dall´inizio delle lezioni, Mariastella Gelmini risponde da Cortina d´Ampezzo, dove partecipa a un dibattito pubblico, e spiega la sua strategia per migliorare la scuola italiana: corsi ai prof del Sud; tagli di 85 mila docenti; riduzione degli sprechi. E un più severo trattamento del bullismo: cinque in condotta, perché il sette non basta a bocciare. Per questo introduce «l´educazione alla cittadinanza, perché i ragazzi siano cittadini consapevoli dei propri diritti ma anche dei propri doveri».
Eppure è dagli insegnanti che inizia tutto, perché è un buon livello di preparazione che bisogna recuperare. La scuola odierna «non è uno stipendificio, un modo per creare occupazione». E allora occorre ripensare un po´ a tutti i criteri, «premiare il merito, liberare le risorse e introdurre nella scuola una rivoluzione indispensabile». Passi necessari secondo il ministro «per eliminare livello di insoddisfazione generalizzato che oggi esiste non solo tra gli studenti ma anche tra le famiglie e gli insegnanti. Oggi il 97% del bilancio del ministero viene utilizzato per pagare stipendi troppo bassi. Un errore che facciamo pagare ai più giovani. Il test elaborato da Ocse Pisa vede la nostra scuola al 37/mo posto con un trend decrescente di anno in anno. Una realtà a cui porre rimedio». Il ministro ha ricordato che la finanziaria prevede una razionalizzazione delle spese: da lì passa l´introduzione della meritocrazia: il 30% dei risparmi che andremo a conseguire grazie a una riduzione degli sprechi e del numero degli insegnanti potrà essere reinvestito negli stipendi degli insegnanti premiando chi è disponibile a fare formazione continuativa, chi raggiunge i migliori risultati».
E la cura il ministro all´Istruzione la cerca nei corsi agli insegnanti del Sud e il taglio di 85 mila docenti tra il 2009 e il 2011 e «chi critica la riduzione dei professori, indichi una strada diversa». La scuola è elemento unificante dello Stato e i programmi devono essere uguali per tutti, «ma la scuola si deve aprire al contesto territoriale e alzare la propria qualità abbassata dalle scuole del sud». La Gelmini vuole anche aumentare le ore: «È giusto dare agli insegnanti gli strumenti per svolgere il proprio ruolo e un riconoscimento sociale. Reinvestiremo i soldi recuperati dagli sprechi e dal taglio sulle spese per il personale, premiando chi raggiungerà i migliori risultati». Occasioni per chi lo merita, e addio buonismi.
|