Repubblica-Contratti, tagli e riforma il futuro nero dei docenti
Contratti, tagli e riforma il futuro nero dei docenti I soldi Gli alunni continuano ad aumentare e i professori diminuiscono. E lo stipendio è sempre troppo basso Stanchi ...
Contratti, tagli e riforma il futuro nero dei docenti
I soldi
Gli alunni continuano ad aumentare e i professori diminuiscono. E lo stipendio è sempre troppo basso
Stanchi di aspettare, dopo anni di promesse, i "lavoratori della conoscenza" sono esasperati
MARINA CAVALLIERI
ROMA - Spaventati dai tagli degli organici, stanchi di attendere il rinnovo del contratto, ostili a una riforma che cade dall'alto, soprattutto preoccupati per le sorti della scuola pubblica, della sua funzione e identità. È questo uno dei momenti più difficili per il popolo dei professori, uno dei più problematici e incerti. Dopo anni di promesse annunciate, di programmi e proclami, i "lavoratori della conoscenza", così si definiscono, si ritrovano come prospettiva un aumento dei carichi di lavoro e una massiccia precarizzazione. La scuola che doveva essere al centro dell'impegno del governo è ora il serbatoio dei tagli. È accaduto anche in passato, questa volta però "la ristrutturazione" appare più strategica e definitiva.
Scuola insicura. Riguardano il due per cento dell'organico i tagli previsti dal maxi emendamento in discussione, 14 mila docenti e 6 mila appartenenti al personale amministrativo, se si concretizzeranno si arriverebbe a 100 mila tagli a partire dal 2001, secondo un calcolo della Cgil-scuola. A questo si aggiunge il blocco dell'organico proprio mentre in alcune regioni si registra una crescita del numero degli alunni, dovuti all'ingresso dei bambini extracomunitari e all'aumento demografico. Più impegno quindi per i professori e ancora pochi soldi. La "questione docente" e la sua retribuzione, che è stata al centro di promesse e di riforme sbandierate, rimane un vuoto dibattito, non solo non ci sono stati aumenti e incentivi, ma non c'è stato neanche il rinnovo del contratto, scaduto da undici mesi per gli insegnanti e da 35 per i dirigenti. I sindacati chiedono un incremento dell'8 per cento sullo stipendio, 3 e mezzo è quello che mette a disposizione il governo.
C'è poi la riforma Moratti. Che mette in gioco il futuro della scuola. Una riforma poco discussa, che i professori vivono come calata dall'alto. I decreti attuativi vanno fatti entro aprile 2005 ma chi ha marciato ieri ne chiede l'abrogazione, per "difendere il posto di lavoro", "per non svendere la scuola pubblica alla regionalizzazione dell'istruzione", "per non rendere i precari dei professionisti a contratto da usare solo quando serve", "per non favorire le private" "per non tagliare il tempo pieno". Perché la scuola pubblica "rimanga la scuola di tutti".