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Repubblica-Contratti-I sindacati insorgono "Stop alla propaganda"

Cgil Cisl e Uil: il governo ci convochi. Pezzotta: non è esclusa la mobilitazione I sindacati insorgono "Stop alla propaganda" Bombassei, Confindustria: vanno rispettati i limiti della F...

30/03/2005
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la Repubblica

Cgil Cisl e Uil: il governo ci convochi. Pezzotta: non è esclusa la mobilitazione
I sindacati insorgono "Stop alla propaganda"

Bombassei, Confindustria: vanno rispettati i limiti della Finanziaria
BARBARA ARDU

BARBARA ARDÙ
ROMA - "Sospetta propaganda elettorale". Guglielmo Epifani, numero uno della Cgil, liquida così il balletto di cifre sul rinnovo del contratto degli statali inaugurato dalla maggioranza a pochi giorni dalle regionali. Savino Pezzotta (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil), chiedono a gran voce che il governo li convochi, per aprire quella trattativa che fino a oggi è mancata. "Ormai è una questione politica. Il governo, in qualità di datore di lavoro, si nega al confronto con il sindacato e questo è inaccettabile", accusa Pezzotta che non esclude di chiamare i lavoratori alla mobilitazione. Il contratto dei dipendenti pubblici, scaduto da 15 mesi, rispunta a pochi giorni dalle elezioni, divide la maggioranza e insospettisce i sindacati, che rifiutano qualsiasi negoziato a suon di interviste e dichiarazioni alla stampa. Il pressing per chiudere il contratto, dopo mesi di rimpalli e di rifiuti del governo a ogni proposta sindacale, è partito da An e Udc. Ma l'aut aut arriva da Berlusconi che in un'intervista a Radio anch'io "fissa" a 95 euro l'aumento per il contratto. "Non si affrontano queste questioni - dice Epifani - né con le interviste, sui giornali o alle radio né con gli interessi dei partiti. Mi pare, anzi, si tratti di un ritorno indietro molto preoccupante, che speravamo di aver superato quando nacque l'Aran (l'Agenzia che tratta per conto del governo, ndr)". Posizione critica, quella di Epifani, ripresa dal segretario generale della Funzione pubblica-Cgil, Carlo Podda, secondo il quale dal governo si assiste ad un "mercimonio elettorale".
Un monito a frenare su aumenti superiori a quanto previsto in Finanziaria arriva anche dal vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei. Ma An e Udc non mollano. Gianfranco Fini insiste e con lui i ministri Gasparri e Alemanno. Ricorda Fini, che il governo ha "già deciso di stanziare con la prossima Finanziaria, quella del 2006, risorse aggiuntive per un aumento superiore ai 95 euro". Quindi propone ai sindacati un "protocollo d'intesa" per chiudere il contratto "nel momento stesso in cui si troveranno le risorse".
Un ping pong di cifre che a Enrico Letta (Margherita), ricorda "un suk arabo", mentre Piero Fassino accusa il governo di aver fatto del contratto degli statali uno strumento di "campagna elettorale". Una prima proposta potrebbe arrivare oggi all'assemblea sul pubblico impiego convocata da An e Udc (ci starebbe lavorando il ministro della Funzione pubblica Mario Baccini). L'Udc punta infatti a chiudere. Marco Follini, vice presidente del Consiglio, non vede alcuna "distanza abissale" fra offerte del governo e richieste dei sindacati. Che fino ad oggi sono state di 120 euro di aumento per i tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici. "Condivido quello che dice il vicepremier Follini, le differenze non sono insormontabili ma il governo deve decidersi a fare il contratto", ha dichiarato Angeletti. Se invece il governo si limita a fare un'offerta come quella dichiarata oggi dal premier considerandola non modificabile, secondo il segretario Uil "non si farà nessun contratto".


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