Niente rimpiazzo per quasi 1.500 direttori andati in pensione. Da nord a sud si moltiplicano le reggenze
Si occupano di più plessi con un ritocco in busta paga tra i 400 e i 700 euro
CORRADO ZUNINO
ROMA - La riforma epocale della scuola ha realizzato una nuova figura, fra i tanti profili che il ministro Mariastella Gelmini ha tentato di tagliare: il preside maratoneta. Una scuola su nove, nel Paese, è senza primo dirigente: nelle ultime due stagioni sono andati in pensione quasi 1.500 presidi e Giulio Tremonti ha bloccato ogni nuovo concorso, ogni possibile ricambio. L´Istruzione, allora, ha avviato la pratica industriale delle "reggenze": un aumento in busta paga tra i 400 e i 700 euro e un preside di liceo si ritrova co-preside anche di una elementare dall´altra parte della città. Ma sotto l´impalcatura di due scuole italiane spesso si scopre un cantiere fatto di succursali, plessi differenziati, materne ed elementari inglobate in un unico edificio. Così i "presidi reggenti" passano a occuparsi di sette, otto, persino dodici realtà scolastiche. Tutte insieme.
Fra i maratoneti della scuola il detentore del record italiano è un signore di 61 anni che vive tra le Dolomiti e ama «stare in mezzo ai ragazzi». Il professor Renzo Zagallo si è fatto le ossa negli uffici amministrativi delle scuole di Cortina, per 17 stagioni è stato commissario interno alla maturità e sette anni fa è approdato alla direzione del suo primo blocco scolastico: San Vito di Cadore, dieci chilometri da Cortina. L´agglomerato dell´istituto di istruzione superiore Fermi è fatto di un liceo scientifico, un tecnico industriale, un istituto per ottici e uno per meccanici, un tecnico commerciale e un alberghiero. Sei scuole, diverse tra loro. Quando a Cortina è andato in pensione l´ultimo preside mezza Val Boite ha chiesto l´aiuto del maratoneta Zagallo. E lui si è candidato alla reggenza, ottenendo altre sei scuole: una media, un liceo classico, uno scientifico, un liceo artistico, un altro tecnico commerciale, un altro alberghiero. Dodici istituti da dirigere, 1.900 alunni dagli undici ai vent´anni. «Se avessi figli non potrei fare questo lavoro», racconta il professore. «Mi alzo alle sei e un quarto ogni mattina e quest´anno sono riuscito a parlare con tutti gli studenti. Coltivo rapporti personali, così sono riuscito a sconfiggere il bullismo. Gli spostamenti in auto sono lunghi, 30 chilometri di curve tra una scuola e l´altra». In generale, «qualche carta non riesco ad archiviarla, ma non salto un incontro con gli studenti: hanno tutti il mio cellulare». I 2.700 euro al mese da preside "normal" supereranno di poco i tremila grazie alle prestazioni "extra".
Nei giorni dell´esordio caos della scuola italiana sono diventate leggendarie le imprese di Francesco La Teana, da quindici anni preside dell´Istituto Schiaparelli Gramsci, ragioneria di Pioltello, hinterland milanese, 1.500 iscritti il 40% dei quali immigrati. Scuola d´origine con due succursali e ora, grazie alla reggenza, arriva un istituto comprensivo composto da una materna, una elementare e due medie. «Non dormo più: o sono a scuola o sono in macchina. E il mio telefono squilla in continuazione». Nel traffico di Roma si muove Brunella Maiolini, titolare di due medie in due municipi diversi (40 minuti d´auto) e ora la reggenza di una media divisa in due edifici all´interno di un parco di Prati, altro municipio ancora. Cinque plessi in tutto, compresa la scuola speciale per 33 bambini disabili gravi. La prof Maiolini esemplifica i compiti di un multipreside: «Deve tenere sotto controllo la contabilità, avviare le gare d´appalto per la mensa e la manutenzione, assegnare i professori alle classi, e nelle scuole di reggenza lo fai all´ultimo minuto. Deve rispondere al Tribunale dei minori e cercare fondi. Io lo faccio ospitando set cinematografici. La domenica che ha preceduto l´apertura dell´anno scolastico sono stata fino alle undici di sera a controllare la pulizia delle classi e la mattina dopo ho spolverato personalmente due cattedre». A Palermo, spiega Rosario Amato, quattro plessi tra Bagheria e Bagheria Aspra, «dobbiamo far fronte alla fuga dalla scuola, alle continue partenze e ritorni dei figli degli immigrati. Le motivazioni per la nostra scelta? Un po´ di stipendio in più».
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