Repubblica: Come difendere i nuovi adolescenti
Giovanni Bollea
Lasciando da parte la politica e i politicanti i meccanismi identificatori ed emulativi del solito branco che tende a creare un debole per colpirlo agiscono in contemporanea ad un´educazione di base famigliare e scolastica non sensibile alle nuove esigenze della psiche umana dell´età evolutiva. Personalmente penso sempre ad un´informazione più positiva e più censurata per quanto riguarda certa cronaca nera affinché non si verifichino processi di emulazione a catena.
Non dobbiamo sentirci impotenti o disarmati di fronte ai telegiornali che ci colpiscono con immagini di adolescenti e preadolescenti sempre più violenti e crudeli. Oppure dalle assenze nelle aule scolastiche o dalle presenze sempre più allarmanti di studenti non più soltanto drogati da cannabis, ma da micidiale cocaina. No, non dobbiamo sentirci impotenti.
Abbiamo ancora, se vogliamo usarle, moltissime armi per difenderli. Ripeto, se vogliamo! Tutti noi: genitori, autorità, docenti, amici coscienti della reale e tragica minaccia, ma soprattutto le famiglie che fingono di non credere che i figli si droghino, e ignorando chi essi siano veramente. La famiglia preferisce non accorgersi della violenza adolescenziale, come dello sconvolgimento di vederli disimpegnati e spesso, ormai, alcolisti e drogati.
Pensiamo poi all´abbandono scolastico: dagli 11-12 anni in su, coinvolge tutta l´Europa e l´attenzione all´assenteismo verso i nuovi adolescenti, sempre più somiglianti agli adulti, non è ancora abbastanza alta.
Adolescenza, generazione senza domani. Ma dell´adolescenza, l´età più bella della nostra vita, come è stata celebrata dai grandi illuminati; che ne è stato, che ne è successo? Perché è soggetta a tante influenze devastanti? Continuo a riflettere su questo problema e sulle domande di tanti giornalisti, scrittori e pedagogisti. Ho sempre creduto, lottato e insistito sull´importanza della famiglia perché è da questa che si forma una automatica e conseguente maggior precocità dei nostri ragazzi e una chiara anticipazione dell´adolescenza. Un adolescente attuale di 13-14 anni corrisponde ad un adolescente di 15-16 anni del passato, in una preoccupante ascesa di anticipato adultismo.
Ecco la causa della condotta adolescenziale attuale. Oggi l´adolescenza è forzata: occorre perciò riorganizzare i tempi. Il tredicenne è il sedicenne di 40 anni fa: ecco la spiegazione antropologica dell´attuale anticipazione della "condotta" adolescenziale che spaventa e preoccupa tutti. Se è meditata così, la nuova antropologia, senza il filtro di una giusta maturità critica e senza quel minimo d´informazione etico-culturale di un´igiene mentale controllata e vista nell´uso anticipato ma attuale di molte modalità di vivere e conoscere, saltano inesorabilmente tutte le logiche e tutti i freni inibitori. Freni necessari alla formazione di una realtà affettiva e caratteriale più organizzata. E´ la mancanza di questi freni che ha permesso alla tv di diventare il mezzo di abbattimento delle baby-sitter in una media di 2-3 ore giornaliere di video. E ad 11-12 anni non c´è la tv per loro, ma per tutti. Da anni, il mondo esterno è entrato nelle case senza le auspicabili censure da me tanto proposte, accettate e non rispettate, con altri terribili informatori male usati come computer e Internet. Una media per adolescente del 30-39%.
Che fare in questo frastuono di comunicazioni, visioni, sensazioni che li trasformano in adulti a 13-15 anni? Ecco i dati reali che devono essere presenti a tutti i genitori e alla scuola! Cosa fare se il 70-80% degli input del mondo giungono dall´esterno senza la famiglia come tramite? E cosa fanno la scuola e l´educazione scolastica per evidenziare e correggere le nuove tecniche educative? Cosa può fare l´educazione sessuale familiare rispetto a quella volgare, complessa e fuorviante di Internet; e la scuola come può controllare e gestire la massa di informazioni della rete: sesso deviato, eccessivo e violento, omicidi e torture globalizzate? Una classe di adolescenti precoci deve essere perciò educata a difendersi da questi input negativi extra famiglia ed extra scuola. Sono quindi i programmi scolastici che vanno completamente aggiornati e rivisitati.
E questo è il problema da discutere nelle sedi e nelle istituzioni competenti. Se l´analisi serve per illuminare il fenomeno, non ti dà però il mezzo per approfondirlo e combatterlo, dandoti soltanto la possibilità di conoscerlo per anticiparlo e farlo diventare il protagonista di nuove modalità educative e nuovi percorsi. Ma questo non significa che ci si debba fermare.
La via per un tentativo di aiuto esiste: un nuovo rapporto genitore-figlio, che deve essere totalmente rivisto e modificato insieme al rapporto scuola-scolaro. Occorre organizzarlo, spiegando e delineando gli ostacoli e dichiarando tutto il negativo delle situazioni. Questo significa mettersi in gioco! Tutti voi mettetevi in gioco, voi che fingete di scandalizzarvi, ma non vi spostate di un centimetro dalle comode e consolidate abitudini dei rapporti e del comunicare con i figli e con i loro maestri: mentre i maestri non devono dimenticare che nell´inconscio l´uomo è molto più immorale di quanto non voglia ammettere e riconoscere, ma, contemporaneamente, è molto più morale di quanto non sappia. E´ quindi enormemente importante capire, approfondire la coscienza "morale" di ognuno dei propri scolari e ricordare che nei casi di assoluta emergenza come quelli che stanno vivendo, bisogna riflettere a lungo sulla necessità di riportare alla nostra attenzione le parole tanto demonizzate di "sacro" e "tabù": due concetti estremi che danno però una connotazione importantissima all´ambivalenza emotiva del loro significato nell´ambito di una coscienza morale. E la consapevolezza di determinati impulsi e desideri, che insorgono dentro di noi e quindi nella coscienza dei ragazzi, deve creare un giusto senso di colpa e stimolare la percezione della condanna interiore, la quale deve assolutamente esserci, insieme al rimprovero per l´azione negativa e violenta compiuta; seguita da una personale, convinta giustificazione della condanna. Facciamo un esempio: disabile=sacro; droga=tabù; sentimento=sacro. Dietrologia che non deve scandalizzare, ma far riflettere anche noi neuropsichiatri infantili.