Repubblica-Cittadini senza bussola nel labirinto Devolution
IL CASO Nel testo approvato ieri una miriade di potenziali conflitti tra lo stato e le Regioni Cittadini senza bussola nel labirinto Devolution Il segretario dei Ds: un vestito d'Arlecc...
IL CASO
Nel testo approvato ieri una miriade di potenziali conflitti tra lo stato e le Regioni
Cittadini senza bussola nel labirinto Devolution
Il segretario dei Ds: un vestito d'Arlecchino che nessuno potrà far indossare all'Italia
Nell'ipotesi di dissidi fra ministri e regioni si moltiplicheranno i conflitti di competenza
Nella nuova Carta dalla scuola alla salute molti esercizi di difficile equilibrismo
ANTONELLO CAPORALE
ROMA - Il federalismo è come un matrimonio: meglio fare patti chiari e scriversi le cose prima.
Ci vuole, è vero, più inchiostro per ricopiare i commi della nuova Costituzione. Solo l'articolo 117 riempie le pagine di un quaderno a quadretti di scuola elementare. Per fortuna i bambini di quinta sono tenuti ad imparare - e nemmeno a memoria - solo i versi dell'inno di Mameli. Null'altro. Null'altro? Qualche problema potrebbe infatti sorgere. Sulla scuola metteranno becco un po' tutti. Il ministro dell'Istruzione, naturalmente. Se non si occupa di docenti e di piani di studio, cosa fa? La nuova Costituzione gli assegna il compito di tracciare dritta la linea: deve occuparsi di cose grandi, fondamentali. Tra le cose grandi c'è lo studio. Deve dunque occuparsi di come organizzare lo studio: quali e quante materie studiare, cosa fare e cosa no. L'assessore regionale all'istruzione deve invece organizzare le scuole e porre occhio alla loro gestione. Ma se deve organizzare la vita scolastica deve un po' sentirsi coinvolto nei piani, nei programmi, nel cursus studiorum. Se il ministro da Roma decretasse di far cantare a scuola l'inno di Mameli, l'assessore del Friuli potrebbe a Trieste deliberare che è obbligatorio, oltre al canto, lo studio, già nelle prime classi, dei diritti e dei doveri imposti dalla Costituzione federale? Mettiamo di sì, diciamo che è possibile. In questo caso oltre l'inno sarebbe necessario imparare anche l'articolo 117 e seguenti. Ma le due direttive, per non ledere l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche, dovrebbero raccogliere il parere di presidi e professori. Questi ultimi potrebbero accettare ambedue i consigli o anche solo accogliere l'invito del ministro e rifiutare quello dell'assessore? O, ipotesi peggiore per i bimbi di quinta della Carnia e di Trieste, aggiungere un terzo lavoro, espressione del territorio, da fare a scuola? Si canta l'inno, s'impara a campanella tutta la Costituzione e si ricompongono su carta da disegno i colori dello stemma regionale.
Il fatto è che la devolution devolve. Dall'alto manda al basso. Nella quinta versione del progetto di Lorenzago devolve con qualche misura, con molta prudenza. Gli ospedali saranno delle regioni. Gli ospedali della Liguria sono della Liguria e quindi l'assessore della Liguria compone la lista dei medici che servono nelle divisioni di Genova. Chirurghi e oculisti, infermieri e barellieri. Decide i reparti, i posti letto e la spesa necessaria per farvi fronte. Quindi l'assessore cosa fa? Tutela la salute dei cittadini liguri. Qui cascherebbe, meglio usare il condizionale, l'asino perché la salute dei cittadini italiani, compresi dunque i liguri, è competenza esclusiva dello Stato.
Il federalismo, s'è detto, è come un matrimonio. Si va insieme anche all'estero. Il ministro promuove le imprese italiane. Ma si ferma a una promozione soffice, gentile, che non punge sul vivo con un'offerta spiazzante. Illustra unicamente le capacità e le potenzialità del mady in Italy. Il ministro deve promuovere l'industria italiana. Va all'estero e dice: comprate la pasta, acquistate i nostri buonissimi spaghetti trafilati in bronzo, comprate le auto italiane. Spetta a Formigoni, mettiamo il caso della Lombardia, scendere nei dettagli e spingere la vendita dei pneumatici Pirelli. Il Commercio della Lombardia con l'estero e promozione dell'Italia all'estero: due ruoli, due competenze. Ci vuole sempre un accordo però, anche per le televisioni. C'è il ministro delle Comunicazioni nazionali e l'assessore delle Comunicazioni regionali. A Roma Gasparri si occupa della Rai, a Cagliari il presidente sardo di Videolina. A ciascuno il suo.
Essendo la Costituzione come quelle auto ad assetto variabile, i due poteri generano ordini secondo un'attività alternata di azioni e reazioni. Ogni manovra si raccorda a quella che segue, ogni legge regionale completa l'inquadratura nazionale. Il legislatore volendo provare fin dove è possibile spingere la macchina, ha messo in Costituzione anche esercizi di difficile equilibrismo. Ha attribuito allo Stato la sicurezza e la qualità alimentare, cosa mangiamo e come mangiamo, ma ha coinvolto le Regioni nell'indirizzo legislativo di temi afferenti l'alimentazione umana. Sui tortellini sia Roma (qualità alimentare) che Bologna (alimentazione) hanno diritto a dire la loro. Nell'ipotesi di uno scontro, l'ipotesi specifica prevederebbe appunto una contesa sui tortellini, il ministro romano potrebbe sollevare conflitto e invocare "l'interesse nazionale" o anche la clausola della "supremazia dello Stato" ritenendo i tortelli questione non circoscrivibile all'interesse emiliano. Il conflitto è solenne e lungo, regolato da altre norme. L'idea di fondo però è una: più gente è chiamata a risolvere un problema, anche lo stesso problema, e meglio è per tutti.