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Repubblica-Ciampi: "La Resistenza va studiata nelle scuole"

Il presidente della Repubblica: "È una storia che occorre tramandare ai giovani" Ciampi: "La Resistenza va studiata nelle scuole" A pochi giorni dal 4 novembre, il capo dello Stato celeb...

31/10/2003
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la Repubblica

Il presidente della Repubblica: "È una storia che occorre tramandare ai giovani"
Ciampi: "La Resistenza va studiata nelle scuole"

A pochi giorni dal 4 novembre, il capo dello Stato celebra i meriti dell'Aviazione
GIORGIO BATTISTINI

ROMA - La Resistenza va insegnata e imparata sui banchi di scuola come materia di studio, raccomanda Ciampi. E' "una storia che occorre tramandare ai giovani". Intende la Resistenza "in senso ampio, non soltanto lotta armata, la parte più importante, ma anche la reazione sostanziale della maggioranza degli italiani che in vario modo parteciparono ad essa".
A quattro giorni dal 4 novembre che festeggia le Forze armate, il capo dello Stato va in Puglia, all'aeroporto di Galatina, a ricordare il contributo dei militari, dell'Aviazione in particolare, alla Resistenza, dopo la confusione dell'otto settembre. L'occasione si fa messaggio. L'occasione è il ricordo formale, in quest'angolo d'Italia a un soffio dai Balcani, del sottotenente Carlo Negri fucilato dai tedeschi nel '43 al termine d'una missione aerea per aiutare i nostri soldati rimasti prigionieri nell'Egeo. E ancora una volta in questo suo percorso della memoria cominciato l'otto settembre scorso a porta san Paolo a Roma (ma in realtà avviato poco dopo l'inizio del suo mandato, quattro anni fa) Ciampi passa in rassegna la storia patria. Senza concessioni al revisionismo di certa destra. Allargando, ben oltre i confini classici della storiografia di sinistra, il concetto stesso di Resistenza.
A Negri, dice, era stata affidata la missione "che tutta l'Aeronautica, tutte le Forze armate, tutti gli italiani avrebbero voluto in quel momento compiere: aiutare i nostri reparti rimasti isolati, nei Balcani e nelle isole dell'Egeo, che stavano e per essere aggrediti, ingannati, fucilati o deportati". La missione di Negri era "aiutare a evitare la disgregazione dei nostri reparti. Combattere, anche soccombere con le armi in pugno. Dimostrare la volontà di difendere l'Italia, il suo onore". Da Brindisi, ricorda Ciampi, si tentò d'aiutare i nostri uomini rimasti nei Balcani, in Albania, sulle coste della Dalmazia, in tante isole dell'Egeo, a Cafalonia, a Corfù, a Lero, nel Dodecaneso. Purtroppo "le loro iniziative di reazione furono paralizzate dalla mancanza di ordini precisi, dalla confusione di quei giorni".
Fu la Resistenza consentita ai militari. Il loro contributo alla lotta per la Liberazione. Diversa da quella vissuta in prima linea dai partigiani, ma non meno importante. "I nostri piloti volevano combattere. Facevano volare aerei ormai obsoleti, in condizioni incredibili di manutenzione, con pezzi di fortuna, grazie al talento dei nostri meccanici e ingegneri": e rinnovando oggi l'aeronatica nazionale sarebbero pensabili aerei "ideati e prodotti in Italia". I piloti nel '43 non poterono combattere causa le clausole dell'armistizio, ma diedero un "contributo essenziale alla lotta partigiana attaccando con precisione ed efficacia porti, strutture, reparti tedeschi".
Ecco, dice il presidente ai cronisti, lasciando l'aeroporto di Galatina, "io cerco di fare quel che posso per mantenere" i valori della Resistenza che "mi auguro" diventi materia d'insegnamento a scuola. In modo che studiando storia contemporanea "si possa arrivare veramente fino ai nostri giorni", abbracciando quel periodo "non facile da capire" che va dalla prima guerra mondiale alla Resistenza. La quale, raccomanda, (ed è, questa, la chiave di volta del suo pellegrinaggio dentro la memoria storica degl'italiani) va comunque "intesa in senso ampio. Non soltanto come lotta armata, che fu certo la punta più importante, ma anche come reazione sostanziale della maggioranza degli italiani che in vario modo anticiparono la Resistenza. E' una storia che va tramandata ai giovani".


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