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Repubblica-CHE PAURA ESSERE NESSUNO

Pagina 15 - Cronaca Stampa questo articolo CHE PAURA ESSERE NESSUNO Ma molti capiscono anche che certi sogni sono una trappola MARCO LODOLI Mercato, concorrenza, comp...

20/10/2004
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la Repubblica

Pagina 15 - Cronaca Stampa questo articolo

CHE PAURA ESSERE NESSUNO

Ma molti capiscono anche che certi sogni sono una trappola
MARCO LODOLI

Mercato, concorrenza, competitività: che i migliori emergano, che i forti prevalgano, che le belle si mostrino. Anche una ragazzina di quindici anni riceve ogni momento, in modo diretto o subliminale, questi messaggi dal piccolo schermo o dai cartelloni pubblicitari che invadono lo sguardo. E magari questa ragazzina vive in una borgata oltre il Raccordo, è alta un metro e cinquantotto ed è un po' rotonda, frequenta una scuola professionale dove non c'è un computer né una biblioteca, e a casa non ha libri ma solo un televisore sempre acceso, e i suoi amici sono quelli della bisca in piazzetta. Magari a casa sente spesso il padre lamentarsi perché la vita è sempre più dura e più cara, mentre la madre tace preoccupata. Lei è intelligente e sensibile, e di colpo un giorno, accasciata sul divano davanti a quel televisore, capisce come funziona il nostro mondo. Pochi vincono e molti soccombono. Pochi avranno soldi, primi piani, applausi e molti avranno una vita anonima e senza luce. E lei amaramente intuisce che non sarà tra i pochi fortunati. Nella competizione spietata lei sarà tra i perdenti, gli esclusi, gli spettatori delle altrui fortune. Ha sufficiente coraggio e lucidità per permettersi un pensiero così terribile. E riesce a fare anche un altro passo in avanti nella sua atroce riflessione. Intuisce che solo i vincenti possono permettersi una personalità originale, opinioni da esprimere perché c'è sempre qualcuno che le sta ad ascoltare, desideri e capricci. I potenti possono tutto, prendere, lasciare, sproloquiare, battere i piedi, gli impotenti non possono niente. Di questi tempi anche una personalità e un carattere sono un lusso per pochi. Per tutti gli altri, per le infinite persone che vagano attorno a quel castello incantato, esiste solo il consumo impersonale. Mutande firmate, partite di calcio, pantaloni oggi a vita bassa e domani chissà come, piercing e birrette, pay tv e ipermercati dove riempire il carrello, se ci si riesce. La ragazzina vede chiaro, capisce l'aria che tira, dice la verità. Di sociologia non sa nulla, forse non comprende nemmeno il termine, ma della nostra società ha compreso molto. Non è certo una rivoluzionaria, anzi il suo sogno segreto sarebbe di far parte della Grande Festa, di avere un posto attorno a quella tavola sempre imbandita e una telecamera che la inquadri anche mentre dorme. Ma non ci conta per niente. Non conta nemmeno più sulle sue forze, non ha troppa voglia di studiare e sacrificarsi per diventare infermiera o maestra d'asilo, perché secondo lei sarebbe comunque una vita grama, lontana dal castello. O Cesare o nessuno, dunque nessuno. Un nessuno che rischia di passare la vita tra milioni di altri nessuno, lì sul bordo tra le vetrine della Tuscolana e il nulla. Questa è la situazione che in dieci minuti mi è stata raccontata da una ragazza allegra e malinconica, intelligente e pigra. Questa è l'infelicità a cui il nostro mondo sta consegnando tanti ragazzi e tanti adulti. Molti ci stanno dentro senza accorgersene, tra psicofarmaci e alcol, depressioni e rabbia. Ma alcuni, per fortuna, cominciano a capire come funziona la macchina infernale. Come la mia alunna, la osservano con attenzione, la studiano, cominciano a smontarne i pezzi.


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