Repubblica-Cervelli in fuga, la rivolta dei 1700
Clamorosa protesta dei giovani ricercatori che da anni aspettano l'assunzione. La Moratti: provvederemo Cervelli in fuga, la rivolta dei 1700 Hanno vinto i concorsi, ma non lavorano: "Andia...
Clamorosa protesta dei giovani ricercatori che da anni aspettano l'assunzione. La Moratti: provvederemo
Cervelli in fuga, la rivolta dei 1700
Hanno vinto i concorsi, ma non lavorano: "Andiamo all'estero"
"La finanziaria per la terza volta consecutiva blocca le immissioni in ruolo dei giovani"
CLAUDIA DI GIORGIO
ROMA - Ormai, sono pronti ad andarsene. Ieri, a Roma, 200 degli oltre 1.700 giovani ricercatori italiano che aspettano inutilmente da uno, o magari due anni, di avere il posto vinto con regolare concorso, hanno convocato la stampa e mostrato i passaporti, i biglietti d'aereo, i contratti firmati con università ed enti di ricerca di altre nazioni. Ed hanno ripetuto che di emigrare, loro, non avrebbero voglia. Che non pensavano di diventare dei cervelli in fuga, che anzi hanno creduto, e credono ancora, nella ricerca italiana: come dimostrano i loro lunghi anni di precariato pagati a volte meno di una colf, all'interno delle nostre istituzioni, e la scelta di concorrere a posizioni professionali che all'estero sarebbero pagate il triplo.
A non credere nella ricerca, hanno detto, è la politica di questo governo, che nella finanziaria 2004 ha riproposto per il terzo anno di fila il blocco delle assunzioni: negando così non solo e non tanto i diritti di 1.700 ricercatori che hanno vinto un concorso, ma l'"emergenza giovani" che affligge l'università e la ricerca pubblica in Italia, che dopo essere rimaste senza fondi oggi rischiano di restare anche senza ricercatori.
Le contraddizioni, e i paradossi, messi in evidenza ieri a Roma sono molti. La scelta di rinnovare il blocco all'ingresso dei giovani - si è detto - contraddice sia le ripetute dichiarazioni della maggioranza di voler arginare la fuga dei cervelli, sia le recenti misure di defiscalizzazione, peraltro assai ambigue, per il rientro dei ricercatori dall'estero. Inoltre, è ben noto che il numero dei ricercatori italiani è molto al di sotto della media europea, e molto distante dalla cifra necessaria per mantenere la capacità di competere con le nazioni a cui ci riteniamo equivalenti per reddito e cultura. Come si concilia con questo il rinnovo del blocco delle assunzioni?
Paradossale, poi, è il fatto che i fondi per l'assunzione dei 1700 sono già stati stanziati nei budget degli atenei, che sono pronti ad assumerli, ma non possono farlo a causa delle strategie finanziare elaborate del ministero Tremonti. Il quale, d'altro canto, è però disposto a stanziare un miliardo di euro per creare un "Istituto Italiano di Tecnologia", facendo arrabbiare persino scienziati vicini al governo.
"Le assunzioni vanno sbloccate, e subito", chiedono ora i 1700. Assieme a loro, lo chiedono i democratici di sinistra, che vorrebbero anche un piano straordinario per il reclutamento di altri giovani ricercatori, ed una lunga lista di eminenti scienziati, tra cui Giorgio Parisi e Margherita Hack. E lo chiede perfino il ministro Moratti, che spiega di aver presentato un emendamento per rimuovere il blocco delle assunzioni per i ricercatori. "Mi auguro", scrive la Moratti, "che il governo, che lo dovrà valutare nella sua collegialità, lo accolga".