Repubblica: "Cambiamo gli istituti professionali" 61 presidi scrivono ai candidati
Troppi studenti si ritirano: meno teoria, più pratica
GAIA RAU
Una lettera aperta firmata da sessantuno presidi toscani e indirizzata ai partiti e ai candidati alle prossime elezioni regionali per chiedere trasformazioni radicali in ambito di formazione professionale. L´iniziativa, che sarà presentata domani al liceo Michelangelo, è del "Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità", e vede l´adesione di dirigenti scolastici di elementari, medie e superiori fra i quali Valerio Vagnoli, preside dell´istituto "Vasari" di Figline, uno fra i più grandi del territorio, frequentato da circa 1,300 allievi provenienti dall´intero Valdarno.
Punto di partenza del documento, che arriva in un momento di forte discussione intorno alla riforma dell´istruzione secondaria varata dal ministro Mariastella Gelmini (fra pochi giorni, il 26 marzo, scadranno le iscrizioni alle superiori, e finora l´attuazione delle nuove norme sulla semplificazione degli indirizzi è stata contrassegnata da confusione e incertezze), la constatazione del gran numero di bocciature e abbandoni scolastici soprattutto nei primi due anni: «Soltanto nel primo anno tre studenti su dieci vengono bocciati o si ritirano», spiegano nella lettera-appello i sessantuno presidi. Dati in linea con quelli diffusi lo scorso novembre dalla Provincia, secondo cui gli abbandoni fra il primo e il secondo anno riguarderebbero il 18 per cento degli studenti a Firenze e Provincia, il 20,5 per cento in tutta la Toscana.
Da qui la denuncia dei dirigenti scolastici: «A questi ragazzi gli istituti professionali statali (anche quelli previsti dalla riforma Gelmini) non offrono, con il limitatissimo numero di ore di laboratorio, dei percorsi adeguati alle loro aspettative e ai loro talenti». Per questo motivo i firmatari del documento guardano ad esperienze diverse da quella toscana, prima fra tutte quella del Trentino Alto Adige, dove esiste la possibilità di assolvere agli ultimi due anni di obbligo scolastico attraverso percorsi professionalizzanti, dei veri e propri apprendistati che potrebbero sostituire le lezioni dal carattere eccessivamente teorico che caratterizzano la maggior parte dell´attività didattica anche negli istituti professionali. Anche perché, sottolineano i firmatari della lettera, «dove questo è possibile la percentuale degli insuccessi è molto più ridotta».