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Repubblica-"C'è più mobilità sociale e voglia di imparare"

L'intervista Domenico De Masi, preside di Scienza della Comunicazione alla Sapienza "C'è più mobilità sociale e voglia di imparare" le strutture I giovani vogliono vivere di più gli ate...

24/06/2004
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la Repubblica

L'intervista
Domenico De Masi, preside di Scienza della Comunicazione alla Sapienza
"C'è più mobilità sociale e voglia di imparare"

le strutture I giovani vogliono vivere di più gli atenei ma le strutture sono sempre più vecchie
gli iscritti In Italia gli iscritti all'università sono ancora troppo pochi soltanto 28 su cento
MARIO REGGIO

ROMA - "La scuola e l'università contribuiscono alla mobilità sociale, quindi sempre di più i figli dei nuclei familiari meno acculturati si affacciano alla conoscenza. Forse è vero che gli universitari dimostrano una scarsa propensione ad andare all'estero per studiare, ma è vero che viaggiano di più e imparano dalle proprie esperienze. Questa è una rivoluzione epocale che io chiamo "nomadismo"".
Domenico De Masi, sociologo, preside della facoltà di Scienza della Comunicazione alla Sapienza di Roma, commenta così alcuni dati dell'inchiesta di AlmaLaurea.
Cresce il numero dei figli degli operai che entrano all'università.
"Anche in Italia aumenta l'ascesa sociale attraverso la scuola e l'apprendimento. Ad esempio nella mia facoltà il 70 per cento degli iscritti non ha il padre laureato. È anche vero che quando parliamo di operaio non ci riferiamo più al muratore degli inizi del secolo, ma di un lavoratore che a volte guadagna più di un professore universitario".
Quindi da noi le cose stanno cambiando?
"Si deve partire sempre dalla realtà: in Italia i giovani che studiano sono sempre pochi, non solo se facciamo il raffronto con i Paesi del G8 ma anche con quelli dell'Ocse. Fatto 100 i giovani in età universitaria negli Stati Uniti sono 72 quelli che si iscrivono in ateneo pubblico o privato, mentre da noi siamo fermi a 28. Nelle buone università, al Mit ma anche a Benares, il rapporto docenti studenti è di uno a 6. In Italia è ancora di uno a 19, compresi i docenti a contratto".
Lo donne laureate sono in crescita costante.
"È un fenomeno che si consolida con il passare degli anni. E non è vero, come qualcuno afferma, che scelgono corsi di laurea meno duri. Oggi siamo arrivati ad una sostanziale equiparazione della "robustezza" dei corsi. Lo donne frequentano di più, hanno in media voti più alti, scelgono facoltà più moderne per poi fare lavori più creativi".
L'aumento della frequenza è comunque generalizzato.
"I giovani cominciano a capire che non basta leggere un libro a casa e poi dare l'esame. Hanno ormai chiaro che l'università come luogo fisico offre una realtà pedagogica: i rapporti umani, lo scambio di esperienze, oltre che di appunti e dispense. Purtroppo a questo maggior desiderio di vivere l'università fa riscontro una dotazione di strutture sempre più vecchie e cadenti. Nessuno chiede campi da tennis e piscine, anche se aiuterebbero, ma qui siamo ancora fermi al problema dei posti a sedere".
La laurea triennale sembra dare i primi risultati.
"Ci sono due tendenze tra gli studenti. Una parte sceglie la facoltà nella speranza di trovare più facilmente un lavoro. Un'altra parte punta sulle materie innovative e punta a nuove professioni. Ma anche la laurea triennale non basta più. Quasi tutti gli studenti tendono a proseguire con la specialistica e questo è un bene".
Eppure AlmaLaurea dice che c'è una scarsa voglia di andare a studiare all'estero.
"Io so che oltre la metà dei miei studenti è andata all'estero. Forse hanno imparato meno a scuola ma di più vedendo e vivendo esperienze e realtà diverse. Proprio l'altro giorno, in un'aula con duecento studenti, ho chiesto quanti erano stati negli Usa. Hanno alzato la mano in ventotto. Questa è una rivoluzione epocale. Sale la domanda di un'alta formazione: cioè devo studiare non solo per lavorare ma per vivere meglio. Quelli che mi preoccupano sono gli adulti che hanno deciso che i giovani non devono avere i soldi per studiare. Io mi aspetterei che le famiglie facessero fuoco e fiamme. Invece nulla".


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