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Repubblica-C'è del nuovo alla Statale ma pochi lo capiscono

C'è del nuovo alla Statale ma pochi lo capiscono È sbagliato vedere parallelismi con il '68: chi oggi si mobilita sa d'essere un elemento delle reti di conoscenza FIORELLO CORT...

05/11/2005
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la Repubblica

C'è del nuovo alla Statale ma pochi lo capiscono
È sbagliato vedere parallelismi con il '68: chi oggi si mobilita sa d'essere un elemento delle reti di conoscenza
FIORELLO CORTIANA


Le manifestazioni dei ricercatori, dei docenti degli studenti, dei rettori, le mobilitazioni, le occupazioni in corso propongono nuove figure sociali: quelle dei produttori di conoscenza. L'elenco delle figure accademiche che ho fatto, docenti o discenti che siano, ci è familiare, almeno dal '68, ma queste figure sociali, i luoghi delle loro attività e le modalità di queste vivono in un nuovo contesto cognitivo che ne ridefinisce la funzione sociale. E costruire parallelismi con il '68 è sbagliato e fuorviante: noi nel '68 ci siamo battuti per una idea industriale di sviluppo, quando già si passava a una fase postindustriale, come disse Touraine, e prendemmo un abbaglio ideologico che ci portò anche a derive violente, che hanno fatto perdere al Paese due generazioni.
Chi oggi si mobilita, invece, lo fa con la consapevolezza di essere un elemento delle reti della conoscenza. È la "rete", con i suoi alfabeti digitali e le sue grammatiche operative, con l'immaterialità dei suoi prodotti e la materialità delle sue macchine, che ridefinisce le pratiche politiche, così come chiede per i lavori e i lavoratori della conoscenza la nuovi strumenti di tutela dei diritti.
Chi oggi pone come urgente il problema dello sgombero della Statale non coglie questo elemento nuovo che deve essere indagato e non demonizzato, o regalato all'antagonismo di facciata.
Se l'Università non vuole diventare un diplomificio moltiplicatore di corsi, deve porsi il tema dell'attività straordinaria, non quello dello svolgimento dell'attività ordinaria, intercettando domande e bisogni di questo nuovo soggetto emergente. La città di Milano deve essere il laboratorio di questa riflessione per il valore storico e simbolico che l'università Statale di Milano ha rappresentato e rappresenta nella storia sociale, politica ed economica dell'Italia.
Dentro alla rete di reti, che interconnette esperienze e differenze e produce una cultura della cittadinanza attiva planetaria, il sistema istruzione-università-ricerca può essere l'architrave dell'impresa cognitiva collettiva in rete, laddove sia una comunità cooperante che produce e condivide conoscenza.
Proprio la destrutturazione del sistema pubblico delle università e della ricerca, l'unico tratto esplicito della riforma Moratti, sta generando la consapevolezza dell'utilità di un modello cooperativo e di condivisione tra i produttori di conoscenza. Nell'immediato ciò prende la forma della reazione, della riduzione del danno, ma proprio queste pratiche possono dare suggestioni e proposte per un Paese che sappia e voglia considerare la conoscenza, i suoi produttori, i suoi luoghi e le sue modalità di produzione come un bene comune. Chi non coglie questo tratto si attarda su una funzione dell'università e del sapere ormai consunta.
Senatore gruppo Verdi-L'Unione


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